Useresti una stampante ad aghi per creare un pezzo d’arte? Si, intendo una dot matrix dei vecchi tempi, quelle con la testina e gli aghi inchiostrati.
No? Nemmeno se questa stampante fosse “umana”?
Miguel Endara si è messo in testa un’idea ed ha realizzato un ritratto di suo padre usando una tecnica manuale a pennarello ispirata alle tecnologie di stampa a matrice di punti, che poi sono le stesse normalmente usate anche nel caso delle stampanti a getto d’inchiostro che spesso usiamo per portare su carta le nostre fotografie digitali.
Il lavoro di Miguel ha un fascino particolare perchè incrocia in modo suggestivo vecchio e nuovo, antico e moderno, manualità e tecnologia.
Il disegno e la pittura a punti hanno radici che affondano nel passato ed in tradizioni culturali importanti come quella del tatuaggio, ma anche rimandi a tecnologie ed automatismi che sono proprie del mondo delle immagini digitali, dei dot, dei bit, dei pixel.
Non è un caso che l’immagine del ritratto altro non sia che la faccia di suo padre appoggiata sulla lastra di uno scanner (digitale appunto).
Non so quanti pennarelli abbia consumato Endara emulando con precisione il comportamento di una stampante nelle oltre duecento ore che sono servite per realizzare i 3.2 milioni di punti che compongono il ritratto, quel che è certo è che il risultato ha un discreto fascino.
Il video sotto, per altro molto ben fatto, racconta il “making of” di questo piccolo capolavoro.
Lo sai cosa mi piacerebbe? Mi piacerebbe poter commissionare a Miguel Endara la stampa a mano di una mia foto digitale.
🙂
bellissimo, ho visto ieri il video!
a me sembra, che in mezzo a tutto questo digitale, ci siano sempre più persone alla ricerca di sensazioni più manuali, più tattili, più analogiche, più fisiche… il digitale seppur comodo, facile, utile, enormemente fruibile è però impalpabile…
sono d’accordo con il commento di Andrea