Sì, lo confesso. Amo i titoli.
A volte mi catturano più delle immagini, a volte riescono a stravolgere l’idea e l’impressione che ricavo da una foto, e quasi sempre in meglio.
Sì lo so che non è poi così bene farsi influenzare dal titolo ma che ci vuoi fare, per me è così ed è una reazione istintiva, difficile da controllare e non sono d’accordo con chi sostiene che il titolo non andrebbe nemmeno preso in considerazione perché fa deviare dal senso profondo del gustare un’immagine.
Amo il titolo perché mi aiuta ad entrare in sintonia con il fotografo che ha scattato la foto , con il pittore che ha creato il quadro o il musicista che ha composto il pezzo. E poi del resto cosa sarebbe, ad esempio, la musica senza i titoli? Ma per me vale moltissimo anche per le arti figurative.
Il titolo è per me una parte essenziale dell’opera e rimango ogni volta deluso quando mi capita di vedere dei veri e propri capolavori fotografici intitolati “untitled” o peggio “DSC1123″……. Che peccato…
🙂
Concordo pienamente, credo che il titolo sia molto importante perché spesso fa comprendere le intenzioni dell’autore. Un esempio: tempo fa ho scattato una foto ad un gratta e vinci usato per terra e l’ho intitolata “Italian dream”. La foto di per se dice poco, è il titola che le fa assumere spessore e significato.
Non ti puoi immaginare di quanto io sia completamente d’accordo con quanto hai scritto. Eppure per molti sembra un accessorio non solo superfluo ma del tutto inutile, se non addirittura fuorviante.
Ciao.
Marco
Sarebbe comunque interessante intavolare una discussione con qualcuno che sostiene il contrario…
Io non sostengo il contrario, però sono più possibilista. Fin da ragazzina la mancanza di un titolo m’infastidiva assai quando, visitando mostre di pittura o gallerie d’arte, mi avvicinavo al cartellino esplicativo. Pensavo di trovare lì la chiave e invece magari trovavo scritto un laconico “guache” oppure “olio su tela”. Però allo stesso tempo proprio quel nulla mi spingeva a tornare al quadro, a scrutarlo a cercarne la motivazione, o anche solo un senso per me. E’ difficile dire titolo sì, titolo no. Certe volte la foto o il quadro dicono talmente tanto e così forte che il titolo è superfluo. Mi è già capitato: ho una sensazione guardando l’opera e quella sensazione permane, salta fuori direttamente da ciò che sto guardando, viene verso di me e non si lascia fuorviare da nessun titolo. Casomai il titolo le va dietro, e allora è un sorriso soddisfatto quello che mi viene. L’autore ed io siamo d’accordo! Abbiamo visto le stesse cose, abbiamo sintonia.
In ogni caso propendo per i titoli, specie quando sono ironici o divertenti o poetici.
Grazie Carla !
Quello che dici è assolutamente condivisibile, ed ancora una volta dimostra che si può propendere, preferire, scegliere ed apprezzare… ma sempre con ampie eccezioni.
🙂
A domani, se lo vorrai, con un post che con questi ragionamenti ha un po’ a che fare…
in effetti l’avrei intitolata “squalo ridens”
preciso…
bene, dare un titolo,
personalmente, non troppo frasi ed aforismi beccati qua e la…a meno che non siano proprie sensazioni, poesie o pensieri. Forse mi sbaglio, ma ho l’impressione , a volte, che vogliano solo solleticare la sensibilità altrui.
Buona giornata Pier
Son d’accordo, però Quartetto in sol maggiore D.881 equivale a DSC1123..:-(
E infatti hai perfettamente ragione, Schubert era pessimo con i titoli. Vuoi mettere un titolo così freddo contro un “La Moldava” o anche un più recente “Stairway to Heaven”?
🙂
Anche Winterreise non era male..:-))
Eh, sono un po’ ignorante, bisognerebbe che approfondissi…