Oggi ti ripropongo un vecchio post, un breve aneddoto che mi è realmente capitato.
Ci ho ripensato parlando con una persona a proposito di “nativi digitali”, una generazione poco o per niente consapevole di cosa fosse la fotografia dei tempi della pellicola.
Dunque… rieccolo:
Stavo provando degli scatti con una vecchia macchina analogica. Niente di che, il mio soggetto era un portone nel centro storico di Firenze. Provo varie inquadrature, mi contorgo un po’ come a volte succede…
Incidentalmente, subito accanto al portone si trova una fiammante motocicletta sportiva.
Faccio per allontanarmi ed un ragazzino di giovanissima età, che ho stimato sui 10/12 anni, si avvicina dopo avermi osservato mentre scattavo e, probabilmente pensando che il mio soggetto fosse la moto, indica la macchina fotografica chiedendomi : “posso vedere come sono venute?”
Ho un attimo di esitazione, d’istinto quasi gli porgo il dorso nero della fotocamera ma poi ci penso, mi fermo e gli dico : “beh, non è possibile. E’ a pellicola”.
Il ragazzino mi guarda come se fossi un deficiente, o peggio uno che gli sta raccontando qualche balla. Poi esclama : “Che cosa? Come sarebbe pellicola?” E senza nemmeno aspettare il mio tentativo di risposta si gira e se ne va…
Menomale che non gli ho detto “E’ analogica”…
🙂
e poi, inevitabilmente, ti senti anziano 😀
Eh si. E’ solo questione di farci l’abitudine!
🙂
Tremendo, l’apoteosi del: ” o subito o niente”, non c’è tempo per aspettare, non c’è tempo per capire, non c’è tempo per apprendere.
Bravissimo Pegappp, poche righe per mettere a confronto due mondi, per sottolineare che noi abbiamo vissuto, forse ultimi o penultimi, come testimoni di quel periodo che ci permette di dare un significato alla parola analogico, che ci ha lasciato la dimensione ancora “umana” di meravigliarci davanti alle novità , osservando e commentando affascinati tutto quanto sia tecnologicamente avanzato. Chissà se saremo gli ultimi ad apprezzare le cose del passato, dai banchi di scuola in legno alle macchine fotografiche con la pellicola, dai giocattoli di latta al commodore 64!
Troppi pensieri mi arrivano immaginando la scena e uno in particolare è rivolto a quel ragazzino che ha perso l’opportunità di farsi spiegare qualcosa da qualcuno che gli avrebbe regalato qualche pillola di conoscenza.
C’è un bellissimo portone anche a Scarperia, a presto Pegappp.
anche io, come gianfranco, la trovo una scena orribile;
non tanto per la non conoscenza del ragazzino, che in sè è normale, ma per l’indifferenza alla (per lui) novità, dell’apprendere una cosa che non dà tutto, maledetto e subito.
questa cosa è la ROVINA della creatività.
più ci penso e più mi irrita!
..a volte sembra che lo scatto in digitale sia fatto per la bramosia di rivedere immediatamente, e soprattutto per CANCELLARE immediatamente…
…ma così vengono soppresse (definitivamente) tutte le fautographie…
…è come castrarsi. U..U
:))))
Più che eliminare le fautographie, quando capitano delle cose interessanti, nessuno crede che siano effettivamente fautographie, ma eleborazioni successive di scatti “buoni”!
scusa ma devo condividere questo post 😀
Ma no, dai, non c’entra niente coi “nativi digitali” ( che poi, ricerche alla mano, nemmeno esistono), piuttosto si tratta del classico atteggiamento di quella età, tutta centrata sul presente.
🙂