Qualche tempo fa la Associated Press ha escluso dal suo circuito le immagini del fotografo freelance Miguel Tovar per “uso deliberato di fotoritocco” dopo che un addetto all’editing si è accorto di una strana macchia presente in questa sua foto di ragazzi argentini che giocano a pallone. Tovar aveva clonato della polvere con Photoshop per eliminare la sua ombra.
E’ un caso che rappresenta un forte segnale di attenzione alla questione del ritocco delle immagini da parte di un nome così importante nel campo del fotogiornalismo internazionale.
La manipolazione delle fotografie è sempre esistita. In camera oscura si poteva intervenire anche in modo pesante ma solo in questi ultimi anni di tecniche digitali il tema ha assunto una rilevanza notevole, così tanto da mettere in dubbio il ruolo storico di “prova” che la fotografia si era conquistata fin dai primordi.
E così, mentre in settori come quello della moda la questione è per il momento solo argomento di discussione, nel campo del fotogiornalismo diviene un grosso problema, ed un soggetto come la AP non può che avvertire tutto questo come una minaccia.
E’ interessante andarsi a leggere la nota emanata dall’agenzia di stampa a tutti i corrispondenti nel mondo al fine di ricordare quali sono i limiti da tener presenti nel manipolare le immagini (notare che nemmeno la rimozione degli occhi rossi è considerata accettabile!) :
“The content of a photograph must not be altered in Photoshop or by any other means. No element should be digitally added to or subtracted from any photograph. The faces or identities of individuals must not be obscured by Photoshop or any other editing tool. Only retouching or the use of the cloning tool to eliminate dust on camera sensors and scratches on scanned negatives or scanned prints are acceptable.
Minor adjustments in Photoshop are acceptable. These include cropping, dodging and burning, conversion into grayscale, and normal toning and color adjustments that should be limited to those minimally necessary for clear and accurate reproduction (analogous to the burning and dodging previously used in darkroom processing of images) and that restore the authentic nature of the photograph. Changes in density, contrast, color and saturation levels that substantially alter the original scene are not acceptable. Backgrounds should not be digitally blurred or eliminated by burning down or by aggressive toning. The removal of “red eye” from photographs is not permissible.”
(fonte: Reddit)
tu cosa ne pensi? ti dirò come la vedo io, se il particolare non cambia il senso della foto, la decisione di non ammetterla mi sembra troppo rigida. in casi di completo ribaltamento o modifica del significato invece sì. ma è un argomento su cui penso ci si potrebbe parlare per delle ore. comunque sì, il fotoritocco esiste da sempre, eccome.
Io ho smesso di guardare le foto digitali perché non so mai cosa sto guardando davvero. Mi sento presa in giro.
Ultimamente ho scoperto che il Fotoclub della mia città, dopo una ponderata scelta, accetta solo l’analogico, e ne sto riscoprendo la bellezza. Non ha niente a che vedere con le immagini di cui siamo bombardati quotidianamente, ed è li che tornerò 🙂
Con buona pace di chi ha talmente problemi con la realtà che crede di poterla manipolare con fotosciop per far apparire quello che non è 🙂
Non so cosa pensare. Certamente il digitale ha cambiato, soprattutto la foto di moda, ma credo che sia giusto mettere delle regole soprattutto nel fotogiornalismo.
->willa999: la fotografia è un arte e non deve per forza di cose rappresentare la realtà. Altrimenti non dovremmo più guardare film e nemmeno leggere libri. La fotografia è ancora l’arte più ancorata alla vita vera; l’importante è sapere che non deve essere per forza di cose reale. E anche saper usare il computer (come la macchina foto) è una capacità. E nemmeno da poco.
Drastico, però mi trova d’accordo…in fondo, se lo scopo del tuo lavoro è mostrare, come nel giornalismo, spaccati di realtà, il ritocco dovrebbe servire solo a “ripulire” l’immagine.
Insomma, dipende dall’ambito in cui devono finire le immagini, e dagli occhi che le devono guardare…anche se, personalmente (sarà acidità femminile, che ci vogliamo fare), proibirei categoricamente quell’immensa mole di lavoro che usano nelle foto pubblicitarie, che servono solo ad illudere le persone con una perfezione che, non solo non esiste, ma che può pure essere dannosa per soggetti più fragili…
Bon, via, l’argomento è troppo vasto, e non voglio sforare:P
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(Thanks)
Io credo sia necessario rendersi conto che a volte si rischia di mischiare cose abbastanza distinte.
Nella defnizione fotografia ricadono forme espressive anche molto diverse tra loro sebbene appartengano ad un unico ma vasto insieme sfumato.
In questo insieme però una cosa come il fotogiornalismo ha una sua definizione ben precisa, un suo scopo, sua etica e sue regole. In questo senso devo dire che mi trovo pienamente d’accordo con il punto di vista dell’Associated Press.
Se invece ci si sposta dal fotogiornalismo puro, si aprono altre possibilità e credo si possa considerare accettabile che il fotografo intervenga sulle sue immagini, alla ricerca di quel risultato che fin dall’inizio era nella sua mente (di artista). Così hanno fatto grandi maestri del passato, escogitando idee creative ed anche tecnologiche riguardanti sia la fase di scatto che quella di postproduzione in camera oscura.
Questo percorso in direzione di una fotografia più artistica può non avere fine, quando fermarsi è a questo punto a discrezione dell’artista stesso e certamente non è difficile vedere esempi di vero e proprio eccesso ma va considerato che fin dai primordi è proprio la continua ricerca, in tutte le direzioni, anche quelle più freddamente tecniche, che ha reso così importante questo mezzo espressivo.
Discorso a parte sulla fotografia commerciale, dove realtà e finzione si mischiano per definizione… ma qui a mio avviso siamo su un terreno ancora diverso…
Anche se la fotografia digitale lo ha reso più facile, il fotoritocco non è nato con la fotografia digitale – il ritocco in camera oscura o la manipolazione al pc di una scansione non sono cosa di oggi (l’una è di ieri, l’altra dell’altro ieri).
Ciò premesso, direi che certi generi – diciamo più artistici – possono ammettere una manipolazione spinta mentre altri solo molto limitata – direi che il reportage è uno di questi.
La cosa sorpredente secondo me è un’altra: un fotografo professionista (come immagino sia uno che lavora con AP) commette un errore così grossolano in una situazione così facile? fosse stato in mezzo a un bombardamento o a nel bel mezzo di una rivolta potrei anche capire… ma 4 ragazzini che giocano a pallone!
Secondo me gliel’hanno tolta perchè il ritoccocco era molto grossolano.
Si… decisamente troppo.
🙂