Ho conosciuto Pynomoscato al recente Sharing Workshop dove è intervenuto parlandoci delle sue esperienze di fotografia HDR ma da tempo seguivo il suo interessante stream su Flickr e già prima di conoscerlo dal vivo gli avevo chiesto di essere ospite di questo blog con un’intervista.
Eccola in versione integrale, in fondo puoi trovare tutti i riferimenti alla produzione ed al lavoro on line di questo appassionato fotografo.

Pynomoscato
Ciao Pino. Innanzitutto voglio ringraziarti per quest’intervista.
Seguo da tempo il tuo lavoro su flickr e da poco il tuo sito. Ci racconti qualcosa di te prima di parlare di fotografia ?
Sono io a ringraziare te per avermi dato l’opportunità di dire la mia e voglio complimentarmi per l’attività che svolgi attraverso il tuo blog.
Difficile parlare di sé… da quando mi conosco, penso di essere uno che ha sempre avuto un’estrema necessità di sperimentarsi e di comunicare. Mi piace andare fino in fondo, sono pignolo e non mi accontento mai. Riconosco quando raggiungo un obiettivo e quando mi accade sono già proiettato al successivo. Ringrazio la vita (o chi per lei) per le meravigliose persone che mi ha fatto conoscere e che tanto mi hanno dato.
Come hai iniziato a fotografare ?
Avrei periferico mi domandassi: come hai iniziato a “immaginare”. Fotografare per me equivale ad elaborare un’idea, un fatto, un evento, una rappresentazione, una storia, un racconto. Ho iniziato con la pittura e il mio primo quadro a olio era un tramonto sul mare, un luogo che avevo visto e che ho dipinto sulla base del ricordo che avevo di quel luogo. Nel ’90 è arrivato il computer e mi sono messo a fare grafica, ho disegnato interfacce per la realizzazione di software per bambini (ho fatto anche il maestro di scuola elementare per 20 anni). Quindi diciamo che creavo da zero e realizzavo metafore con l’obiettivo di provocare reazioni logiche e cognitive. Non ti nascondo che per me la fotografia è arrivata dopo…praticamente in digitale. A parte un’Agfa come regalo della prima comunione e un altro paio di buone compatte a pellicola, ho avuto una reflex analogica Canon per un’estate e poi la Sony DSC-F505V con ottica Zeiss. Insomma dopo la grafica (Photoshop e Illustrator, ma anche il 3d) è arrivata la fotografia come dimensione e anche come disciplina. Posso affermare serenamente di essere un fotografo digitale, anche se ho letto e studiato l’esperienza analogica di cui ne sono profondamente affascinato.
La tua fotografia è più ispirazione o ragionamento, qual’è il tuo atteggiamento quando sei “sul campo” ? Tendi a seguire dei progetti o ti muovi per istinto ?
redo di stare dentro tutte queste cose. Vediamo se mi riesce di spiegare. La fotografia per me ora è diventata una necessità.. cosa vuol dire.. che non so stare più di una settimana senza fotografare. Quindi c’è un piacere che è a prescindere. Non faccio reportage, non sono un ritrattista e nemmeno un patito per le macro, mi piace andare in giro con la macchina fotografica, osservare e scattare, quindi si, potrei dire di istinto, anche se al momento dello scatto già immagino quale può essere il risultato dopo averla lavorata al computer. Faccio così anche perché è ciò che mi posso permettere sul piano dell’impegno quotidiano: lavoro e ho tre figli (la più grande ha 9 anni) e mia moglie è un medico di ospedale.. quindi pensa tu quanto tempo ho a disposizione. Ho la fortuna però di percorrere un tragitto meraviglioso da casa al lavoro: tutti i giorni parto dall’isolotto e raggiungo la mia sede di lavoro (ANSAS ex-indire) dalle parti di piazza dei Ciompi. Mi faccio i lungarni in scooter e le occasioni per fotografare non finiscono mai: mi fermo, parcheggio lo scooter come capita e scatto.
Non ti nascondo però che sono molto affascinato dall’idea di lavorare su un progetto… anzi ti confesso che sto lavorando ad un progetto, ma non ti dico di più, vedremo.. spero di farti sapere qualcosa fra qualche mese.
Che attrezzatura usi?
Mi sono sempre mosso sul marchio Canon, prediligo lo scatto veloce, quasi di istinto e la tradizione vuole che questa macchina risponde a questo tipo di esigenza. Ho avuto l’ottima 20d per quattro anni. Con lei ho scoperto il piacere di usare la reflex. Da settembre scorso uso la 5d Mark II. La scelta è stata dettata dall’esigenza di avere un full frame e sfruttare le ottiche EF per quello che sono. E’ una macchina straordinaria seppur con qualche limite che può essere superato affidandosi all’esperienza analogica, che purtroppo io non ho sperimentato, ma che ho comunque studiato. Con la 20d ho usato ottiche più o meno buone, dal Canon 17-85mm f/4-5.6 IS EF-S USM Lens, al Sigma 70-300mm f4-5.6 APO DG Lens, al Tamron 28-75mm F2.8 AF SP Di. Ma dopo aver acquistato il Canon EF 70-200mm f2.8 L USM ho capito che non c’era storia, quindi ho preso l’universale Canon 24-70 mm f/2.8 L USM e il gioiello Canon EF 16-35 mm f2.8 L USM e recentemente mi sono “svenato” con il Canon EF 100 mm f2.8 L Macro IS USM. Fortunatamente ho potuto piazzare le discrete vecchie ottiche insieme alla 20d e ho così potuto prendere la 5d markII. E so anche che non è finita qui. Gli accessori a corredo sono Tripod manfrotto, Canon flash 580 Ex e l’ormai indispensabile Canon RS-80N3 Remote Switch per le situazioni non in movimento.
Ho notato che una buona parte del tuo lavoro è caratterizzata da tecniche HDR. Ci puoi dire qualcosa a questo proposito ed al tuo workflow di postproduzione?
Ormai su Flickr vengo riconosciuto come un fotografo HDR. Trovo che sia una tecnica affascinante e devo dire che mi da tante soddisfazioni. Non pratico l’HDR classico, quello descritto sul libro di David J. Nightingale per intenderci. Mi piace riprendere situazioni dinamiche e in movimento e quindi creo le diverse esposizioni a partire dal file Raw. Non agisco solo sull’esposizione, ma lavoro anche sugli altri parametri (schiarita, chiarezza, temperatura, etc). Lavoro al massimo della qualità (tiff 16 bit) per avere a disposizione il maggior numero di informazioni. Poi entra in gioco Photomatix, carico i tiff prodotti precedentemente e manipolo nuovamente l’immagine usando quasi tutti i controlli che il programma mette a disposizione. Quando il risultato mi soddisfa, salvo il file e lo riapro ancora in Photoshop (cs4) e di solito rifinisco con le funzioni del sottomenu “esposizione”, infine si va sullo sharpner per per ottenere un maggiore microcontrasto e ottenere quindi altra qualità nel dettaglio e nella definizione. Ora dopo circa un anno di sperimentazione posso dire di ottenere dei risultati per me soddisfacenti.
Comunque per ottenere dei buoni risultati non basta assolutamente saper smanettare tutti quei cursori. Alla base ci deve essere sempre un bello scatto, pulito e con la giusta luce.. insomma prima di mettersi a lavorare con l’HDR bisogna applicare le regole immortali dell’analogico. Questa tecnica ci può restituire delle immagini “fantastiche”, ma anche molto definite. Il concetto è che si lavora con le luci e quindi è possibile dare luce laddove è più scuro e più ombra laddove hanno esagerato le alte luci. Alla fine è una tecnica complessa e impegnativa, sempre che si vogliano ottenere dei risultati di un certo livello.
E’ un discorso molto lungo che di certo non si può affrontare in un’intervista. Le cose che qui ti ho detto sono solo il 30 per cento delle operazioni che si mettono in atto, c’è ad esempio la problematica del rumore che può essere risolta in diversi modi, il problema che certe zone dell’immagine possono piacere col rumore e altre no e quindi si va con la tecnica del fotomontaggio. Uso Photoshop da tanti anni e mi pare di conoscerlo sempre poco… Ma il digitale secondo me è bello per questo, per le infinite possibilità di trasformare l’immagine. Ovviamente ognuno ha il suo punto di vista e della fotografia lo può soddisfare un aspetto piuttosto che un altro. Sono ad esempio molto felice di aver conquistato diversi fotografi “tradizionali”, non entro ne in conflitto, ne in competizione, perché sono convinto che ognuno di noi ha da dire delle cose belle, intelligenti e interessanti al di là della tecnica che usa e questo mi basta per entrare nel contenuto del messaggio.
La domanda classica che faccio agli ospiti di questo blog: cosa significa per te la tua fotografia ?
Tante cose, ma in particolare mi piace la relazione che si crea tra me e l’altro da me. Ti copio qui una definizione di me che trovi sia sul mio profilo personale di flickr, sia sul mio sito personale (www.pynomoscato.it) che suona così: …la cosa che più mi intriga è mettere quell’occhio in un buco e vedere che al di là, ogni volta, c’è sempre qualcosa di diverso da me.
Se ti chiedessero “qual’è il tuo genere”, cosa risponderesti?
No, non mi sento di stare in un genere, anche perché ho moltissimo da imparare. L’unica cosa che un po’ mi sento di affermare o che potrei azzardare è… mi sento un fotografo “di luce di ambiente”, nel senso che non so cosa sia uno studio fotografico, anche se mi piacerebbe moltissimo sperimentarlo. Poi magari per qualcuno sono un accadierrista…
Hai mai avuto occasione di esporre o pubblicare il tuo lavoro ? Hai progetti di questo genere per il futuro?
Quando dipingevo ho fatto qualche mostra, ma con la fotografia no.. spero presto di riuscire a farne una, quando ci riuscirò te lo dirò
L’ultima domanda è sempre la stessa per gli ospiti di questo blog… : -) . Se tu avessi l’opportunità di incontrare un grande fotografo e ti fosse concesso di fargli una sola domanda, cosa gli chiederesti?
Io un grande fotografo l’ho incontrato, ma quando l’ho incontrato non ero consapevole e quindi non gli ho fatto nessuna domanda, se oggi lo incontrassi ancora gli chiederei la cosa per la quale non mi sento mai abbastanza appagato: come si fa a comandare la luce? Quel fotografo era Gianni Giansanti, quello che ha fotografato il ritrovamento di Moro nella Renault 4, che ha fotografato il papa polacco (andatelo a vedere www.giansanti.com) , una persona incredibilmente entusiasta del suo lavoro, io sono stato uno dei maestri di sua figlia alla scuola elementare ero il maestro che insegnava il computer, circa 15 anni fa, in quel periodo in cui io facevo anche il grafico. Gianni era curioso del digitale che in quel periodo cominciava a prendere piede in modo insistente e quindi si era creata quella condizione di scambio di conoscenze. Solo che io in quel momento della mia vita non ero preso dalla fotografia, ma da altre cose e quindi non c’è stato un seguito. peccato perché Gianni è morto il 18 marzo dello scorso anno a causa della solita brutta malattia. L’avevo cercato qualche tempo prima, ma non sono più riuscito a parlarci… Dopo che mi sono innamorato della fotografia, lo penso spesso. Se vi va potete leggere qui il mio tributo a questo grande fotografo: www.flickr.com/photos/pinomoscato/3582322325/in/set-72157617751226341/
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Un grazie a Pino per questa interessante intervista.
Per chi vuole approfondire la sua conoscenza consiglio una visita attenta al suo stream su flickr ed al suo sito www.pynomoscato.it
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