Tempo fa avevo postato alcune riflessioni a proposito dei titoli che diamo o meno, alle nostre fotografie. E’ un tema che mi piace e su cui ho una personale opinione. Sono convinto si tratti di un argomento che merita davvero attenzione e vedo che non sono l’unico a pensarla così.
Qualche giorno fa infatti mi ha scritto Salvatore Ambrosi, amico e lettore del blog , proponendo alcune riflessioni che voglio riportare qui:
“Un mio vecchio amico, fotografo e curatore di mostre, mi consiglia di non mettere il titolo alle fotografie. Motivo: “E’ roba che fanno i fotoamatori.”
Una volta non mettevo titoli alle foto. L’ho fatto quando ho cominciato ad inserirle su Fickr, perchè c’era un apposito spazio da riempire. Dapprima sono stati titoli descrittivi, in seguito li ho considerati un completamento dell’immagine, quasi una parte del loro trattamento.
Come hai scritto una volta in un commento, facendomi felice,”aggiungono spessore”. Un altro mio amico dice che “indicano una strada”.
Per contro devo riconoscere che nessuno dei grandi maestri ( tranne forse Duane Michals, ma le sue erano sequenze) ha dato un titolo a una fotografia che non fosse un’indicazione geografica e temporale.
Inoltre mi pongo la domanda: che differenza c’è tra la fotografia amatoriale e la fotografia d’autore? E chi è che giudica che un’immagine debba appartenere ad una o all’altra di queste categorie?
Ti affido queste domande e questi pensieri sperando che possano essere abbastanza interessanti come futuro argomento di discussione per il blog.
Io mi arrovello da diverso tempo su foto amatoriale e foto d’autore, vedo cose stupide che vengono celebrate, o per lo meno esposte come foto d’arte, e foto amatoriali, molto decenti, che vengono snobbate come poco interessanti. E qual’è il ruolo del critico ? E’ uno che guida o uno che imbroglia ?”
Beh, Salvatore mi affida un argomento per niente semplice.
Io sono solo un appassionato, il mio background di conoscenze e cultura dell’arte è limitato, in sostanza sono semplicemente una persona curiosa che ama approfondire.
Di certo però ho una mia opinione ed eccola: per me non esiste alcuna differenza netta tra la foto amatoriale e quella d’autore, esiste piuttosto differenza tra la foto casuale e la Fotografia.
Cerco di spiegarmi meglio. Quando una persona decide di fotografare e mette nell’atto della creazione dell’immagine (che secondo me non si limita solo al momento dello scatto ma anche alle fasi successive di sviluppo o postproduzione) una sua volontà di creare qualcosa frutto della sua voglia di comunicare, del suo gusto estetico ed estro creativo, allora è Fotografia.
Chiunque fa Fotografia è un autore ed un artista.
La foto casuale “inquadra e scatta”, fatta senza pensare veramente a cosa si vuole realizzare, la foto ricordo, turistica o meno, quello che gli anglosassoni chiamano “snapshot” ed i puristi “istantanea”, molto spesso (anche se non proprio sempre) cade al di fuori da quella che personalmente considero “Fotografia”.
Detto questo poi nasce ciò che è la successiva storia del lavoro dell’artista, il successo che il pubblico gli riserva, l’eventuale apporto del fattore “notorietà” e l’attenzione che i “critici” gli dedicano. E si finisce in un terreno veramente impervio ed imprevedibile.
E’ davvero difficile essere sintetici sull’intera questione. Torno quindi intanto sul discorso del titolo.
Per me è prerogativa e diritto dell’artista dare il titolo alle proprie opere, esattamente come è suo diritto deciderne tutti gli astri aspetti di “postproduzione” analogica o digitale che sia.
Cosa hanno fatto i “grandi” (che in genere comunque hanno vissuto e prodotto le loro opere in un recente o lontano passato) secondo me conta davvero poco, specie se si vuole essere davvero liberi di creare.
Se l’autore pensa che il suo lavoro non abbia bisogno di titolo farà bene a lasciare i suoi scatti privi di aggiunte, se invece crede che il titolo possa in qualche modo completare l’opera… beh allora sarà importante lavorare anche su quello.
E per quanto riguarda i critici?
Davvero un bel tema… Ne parliamo in un prossimo post.
Cosa distingue una foto amatoriale da una foto d’autore?
La risposta è semplice: i soldi.
Se qualcuno è disposto a pagare per comprare quella foto allora si tratta di una foto “d’autore”. Altrimenti si tratta di una foto amatoriale…
Purtroppo funziona così, è la legge del mercato e non possiamo farci niente.
La questione del titolo è interessante. Io di solito metto il titolo alle mie foto. Ma la sua funzione è quella di dare “un nome” alla foto. Cosi’ per avere un metodo per individuarla fra tante altre.
In generale dare un titolo alle fotografie può risultare forviante. Il titolo è diretto e rischia di distogliere l’attenzione dalla foto e di guidare l’interpretazione della stessa.
Una foto senza titolo invece lascia spazio alla fantasia, all’interpretazione.
Un artista non dovrebbe mai spiegare una sua opera. E’ l’opera stessa che parla allo “spettatore”. Se l’opera è troppo criptica o non veicola il messaggio desiderato allora è un’opera concepita male…
Io la penso cosi’.
Per quanto riguarda la distinzione fra foto “professionali” ed “amatoriali” credo che il tutto si riconduca alla domanda: “come faccio a migliorarmi? Cosa posso fare per distinguermi dai milioni di fotoamatori?”.
E’ su questo punto che credo si debba concentrare il percorso formativo e di studio di un fotografo (artista?)
Bel post!
Parto dall’ultima domanda…i critici, una categoria da eliminare…loeo che con la loro supponenza decidono le sorti di coloro che fanno arte, pretendendo, molto volte dietro compenso, di elargire lodi o stroncature senza neanche conoscere a fondo l’artista…mi fermo qui, mi sto già innervosendo.
Sono i maledetti critici che decidono se è una foto d’autore o meno e di conseguenza, deto che l’ha detto un critico, i curatori delle mostre inzino a prenderti in considerazione….siccome l’ha detto un critico la gente andrà alle mostre.
I titoli, secondo me, a volte, sono una parte dell’opera stessa…che sia di completamento, di indirizzamento, sia per capire l’immagine sia per capire lo stato d’animo di chi ha scattato…e scusate la franchezza, ma quella definizione che i titoli li mettono solo i fotoamatori mi sembra una gran ca***ta.
Ciao Pega,
ben ritrovato dopo le vacanze. Il tema del titolo è interessante: io penso che il titolo, in un certo tipo di fotografia, sia molto importante e che in alcuni casi rappresenti la chiave di lettura che nobilita la foto stessa. Ti faccio un esempio su una mia foto: ho fotografato un gratta e vinci “usato” per terra in una pozza d’acqua. Se avessi chiamato la foto “Gratta & Vinci” non avrebbe avuto senso, io l’ho chiamata “Last italian hope” (l’ultima speranza italiana) con l’intenzione di caricarla di un significato sociale nel contesto della situazione economica italiana. Senza il titolo la foto, per me, non avrebbe avuto senso.
Certo se uno fa foto paesaggistiche o di viaggio il titolo può’ avere meno senso se non un’indicazione geografica.
Per quanto riguarda il fatto che una foto sia arte o no dipende da molti fattori, in primis secondo me, quanto uno sia bravo ad autopromuoversi.. oltre alla qualità delle foto stesse.
In teoria il titolo dovrebbe essere compreso nella foto, e non dovrebbe “limitare” la visione di chi si sofferma…. in pratica però, se la foto fa parte dell’intimità del fotografo, è giusto che accompagni l’immagine se lui vuole esporsi 🙂
Credo che il titolo sia più a livello “amatoriale”, perché lo metti perché sai che stai parlando con “i tuoi amici”, quelli che, ad esempio in flirck, ti seguono, e quindi crei un dialogo con loro che va oltre la fotografia, ma instaura un rapporto diverso, un valore di amicizia e condivisione di un pensiero 🙂
A volte, invece, il titolo della foto è la poesia che esiste “dentro la foto”, è un tutt’uno, e qui a mio parere ci cascano molto di più le donne che gli uomini 🙂 (perché non si parla mai delle grandi donne fotografe???)
Per la storia delle foto artistiche o meno, sono due le questioni a mio parere…. si definisce un artista chi è arrivato primo a scoprire qualcosa, e si definisce un artista chi è gestito con i soldi per i gonzi.
Un artista è colui che comunica emozione, e più lo fa su grande scala con sincerità, più avrà centrato il cuore degli uomini. E per questo sono d’accordissimo con il discorso fatto da Salvatore 🙂 !!!!!
i titoli per me son divenuti importanti quasi quanto la foto stessa…un tutt’uno. non sempre, ovvio, ma spesso per me è così…indicano la strada che ho percorso nel creare l’immagine. se poi qualcuno ha la sua interpretazione è bello che la tiri fuori, ma non prima di aver percepito il senso “guidato” dalla mente che ha realizzato la cosa; non credo un titolo possa essere troppo vincolante…e in una foto dall’atmosfera impalpabile non ci sarà mai parola sufficiente a descriverla…però ci può comunque essere un titolo, uno spunto, una suggerstione suggerita.
in ogni caso il discorso varia molto, come suggerisce anche guido. in un panorama fine a se stesso le coordinate geografiche possono essere più che sufficienti; in un panorama emozionale_astratto_di pura atmosfera, ci si può invece sbizzarrire anche con la scrittura 🙂
per quanto riguarda il resto, la penso più o meno come trymanit, son molto negativo in proposito…che poi è un discorso estendibile a tutto il mercato dell’arte moderna :I
La discussione si fa interessante.
Per quanto riguarda il successo o meno di un fotografo o quantomeno di un artista io sono dell’idea che se uno è bravo e offre qualcosa di nuovo e di speciale prima o poi verrà fuori.
Il problema è che fotografi bravi che fanno le foto “a modino”. (bene a fuoco, ben definite, con bei colori, ben composte, etc etc etc) ce ne sono davvero tanti. Anche su flickr c’è l’imbarazzo della scelta. Allora può far distinguere questo fotografo dagli altri??
Prendiamo l’esempio di Massimo Vitali (http://2photo.org/massimo-vitali-fotografo/).
Lui s’e’ fatto costruire un cavalletto e fotografa dall’alto cambiando il punto di vista…
è stato originale. Ha sfondato.
E devo dire che a me come fotografo non piace per niente… ma lui ce l’ha fatta…
Per quanto riguarda il titolo… non è vero che è parte integrande della foto. Se si aggiunge un titolo non abbiamo più solo una fotografia. Abbiamo una foto accompagnata da del testo. Cambia il modo di veicolare il messaggio. Sono due mezzi di comunicazione che si integrano.
Secondo me col titolo, per assurdo, le cose si fanno ancora più complicate. Mettiamo di essere bravi con la fotografia. Chi ci assicura che siamo bravi anche nella scelta delle parole appropriate?
Per quanto riguarda l’esempio di Guido Masi… io avrei preferito la foto del gratta e vinci senza titolo.
Non è vero che non si capisce il tuo messaggio.
Potrebbe non capirlo una persona che guarda una tua foto senza pensare che si tratta di uno scatto artistico e non documentale.
Credo che sia limitante il dover fare un qualcosa in modo che sia comprensibile da TUTTI. Perché ci saranno sempre le persone superficiali che guarderanno la foto del gratta e vinci e ridendo si chiederanno perché l’hai fotografato. E ben poco potrà farci l’aggiunta di un titolo esplicativo. Non capiranno nemmeno quello.
Tanto tempo fa si è sviluppato un dibattito simile a questo su una mia foto su flickr. Se vi interessa vi lascio il link.

Concludo dicendo che secondo me dobbiamo fare fotografia finché proviamo piacere nel farlo. Lo scopo non deve essere “sfondare”. Lo scopo è divertirsi e stare bene. Almeno io la penso così.
Ho visitato per la prima volta il blog del mio amico pega…e subito un argomento interessante. TITOLI
Ebbene è un argomento che , a mio parere, non può avere un’unica risposta. Ci sono foto o comunque opere d’arte in genere, che senza un orientamento dato dal titolo , risultano assolutamente incomprensibili. O meglio raccontano solo ciò che si vede e non quello che c’è sotto. Altre foto invece parlano da sole.
Io quindi non adotto una regola fissa.
Cari amici, sono veramente sorpreso dall’interesse e dall’ampiezza delle argomentazioni che il mio spunto ha potuto suggerire. Ringrazio soprattutto Pega di averlo così bene trattato.
Vedo comunque che quasi tutti mi danno ragione nel ritenere il titolo parte integrante dell’opera.
Ad Angelo vorrei dire: e se il titolo ampliasse lo spazio della fantasia? Mi viene in mente un quadro di De Chirico dal titolo ” Enigma dell’ora”. Mi fa volare più il titolo che il quadro.
@Salvatore: ti ringrazio molto della risposta.
vorrei risponderti con 2 citazioni. Una di un mio post qua sopra e una dal tuo post:
Angelo: “Se si aggiunge un titolo non abbiamo più solo una fotografia. Abbiamo una foto accompagnata da del testo. Cambia il modo di veicolare il messaggio. Sono due mezzi di comunicazione che si integrano.”
Salvatore: “Mi fa volare più il titolo che il quadro.”
Pensaci su. Stiamo dicendo la stessa cosa 🙂
Credo che il bello stia proprio nel riuscire veramente ad esprimere la propria creatività, nel produrre qualcosa che contenga ciò che vogliamo dire e lo trasmetta a chi lo riceve.
Vista così credo che la questione del titolo divenga alla fine davvero soggettiva e , forse, solamente una “preoccupazione” da amatori.
In questi giorni, spinto da questa discussione, sono andato a risfogliare qualche bel libro come fotografia del XX secolo edito da Taschen ed a vedere se è vero che i “veri artisti” non mettono mai il titolo alle foto…
Beh, secondo me, i casi sono due. O quei grandi artisti che ho trovato citati erano degli amatori, o più semplicemente l’affermazione dell’amico di Salvatore non è del tutto vera…
🙂
Certo che erano amatori: amavano la fotografia 😉
Secondo me, in fotografia come nel resto dell’arte, il titolo ci deve essere se viene spontaneo all’artista guardando l’opera, oppure se l’artista ha creato l’opera con quel concetto e quel titolo in mente (ancora quella maledetta dicotomia…). Se nel momento in cui metto una foto su Flickr vedo il campo “Titolo” e non so cosa scriverci, meglio lasciarlo in bianco. Il titolo, come la fotografia, dev’essere ispirato, o perlomeno fortunato.
Intanto volevo precisare che non è vero che i titoli li danno solo i fotoamatori, ma anche i grandi maestri sto leggendo un libro di Giacomelli e ci sono molte foto con un titolo, per quanto mi riguarda penso che il titolo alle volte aiuti chi osserva la foto a capire cosa voleva effettivamente trasmettere l’autore, altre volte invece complica notevolmente le cose (soprattutto se l’autore non è riuscito a mettere in mostra ciò che lui ha provato in fase di scatto.
http://concorsofotograficoiltuoterritorio.blogspot.it/
Tre temi, così diversi tra loro, sono troppi per un solo articolo. E fin qua siamo tutti d’accordo, credo.
Sui titoli, che trovo sia l’argomento più concreto che ci/mi riguarda, concordo con chi ha detto che estendono il mezzo fotografico. Lo perturbano comunque. Basta che il fotografo ne sia consapevole. Su una mia mostra di fotografia in b/n di montagna il cui tema era il silenzio ho messo i titoli: l’ora dello scatto e il nome della cima o località. Volevo contestualizzare (la mostra aveva un titolo ben specifico) il toponimo che uno poteva ritrovare, se voleva, in una cartina che avevo appeso a consultazione, e l’ora di ripresa, poichè aiuta a definire il contesto della foto. Su un’altra serie invece avevo indicato un “senza titolo”. L’ho fatto perchè non volevo che lo spettatore vagasse in cerca di un’etichetta con un presunto titolo. Oggi come oggi non lo rifarei. Nella presentazione, piuttosto anticiperei il ragionamento.
Ciao
Quello dei titoli è una gran bel tema. Credo che ognuno lo legga secondo la sua personale visione e dato che l’espressione artistica è senz’altro “personale” temo non esista una verità assoluta.
D’accordo con il concetto di “perturbazione” data dal titolo, ma questo può benissimo andare a braccetto con la visione di un’opera “integrale” fatta proprio dall’intreccio di più linguaggi, dove quello visivo (comunque soggetto ad interpretazione mediata dalla compresione di quello visivo, che è comunque un linguaggio) si intreccia con quello verbale.
Effettivamente è dura stare con tutto questo in un articolo di blog, hai pienamente ragione.
E grazie dei tuoi sempre attenti e preziosi contributi, io li apprezzo molto. A presto!