
Falso specchio (olio su tela) – Renè Magritte 1928
C’è un tipo di fotografia dove la fotocamera non serve.
E’ qualcosa che alcuni praticano in modo innato, a volte inconscio, mentre altri imparano proprio come disse Dorothea Lange affermando che “La macchina fotografica è uno strumento che insegna a vedere senza una macchina fotografica”.
Sto parlando della foto mentale, quella scattata senza alcuna fotocamera, quella in cui tu sei comunque il fotografo e decidi inquadratura, esposizione, fuoco e tutto il resto, ma l’immagine resta nella tua testa. Privata. Intima.
Per scattarla hai a disposizione un’attrezzatura dal valore inestimabile e dalle prestazioni infinitamente superiori a qualunque macchina fotografica in vendita. Ce l’hai sempre a disposizione, anche nelle situazioni più difficili o impreviste: sono i tuoi occhi e la tua mente.
Tutti più o meno abbiamo un archivio di foto mentali nella nostra memoria. Sono le immagini che emergono dal nostro passato, che raccontano momenti che ci hanno colpito ed è come se il nostro cervello avesse in automatico scattato delle istantanee per preservare il ricordo di quei momenti. È un meccanismo innato che in qualche modo rende l’invenzione della fotografia una vera e propria protesi emozionale dell’essere umano.
Ma è anche possibile realizzare le foto mentali in modo cosciente.
Puoi cercarle e scattarle nei momenti più belli ma anche più impensati, puoi farlo senza alterare o interrompere la magia di un istante, senza interferire o disturbare.
Fatta la foto impegnati per “svilupparla” e processarla al meglio, cercando di fissarla bene nella tua memoria ed ogni tanto torna a rivederla, questo ne manterrà la qualità.
Con le persone giuste puoi provare anche a condividerle queste foto mentali, descrivendole a parole ed aiutando chi ti ascolta a ricostruire l’immagine proprio come ce l’hai in mente tu.
Può essere molto bello.
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Se l’argomento ti interessa, ti invito a leggere anche il post sulla stampa della foto mentale.
Non so se esco fuori tema dicendo che amando la fotografia, questo tipo di pratica che tu oggi ci proponi, diventa col tempo qualcosa di istintivo.. e che ti dispiace non poter portare dietro tutti i giorni chili di atrezzatura per soddisfare le “mille” occasioni di scatto che inevitabimente restano nella mente… capita anche che quando ripassi in quei luoghi, sai già cosa fotografare.. ecco il motivo perché volgio acquistare una compatta di valore, per avere sempre dietro la possibilità di trasformare l’occasione in frame…
Buona giornata..
Mi sono accorta di avere una discreta collezione di foto mentali. La prima che credo di aver scattato è il ricordo più vivido che ho della mia nonna paterna e via via che ci penso, questa foto cresce e diventa sempre più bella e ricca di dettagli. E’ un primo piano della sua mano destra appoggiata sul bracciolo della poltrona che aveva in camera. La mano è illuminata dalla luce proveniente da una finestra: è una luce calda e leggermente radente che mette in evidenza la mano affusolata e ancora bella nonostante l’età. All’anulare un anello d’oro con una pietra blu che adesso porta mia cugina: un anello che tutte le volte che vedo mi fa tornare alla mente questa immagine.
io ho anche tanti video, mentali 🙂
lo è, molto bello…
beh, mi consola sapere che non sono l’unica pazza che scatta foto mentali consciamente :)))
Scherzi? Siamo un bel gruppone, in compagnia anche di qualche nome di tutto rispetto 🙂
Faccio foto foto mentali da molto tempo, sono pigro, non mi piace portarmi l’attrezzatura. Certe volte avere la fotocamera ti fa sentire in obbligo di scattare. Ho cominciato a fare foto mentali molti anni fa in Scozia, quando mi sono accorto che stavo sempre con l’occhio nel mirino invece di godere della vista e delle sensazioni di quei luoghi selvaggi. E poi avevo pochi rullini, il che come si sa limitava parecchio 🙂 Adesso che ho un discreto archivio mentale: pensavo di scaricare Lightroom Mentale e lavorarci un po’ su.
Tu scherzi credo che al cloud mentale, su cui far lavorare Lightroom) qualcuno stia già lavorando. E sul serio.
Liberarsi definitivamente dell’attrezzatura sarà una gran figata, e la fine di un certo tipo di feticismo 🙂
Code bianche di gatti che balenano e poi spariscono nel verde folto e scuro. Giardini di case lungo il viale, a Chieti.
È una foto mentale che si rinnova ogni anno o quasi, e io ogni volta prego che a nessuno venga mai in mente di buttarle giù, quelle case, per fare spazio a moderni condominii. Ma non c’è da temere: tutt’altro che povere o malandate, sono in gran parte dimore di medici e di notai.
I gatti bianchi continueranno a muovere le loro code estive nei giardini privati che costeggiano il viale e io continuerò a costruirmi un album mentale infinito e verde.
Bella!