In aviazione c’è un detto : “two is one – one is nothing”. E’ forse anche per questo che un dettaglio di motore jet come quello della foto sopra sembra così complesso. E’ perchè tutto è doppio, a volte triplo.
Immagina come potrebbe apparire il motore della tua auto se fosse concepito in questo modo…
Ancora backup dunque.
In un commento ad un mio post su questo argomento” di alcuni giorni fa, Salvatore Ambrosi si chiedeva come si possa essere certi della durata nel tempo dei dati salvati.
Colgo l’occasione per fare un post un po’ più tecnico del solito e dico che, per quanto mi riguarda, la risposta non è per niente banale.
Il problema del salvataggio dei nostri files di immagini non è soltanto quello della creazione di copie di sicurezza del nostro lavoro, ma anche quello dell’archiviazione. La (recente) storia dell’informazione digitale ci dice che quello della conservazione nel tempo dei dati è un problema reale, che richiede una certa attenzione.
Non si parla solo della qualità dei supporti, ma anche dell’evoluzione degli stessi e della conseguente brevità del tempo che trascorre tra i passaggi di standard.
Queste evoluzioni di standard, sempre dovute alle maggiori necessità in termini di prestazioni e capacità di archiviazione, ci costringono non solo a cambiare i supporti ma anche a cambiare le unità di lettura. Il risultato è che dopo solo pochi anni, si corre il rischio di non avere più a disposizione unità adatte alla lettura dei vecchi supporti.
E’ il caso, personalmente sperimentato, di archivi su nastro, da cui avrei voluto recuperare alcuni dati, divenuti inservibili una volta danneggiato il loro “antico” lettore, unica unità in grado di rileggerli.
Probabilmente con un po’ di impegno e ricerca credo che potrei trovare una soluzione, ma è evidente la lezione : una sana strategia di archiviazione nel tempo deve tenere conto non solo dell’affidabilità dei supporti nel tempo ma anche, e sopratutto della loro obsolescenza e del mantenimento della compatibilità con i futuri lettori.
Che fare quindi ?
In attesa di una rivoluzione che sgombri la strada da tutti questi problemi direi che alcune buone idee sono :
– differenziare il salvataggio dell’insieme integrale del proprio lavoro su supporti di natura diversa.
– verificare concreamente l’effettivo corretto salvataggio dei dati e non fidarsi solo di averli scritti. Bisogna provare a rileggerli !
– utilizzare supporti della massima qualità (es: supporti “archive quality” per CD/DVD anche se più costosi e non facilmente reperibili. Verbatim e Kodak hanno a catalogo prodotti di questo tipo. Kodak dichiara la persistenza dei dati sui suoi DVD “archive quality” pari a 100 anni)
– sostituire preventivamente i supporti (vale per CD/DVD ma sopratutto per hard disk ed unità a nastro).
– conservare al meglio. Per supporti complessi tipo gli hard disk questo può voler dire disalimentarli e conservarli in luogo apposito al fine di ridurne l’usura. Inutile tenerli a girare se a quei dati si accede solo una volta ogni tanto.
Tutto questo con sempre a mente la vecchia massima della legge di Murphy:
“Se qualcosa può andar storto… lo farà”.
🙂 🙂
Ancora una volta un commento chiaro e competente, che però continua e tenermi nell’incertezza.
Non conoscevo le qualità dei cd archival. A me cento anni bastano e avanzano. Ma come facciamo ad essere sicuri se cento anni non sono ancora passati ? E (chiedo scusa per la mia lagna) come la mettiamo con i nuovi sistemi di lettura che fatalmente sostituiranno quelli attuali ?
Cerco di consolarmi con il ragionamento seguente:
L’unica maniera di conservare i propri dati è quella di fare in continuazione i back up dei back up de back up. Siccome poi alla fine la faccenda ci porterebbe via un sacco di tempo,e rischierebbe di annoiarci a morte, forse la cosa migliore da fare è selezionare e ricopiare solo le cose che reputiamo migliori. Con questo esercizio migliorerebbe anche il nostro spirito critico.
fenomeno simile nelle centrali telefoniche di cui ho dimestichezza… il servizio pubblico non scherza… a volte! 😉
Salvatore, sul discorso della garanzia dei 100 anni, beh, è una stima basata su delle simulazioni. Sottopongono il supporto a condizioni di stress prolungato.
Di sicuro solo tra 100 anni si sarà veramente sicuri… 🙂
In effetti nel frattempo, specie tenendo conto dell’evoluzione dei sistemi, mi sa che l’unica è fare il backup dei backup del backup… 🙂
E chissà che tu non abbia azzeccato la questione al riguardo dello sviluppo di un maggior senso critico… 🙂 🙂