Giusto pochi giorni fa, in un post, parlavo di esposizioni multiple ed a questo proposito voglio segnalarti un bel progetto che si basa proprio su questa tecnica.
Si tratta dei ritratti realizzati da Christoffer Relander per il suo lavoro intitolato We Are Nature, una serie di immagini interamente realizzata con la tecnica della doppia o tripla esposizione.
Sono scatti in bianco e nero che Christoffer produce con un metodo semplice ed antico, scegliendo opportunamente soggetti e condizioni di luce per esporre più volte lo stesso fotogramma con la sua reflex.
Sebbene Relander faccia uso di una macchina digitale, che di fatto “miscela a posteriori” le immagini, il procedimento ed anche l’atteggiamento artistico sono gli stessi che verrebbero usati con una fotocamera a pellicola che impressiona più volte lo stesso fotogramma sul negativo.
Relander dichiara che non c’è lavoro di postproduzione se non un normale aggiustamento di luminosità e contrasto, insomma qualcosa che tutti possiamo provare ad emulare o da cui magari anche prendere spunto per nuove idee.
Image credits: Photographs by Christoffer Relander
brilliant work.
Accidenti, lo avevo scoperto qualche settimana fa e ne volevo appunto parlare anche sul mio blog. Mi hai anticipato 🙂
Solo un appunto. Il paragone tra la multi-esposizione su pellicola e quella su digitale è affascinante ma purtroppo molto forzato, anche da parte dell’autore stesso. In pellicola realizzare questi scatti è un’impresa quasi impossibile, per luci e posizionamenti perfetti. Ci vorrebbero come minimo centinaia e centinaria di tentativi (tra primo e secondo scatto), per non parlare di tutta la serie più o meno evidente di ripuliture e risistemazioni in post-produzione digitale, a partire dal ritaglio sfaccettato dei contorni. Il risultato è comunque eccezionale.
Hai ragione Sandro, con la pellicola sarebbe veramente difficile, molto difficile.
Però nel passato ci sono stati esempi di questo tipo, sicuramente frutto di molti tentativi ma anche di grande maestria.
Beh, a questo punto però mi aspetto comunque il post sul tuo blog!
🙂
Hai ragione, mi viene in mente un fotografo americano che operava principalmente tra gli anni ’60 e ’80 in grado di realizzare sovra-impressioni perfette su pellicola e in camera oscura senza Photoshop. E’ uno dei miei modelli di ispirazione per il surrealismo fotografico (quello vero!), Jerry Uelsmann.
Sai, tengo molto a questo argomento, perché seguo la stessa spinta tecnico-artistica. Questa tavola (http://www.sandrorafanelli.com/phantasmagoria-7.html) che feci un paio di anni fa, ha in effetti molti elementi di somiglianza con qualcuna di Relander.
Assolutamente si! Devo dire che ammiro i tuoi risultati e mi piace in particolare l’approccio che proponi quando dici che “queste immagini non rincorrono la ricerca dello stupore immediato ma si rivelano lentamente a chi si sofferma ad osservarle”.
Molto bello, un lavoro ed una ricerca decisamente interessanti e coinvolgenti. Complimenti.
processi creativi molto fascinosi!
Molto molto interessante… chissà, magari potrei provarci, anche se dubito di riuscirci, con la post produzione sono un disastro, con la pellicola poi non ci ho mai provato, quelle poche volte che è capitato è stato un puro caso dovuto all’aver dimenticato di fare avanzare la pellicola.
Ciao, Pat
Pat… non CI resta che provare…
🙂
Io non ci credo che fa tutto aggiustando luminosità e contrasto: qui ci sono degli aggiustamenti locali … se no come fa ad ottenere quei contorni così netti sul profilo dei volti ? Comunque bravo, foto molto belle e creative !