Il ritratto di un fotografo è una sorta di cortocircuito, un cerchio che si chiude. Quando poi il fotografo è un grande maestro, un protagonista della storia di questa forma d’arte, allora l’immagine assume un fascino tutto speciale, almeno per me.
É il caso di questo ritratto di Eugene Atget, il grande fotografo francese che visse a cavallo tra ottocento e novecento, considerato da molti come uno dei padri della fotografia moderna.
Fotografò per oltre trenta anni la sua Parigi, un lavoro immane di oltre 10.000 negativi (che per i tempi erano un’infinità) teso a documentare una città che si stava trasformando, modernizzando, e che Atget fissava non tanto con atteggiamento artistico quanto con un approccio che potrebbe essere definito come commerciale. Molti suoi scatti erano infatti realizzati per fornire materiale ai pittori ed agli illustratori di libri sulla città.
In questa sua ricerca Atget espanse le possibilità della fotografia e sviluppò un suo linguaggio fatto di poesia ed estetica formale che lo consacra tra i più importanti artisti della storia della fotografia.
Ed eccolo qui Eugene Atget, dopo quasi un secolo, qui sul tuo monitor.
Guardalo negli occhi, mentre si sta facendo fare un ritratto da Bernice Abbott in un bel pomeriggio del 1927.
Un cortocircuito con i fiocchi.
Il fotografo fotografato
04/02/2013 di Pega
che bella spiegazione, profonda, semplice ma al tempo stessa ricca di sfumature e significati che si intersecano; nel leggere il tuo pensiero ho avuto un bel corto circuito mentale, e poi questa faccenda del fotografo fotografato la trovo affascinante…
Grazie.
Azzeccatissima la definizione di corto circuito! Anch’io trovo molto affascinanti le fotografie dei fotografi.
una faccia da poesia…