Tra le mie opinioni forse un po’ semplicistiche sulla fotografia ho quella di una suddivisione che vede le immagini sostanzialmente classificabili un due grandi famiglie: quelle che ritraggono un soggetto e quelle che catturano un evento.
Naturalmente esistono anche le foto in cui i due elementi esistono insieme ma queste possiamo considerarle appartenenti ad entrambi i gruppi.
Insomma, quello che secondo me non può mancare in una foto che si possa dire riuscita è la presenza netta di almeno un chiaro soggetto o evento.
Ed è qui che il ragionamento può diventare più interessante, perché come noto, c’è soggetto e soggetto… c’è momento e momento.
Sicuramente la ricerca di uno splendido soggetto o di un grande momento può essere la chiave per un grande scatto. Si può anche arrivare a soprassedere su aspetti qualitativi o tecnici dell’immagine quando uno di questi elementi è davvero straordinario. D’altra parte si sa: è difficile fare una gran foto ad un soggetto o ad un evento banale.
Personalmente, proprio forse per questa difficoltà, trovo interessante questa sfida: la ricerca di una soddisfazione fotografica partendo dall’ordinarietà del soggetto, o almeno dalla sua apparente banalità.
Quando e se poi lo scatto risulterà interessante sarà probabilmente perché la foto è riuscita a tirar fuori da quella situazione qualcosa di ben più profondo di quanto l’abitudine non suggerisse…
Beh, se poi il tentativo non riesce si può sempre tenere a mente una massima della “vecchia scuola”: se non riesci a fare una foto eccezionale di un soggetto normale, prova almeno a fare una foto normale ad un soggetto eccezionale.
🙂
il punto non è fare una foto “bella”.
Il punto è fare una foto interessante.
La foto interessante si ottiene mostrando qualcosa
di interessante e di comunicativo del soggetto scelto.
Solo pensando ed elaborando le cose si riesce ad andare oltre l’analisi superficiale. E’ qui che entra in gioco l’occhio del fotografo (ma anche la sua sensibilità).
non è importante quello che si fotografa, ma come si fotografa