Ogni tanto ritorno su questo argomento. Sarà perchè ho conosciuto musicisti alla perenne ricerca del suono perfetto e fotografi mai paghi della qualità delle loro immagini… Il fatto è che ci sono molti casi in cui la ricerca di perfezione è tale da distogliere dal vero obiettivo: quello di produrre buona musica (o fotografie).
Per alcune persone il perfezionismo è qualcosa che ha uno stretto legame con la procrastinazione. L’autocritica e la preoccupazione di produrre qualcosa che gli altri potrebbero criticare può portare a non completare un bel niente.
Ci sono un sacco di bravi fotografi che presi in questa sorta di trappola, tengono il loro lavoro chiuso in un cassetto. Aspettano eternamente che sia “perfetto” senza mai arrivare a pubblicarlo e renderlo visibile agli altri. In genere le motivazioni che vengono addotte sono sempre di natura tecnica e mai artistica, come se in qualche modo la tecnica contasse di più.
Spesso si sente dire che i grandi artisti sono dei perfezionisti.
Ecco, forse è proprio questo uno dei dettagli che li contraddistingue: riuscire a bilanciare la voglia di perfezione con il saper intuire quando accontentarsi ed esporsi. E forse anche la capacità di saper gestire gli aspetti tecnici in modo tale da impedire che divengano prevalenti o, peggio, un ostacolo alla creatività.
Il tarlo del perfezionismo
23/09/2012 di Pega
Brutta bestia. il perfezionismo.
bella la teoria del perfezionismo come modo per nascondere una paura
beh, non c’è niente da dire, ti quoto su tutta la linea.
essere perfezionisti lo vedo un po’ come un disturbo ossessivo-compulsivo, oltre che a un’indice di scarsa stima di se stessi.
Il perfezionismo è sicuramente un elemento costante tra gli artisti, tra quelli che avvisano delle insicurezze e che come tutti i comuni mortali sono assuefatti dal caos visivo dei nostri anni. Forse, credo che si a oggi vero il contrario (con le dovute eccezioni di chi rispettoso del proprio lavoro e del proprio lavoro è in attesa della perfezione – per intenderci, tipo “Le Chef d’oeuvre inconnue”), e cioè che tutti si sentono grandi artisti e grandi fotografi. Si pubblica di tutto, si condivide a prescindere dal valore tecnico e/o estetico. Cè una bolgia visiva, rumorosa e distorta che allontana dalla vista la vera capacità professionale e spesso la vera bellezza. Con il rispetto di tutto quello che fanno tutti, ma in determinati ambiti (la fotografia come la pittura) non esiste più un ruolo, una “regola”, un valore…
la penso come l’articolo, ma anche come lois. e vale anche per musica e video…tutto un magma, una melassa senza valore.
Il fatto è che in quella “bolgia visiva, rumorosa e distorta” (per dirla con le parole di Lois), in quel magma, c’è qualcosa di buono. A volte anche di grande valore.
Il difficile diviene quindi il saper distinguere e scovare ciò che prima emergeva in modo chiaro e naturale mentre ora rischia di soccombere nel caos.
Come fare?
Per rispondere a Lois, si è manifestato lo stesso problema che ormai da anni affligge l’editoria, trovare un buon libro nelle montagne di carta straccia che si trovano in libreria è un impresa quasi impossibile.
La colpa di chi è? In parte credo di tutti noi che per troppa superficialità diamo giudizi positivi nello stesso modo in cui facciamo felici gli editori comprando libri spazzatura.
Per risponderti dico che la troppa pignoleria nello svolgere un lavoro è dannosa cosi come la troppa faciloneria.La via di mezzo è l’idele.
@pegappp @fabio @fulvio
è indubbio che questo fenomeno di sovraddimensionamento sia proponibile in qualunque settore (mi viene in mente anche il cinema per esempio) e che in tanto indecifrabile materiale sicuramente (e menomale) ci sia del buono se non dell’eccezionale. È solo che in un contesto del genere c’è un rischio pericoloso -secondo me-. Da una parte, le persone meno attente e sensibili vivono in uno stato di assuefazione che allontana da loro il discorso della bellezza, della preferenza e la capacità di saper individuare il buono in tanta confusione; dall’altra si crea il contrario, nelle persone un poco più attente si può instaurare una sorta di diffidenza a prescindere, per cui anche quello che c’è di buono ha difficoltà ad essere pescata nel mucchio. È ovvio, come dice @fabio che la verità è sempre nel mezzo. Poi come spesso accade, al di là di ogni mercato stragonfio e impazzito, il talento emerge. Lo si può scorgere anche in una bolgia colossale come quella che viviamo nei nostri tempi.
Verissimo! Conosco anche bravi scrittori che fanno lo stesso ed è un peccato. buona giornata c.