C’è un certo Thomas Hudson Reeve, un fotografo che crea immagini stenopeiche con una tecnica veramente originale. La sua idea è di una semplicità disarmante: fare fotografie a colori direttamente sulla carta sensibile con una fotocamera costituita solo dalla carta stessa.
Reeve piega la carta fotografica fino a ricavarne una scatola, poi realizza la fotografia lasciando passare la luce all’interno attraverso un piccolo foro stenopeico. Semplicemente geniale.
Il risultato è un qualcosa di molto particolare, quasi un astratto, con un’immagine principale sulla superficie centrale ed un insieme di fotografie “secondarie” sui lati di quella che è in pratica una macchina fotografica monouso che poi diviene fotografia.
La luce impressiona tutto l’interno dell’apparecchio in un modo che dipende dalla forma e dalla perizia con cui è stato realizzato ma che anche risente delle caratteristiche di translucenza della carta stessa e delle pieghe realizzate oltre che dalla tenuta alla luce di questo strano oggetto.
E’ una tecnica accessibile a tutti, un approccio senza tecnologia, senza meccanica. Una macchina fotografica che poi si trasforma in fotografia, quasi come un bruco che diviene una farfalla.
Come si fa? Si prende un foglio di carta fotografica ed in condizione di buio totale (la carta a colori è sensibile anche alla luce rossa) la si tagliuzza, si piega ed incolla con del nastro fino a farne una scatola chiusa; dalle stesse foto di Reeve è possibile vedere come sono realizzate le pieghe.
Questa “fotoscatola”, definita anche Papercam, va poi mantenuta al buio fino al momento dell’esposizione dato che non ha le caratteristiche di tenuta di un vero corpo macchina. Per scattare si scopre il foro stenopeico per un tempo calcolato empiricamente.
Realizzata la fotografia si ripone di nuovo la scatola al buio fino al momento dello sviluppo che si fa come una normale stampa fotografica.
Niente male eh? Perchè non provarci?
Per chi vuole vedere altri scatti ma anche altre cose tra cui un originale modo di presentarsi, consiglio il sito ufficiale di Thomas Hudson Reeve.
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Caro Pega, permettimi di dissentire.
A mio parere il procedimento ha, nelle sue diverse fasi, dei livelli di fattibilità talmente elevati da farmi dubitare fortemente che lo stesso autore abbia ottenuto queste immagini nella maniera descritta.
Salvatore, dici che posso anche fare a meno di provare ?
Troppo difficile ?
In cosa il processo ti risulta così arduo da replicare ?
Mi interessa molto la tua opinione di esperto dell’analogico.
Nel precedente intervento volevo dire “livelli di fattibilità” non elevati ma minimi, comunque si è capito.
Già il fatto di costruire una scatola al buio con del materiale sensibile mi sembra molto complicato.
Passando alla luce bisognerebbe proteggerla, altrimenti verrebbe impressionata.
Trovare il tempo di esposizione almeno approssimativo sarebbe impresa ardua (bisognerebbe costruire e schermare e sviluppare molte scatole esposte sempre alle stesse condizioni di luce e con lo stesso foro).
Sviluppare a colori e già molto difficile in condizioni normali e proibitivo per un fotoamatore, figuriamoci trovandoci al cospetto di un foglio spiegazzato.
Queste le prime cose che mi sono venute in mente leggendo il post.
Sinceramente anche il solo provarci non la credo una cosa alla portata di tutti, sicuramente ci vorrebbe un grande allenamento di camera oscura ed una infinita pazienza.
Potrebbe allora essere il caso di provarci in b/n ?
Io direi, come primo step, di prendere un foglio di cartoncino, mettersi una benda davanti agli occhi e cercare di costruire la scatola.
Col bn comunque non ci sarebbe bisogno della benda .
Secondo me è fattiblissimo, ovvio che ci vuole pratica per l’origami al buio e che bisogna fare diverse prove per l’esposizione. Ma il gioco vale la candela! Diversi fotografi hanno usato questa tecnica, tra cui l’italiano Francesco Capponi che chiama le sue macchine PinOrigami. Nell’intervista che ho realizzato per il mio sito ci sono alcune immagini realizzate in questo modo, su carta b/n (che è in effetti più semplice): http://www.frankenphotography.com/2010/04/frankenphotographers-3-francesco-capponi-l%E2%80%99ottico-dippold/