Oggi il post è un video.
Un video che preferisco farti vedere senza anticipare mie opinioni o commenti.
Tratta di un tema difficile e controverso già altre volte affrontato.
Ne possiamo ancora discutere, se vuoi, nei commenti sotto.
Buona visione
——————
Ti è piaciuto questo post ? Condividilo su Facebook o Twitter, puoi farlo anche semplicemente cliccando sul bottone qui sotto.
Penso che informare sia legittimo e doveroso,anche se sappiamo bene che con l’uso degli audiovisivi si può mentire, e meglio. Il problema è nell’individuare il punto in cui finisce la testimonianza ed inizia la mercificazione e lo spettacolo.
immagini drammatiche, che se lei non avesse scattato, nessuno avrebbe visto, nessuno saprebbe come è terribile la guerra. però il rovescio della medaglia, la mercificazione delle immagini e lo sfruttamento è altrettanto terribile.
poi un’altra domanda, se le non avesse scattato e avesse provato a salvare la bambina sarebbe stato meglio? sarebbe rimasta uccisa anche lei?
io non so rispondere…
Il video è semplicemente mistificatorio, non credo che meriti altro giudizio. Ed è anche un po’ ipocrita, nella misura in cui strumentalizza un problema assolutamente serio come quello dell’informazione in territori belligeranti facendone una banale questione di successo personale. Onestamente, passatemi il termine, mi fa un po’ incazzare.
Credo che ognuno di noi dovrebbe rispondere a questo video secondo coscienza.
Non avendo avuto esperienze sul campo, non posso conoscere fino a che livelli l’ambizione possa portare un fotografo o un giornalista.
Sicuramente, sempre parlando di me, non ci avrei pensato un secondo. Non avessi potuto aiutare quella bambina.. perlomeno non sarei rimasta lì a vederla morire.
Il video è davvero emozionante, ma non va visto solo come una critica al sistema, quanto piuttosto come uno spunto di riflessione. Sappiamo tutti che la realtà è quella. Premi come il World Press & co. sono importanti giornalisticamente ma insidiosi dal punto di vista etico.
Il filmato è riuscito secondo me nella conclusione, che poi è il punto principale, ovvero il cronista (il fotogiornalista in questo caso) è davvero incolpevole o “assente”?
Incolpevole nel senso che siamo davvero convinti che in certe situazioni serva di più uno scatto o la vita, forse salvata, di una persona? Il fotografo deve necessariamente essere “assente” rispetto alla scena in cui si trova? Lui fotografa e gli altri soffrono, una condizione di privilegio esistenziale che dà i brividi, diceva la Sontag….
Crudo…decisamente.
Personalmente ho sempre trovato la cronaca, di ogni tipo, al limite del morboso, un gradino oltre alla vera necessità. Certo, difficile credere che chi sta dietro all’obbiettivo, sia della macchina che della telecamera, sia totalmente insensibile a ciò che gli si para davanti. Difficile pensare che siano persone talmente fredde da riuscire a pensare solo al loro scopo.
Ma di sicuro esistono anche quelle.
La cronaca è spesso necessaria ma, come in ogni ambito, in un mare di pesci ci saranno sempre anche gli squali…
La domanda che mi preme di più, guardando questo video, però va oltre al dilemma etico della cronaca.
Se io, munita di macchina fotografica o meno, mi trovassi davanti ad una scena del genere, resterei pietrificata a guardare o chiuderei gli occhi? Cosa sarebbe giusto fare?
Chiudere gli occhi è sbagliato, perchè è come negare a se stessi che le cose accadano?
Restare a guardare è morboso?
Alla fine, la domanda, su larga scala è la stessa…non far sapere cosa accade è sbagliato? Informare è morboso?
La linea di demarcazione tra giusto e sbagliato qui è tremendamente sottile. Di certo la ricerca del profitto in questi casi è piuttosto deprecabile…
Un video veramente toccante…., purtroppo chissa’ quante volte sara’ capitato a questi fotografi che fanno missioni/trasferte di vedere, fotografare, o addirittura qualcuno che non trova il coraggio di premere il pulsante di scatto in quei momenti troppo crudi, comunque un buon argomento per discuterne, e complimenti per il blog.
Un grazie sincero a tutti voi che avete voluto lasciare un vostro pensiero al riguardo.
Il tema è importante e per niente banale.
Personalmente credo che sia davvero difficile esprimere un giudizio, specie se non si hanno esperienze dirette.
Il confine tra una coraggiosa opera di documentazione ed informazione sulle situazioni e tragedie umane nei territori colpiti da tragedie e la pura, cinica ricerca di un’occasione per ottenere fama e riconoscimenti, anche economici, è molto sottile.
Non escludo che i due aspetti convivano da sempre in molti fotoreporter di guerra ed è forse quello a cui fa anche riferimento il video che, forse è vero, è per certi versi mistificatorio, ma facendo discutere aiuta a riflettere sulle problematiche etiche della fotografia di reportage, non solo di guerra.
Nel rispetto del provvedimento 8 maggio 2014 del Garante Protezione dei dati personali, si avvisano i lettori che questo sito si serve di cookie per fornire servizi ed effettuare analisi statistiche anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie. Per approfondimenti leggere la sezione "Cookie Policy" nel menu e la Privacy Policy di Automattic (la società americana sulla cui piattaforma è ospitato il blog) all'indirizzo: http://automattic.com/privacy/
RT @chamathsintern: this time last year, this man was building a censorship resistant stablecoin to remove the industry's reliance on tradf… 1 week ago
RT @fluffy_trex: Everyone is talking about the need for a decentralized stable coin, so let's talk about a recently launched stable coin $s… 1 week ago
La legge Italiana sulla tutela della privacy richiede ai siti di informare circa l'uso dei cookies. Questo blog è ospitato sulla piattaforma commerciale Wordpress.com che usa cookies di profilazione e gestisce e detiene l'uso dei dati da questi ricavabili. A questo indirizzo è disponibile l'informativa privacy di Wordpress: http://automattic.com/privacy/
L'autore di questo blog non può disattivare questa funzione e non raccoglie né può fruire dei dati ricavabili dai cookies. Come utente puoi inibire l'uso dei cookies semplicemente selezionando l'apposito comando nel tuo browser.
Avvertenze
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001. Tutto il materiale presente nel sito (testo e immagini) è pubblicato a scopo divulgativo, senza fini di lucro. Eventuali violazioni di copyright se segnalate dagli aventi diritto saranno rimosse immediatamente dall'autore.
Penso che informare sia legittimo e doveroso,anche se sappiamo bene che con l’uso degli audiovisivi si può mentire, e meglio. Il problema è nell’individuare il punto in cui finisce la testimonianza ed inizia la mercificazione e lo spettacolo.
immagini drammatiche, che se lei non avesse scattato, nessuno avrebbe visto, nessuno saprebbe come è terribile la guerra. però il rovescio della medaglia, la mercificazione delle immagini e lo sfruttamento è altrettanto terribile.
poi un’altra domanda, se le non avesse scattato e avesse provato a salvare la bambina sarebbe stato meglio? sarebbe rimasta uccisa anche lei?
io non so rispondere…
Il video è semplicemente mistificatorio, non credo che meriti altro giudizio. Ed è anche un po’ ipocrita, nella misura in cui strumentalizza un problema assolutamente serio come quello dell’informazione in territori belligeranti facendone una banale questione di successo personale. Onestamente, passatemi il termine, mi fa un po’ incazzare.
Credo che ognuno di noi dovrebbe rispondere a questo video secondo coscienza.
Non avendo avuto esperienze sul campo, non posso conoscere fino a che livelli l’ambizione possa portare un fotografo o un giornalista.
Sicuramente, sempre parlando di me, non ci avrei pensato un secondo. Non avessi potuto aiutare quella bambina.. perlomeno non sarei rimasta lì a vederla morire.
Il video è davvero emozionante, ma non va visto solo come una critica al sistema, quanto piuttosto come uno spunto di riflessione. Sappiamo tutti che la realtà è quella. Premi come il World Press & co. sono importanti giornalisticamente ma insidiosi dal punto di vista etico.
Il filmato è riuscito secondo me nella conclusione, che poi è il punto principale, ovvero il cronista (il fotogiornalista in questo caso) è davvero incolpevole o “assente”?
Incolpevole nel senso che siamo davvero convinti che in certe situazioni serva di più uno scatto o la vita, forse salvata, di una persona? Il fotografo deve necessariamente essere “assente” rispetto alla scena in cui si trova? Lui fotografa e gli altri soffrono, una condizione di privilegio esistenziale che dà i brividi, diceva la Sontag….
Ma come lo hai scovato questo video?
Crudo…decisamente.
Personalmente ho sempre trovato la cronaca, di ogni tipo, al limite del morboso, un gradino oltre alla vera necessità. Certo, difficile credere che chi sta dietro all’obbiettivo, sia della macchina che della telecamera, sia totalmente insensibile a ciò che gli si para davanti. Difficile pensare che siano persone talmente fredde da riuscire a pensare solo al loro scopo.
Ma di sicuro esistono anche quelle.
La cronaca è spesso necessaria ma, come in ogni ambito, in un mare di pesci ci saranno sempre anche gli squali…
La domanda che mi preme di più, guardando questo video, però va oltre al dilemma etico della cronaca.
Se io, munita di macchina fotografica o meno, mi trovassi davanti ad una scena del genere, resterei pietrificata a guardare o chiuderei gli occhi? Cosa sarebbe giusto fare?
Chiudere gli occhi è sbagliato, perchè è come negare a se stessi che le cose accadano?
Restare a guardare è morboso?
Alla fine, la domanda, su larga scala è la stessa…non far sapere cosa accade è sbagliato? Informare è morboso?
La linea di demarcazione tra giusto e sbagliato qui è tremendamente sottile. Di certo la ricerca del profitto in questi casi è piuttosto deprecabile…
Ed io al solito divago in maniera indecente.
Un video veramente toccante…., purtroppo chissa’ quante volte sara’ capitato a questi fotografi che fanno missioni/trasferte di vedere, fotografare, o addirittura qualcuno che non trova il coraggio di premere il pulsante di scatto in quei momenti troppo crudi, comunque un buon argomento per discuterne, e complimenti per il blog.
Un grazie sincero a tutti voi che avete voluto lasciare un vostro pensiero al riguardo.
Il tema è importante e per niente banale.
Personalmente credo che sia davvero difficile esprimere un giudizio, specie se non si hanno esperienze dirette.
Il confine tra una coraggiosa opera di documentazione ed informazione sulle situazioni e tragedie umane nei territori colpiti da tragedie e la pura, cinica ricerca di un’occasione per ottenere fama e riconoscimenti, anche economici, è molto sottile.
Non escludo che i due aspetti convivano da sempre in molti fotoreporter di guerra ed è forse quello a cui fa anche riferimento il video che, forse è vero, è per certi versi mistificatorio, ma facendo discutere aiuta a riflettere sulle problematiche etiche della fotografia di reportage, non solo di guerra.