Tempo fa, in un post presi spunto da una foto di Dennis Stock per parlare di postproduzione, citando lo stretto rapporto che esisteva tra fotografo e stampatore ai tempi della camera oscura, in particolare con Pablo Inirio, storico “printer” dell’agenzia Magnum e quindi tra i più importanti personaggi questo campo. La foto qui a fianco è tra i prodotti più noti della coppia Stock-Inirio. New York 1954, una giovane Audrey Hepburn viene splendidamente immortalata da Stock durante le riprese del film “Sabrina” di Billy Wilder, il tocco da maestro della gelatina di argento di Inirio fa tutto il resto.
Dennis Stock, classe 1928, a vent’anni fu apprendista fotografo presso la rivista Life e nel 1951 entrò nell’agenzia Magnum. Noto per la sua abilità nel cercare e catturare lo spirito americano attraverso le sue figure più iconiche, realizzò alcuni ritratti che tutti conosciamo anche se non sempre gli attribuiamo. Tra questi gli scatti a James Dean in Times Square ed alla Hepburn, ma anche quelli a Louis Armstrong, Billie Holiday e Duke Ellington. Negli anni successivi si dedicò ad un’attività più orientata alla documentaristica e sul finire degli anni sessanta si focalizzò sul mondo degli hippies e sul loro tentativo di cambiare la società. Poi, negli anni settanta, proseguì questa sua ricerca orientandosi sulla natura, realizzando splendidi lavori sul paesaggio e sulla natura.
Su Pablo Inirio si trova invece molto poco. Sarà perché gli stampatori sono sempre stati considerati figure di secondo piano e forse anche schive per loro indole. Forse non a caso sceglievano di esprimere il loro talento nel buio della camera oscura. Può anche darsi che su Inirio sia stato detto poco perché si tratta di una persona ancora in attività. Quel che è certo è che è una figura storica dell’agenzia Magnum e che anche il suo contributo servì a rendere memorabile questa fotografia. Ecco qui a fianco le annotazioni di stampa, prese da Inirio stesso, sul provino della foto alla Hepburn scattata da Stock. Sono note su tempi di esposizione per enfatizzare o meno le varie zone della fotografia. Prova ad immaginarteli: fotografo e stampatore curvi sul tavolo che guardano la stampa di prova e discutono insieme sul risultato desiderato. Tecnica e gusto. Voglia di massimizzare il risultato, talento e misura. Un altro documento all’insegna del lavoro di completamento dell’opera, importante e necessario, da sempre assegnato ad una attenta e sapiente fase di post produzione.
Meravigliosa foto e splendida “Sabrina”
Grazie! Bellissimo e interessantissimo post. Non è molto diverso dal mondo cinematografico … quello su pellicola, pensando alle figure del regista, del direttore della fotografia e dello sviluppatore e stampatore. C’è un bel documentario intitolato Il Piccolo Giotto e i Giganti dedicato proprio a una figura mitica del cinema: quella di Enzo Verzini. Senza di lui non ci sarebbero capolavoro come La dolce vita, Otto e mezzo, Roma città aperta…
da profano della pellicola: ma come si fa in camera oscura a variare l’esposizione in maniera così selettiva?
..con le mascherature! 😉
c’è qualche risorsa internet (pagina, video, ecc.) che illustri questa tecnica? ho provato a fare una ricerca ma trovo tutt’altre cose (es. con parole tipo “maschera”, “fotografia”, “stampa” è più facile che vengano fuori le maschere di contrasto dei software di fotoritocco
A parte qualche ottimo libro, puoi trovare del materiale in rete se cerchi in inglese (darkroom, dodging, burning). Comunque intanto ti incollo qualche link:
http://staff.drewloker.com/dodgeburn.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Dodging_and_burning
http://m.youtube.com/watch?feature=related&v=F92D8zqN2B0
Ovvia, finalmente ha visto con i miei occhi ciò che fino a ieri era solo un’ipotesi: certo che ci vuole una gran perizia, visto che non c’è il CTRL+Z. Grazie mille per i link.