C’è una frase che Cartier Bresson disse a proposito del suo approccio alla fotografia: “Una volta che la foto è scattata non sono tanto interessato a cosa succede dopo. Del resto non tutti i cacciatori sono cuochi”.
E’ il punto di vista di un grande maestro, sicuramente rispettabile ma che personalmente trovo troppo “predatorio”, innaturale da condividere.
Di sicuro l’attimo dello scatto, “l’istante decisivo”, come lo chiamava Bresson, è un elemento portante di molte fotografie… ma non sempre.
A volte la “creatura” viene solo concepita in quel momento. Poi deve svilupparsi, modificarsi, crescere e maturare, nelle fasi che seguono.
Secondo me, dalla scelta del taglio al trattamento di sviluppo, sia dentro alla tradizionale camera oscura o davanti al computer nei processi digitali, il fotografo, nella veste di cuoco e non più di cacciatore, continua ad esercitare la sua spinta creativa, fino a tirar fuori l’opera finale.
Certo, è il mio punto di vista, ed è solo un esempio di come si possa affrontare la fotografia in modi diversi, secondo diverse filosofie ed approcci.
Il bello è che nessuno di questi deve per forza escluderne un altro e si può tranquillamente, ed anche contemporaneamente, esplorare terreni differenti, crescendo e divertendosi.
E tu come ti senti? Cacciatore o cuoco?
🙂
È verissimo quello che dici, che il processo creativo si evolve e si pratica anche ben dopo lo scatto, ma -secondo me- Bresson, tra i pionieri della “purezza” dello scatto, ha avuto veramente un dono, quello di “cogliere l’attimo” (penso alla foto dell’uomo dell’uomo che salta la pozzanghera, o al ciclista che appare dietro il dedalo di scale o i bimbi in fila che attraversano…). La bellezza dei suoi scatti è veramente intrinseca all’attimo fuggente, protagonista di ogni fotogramma.
Per lasciare il rullino al laboratorio ed aspettare le sampe il cacciatore deve essere anche ricco ! (o cacciare pochissime prede scelte !)
Una botta e via? questione di gusti.
Personalmente mi sento almeno cacciatore quanto mangiatore: una volta fatte le foto le miro e le rimiro, spesso per concludere che potevo fare meglio, e non sciupare le parti migliori con i pallini, a volte per realizzare che sono venute bene anche crude. In cucina mi sento veramente un dilettante, ma ci provo.
A giustificazione dell’affermazione dell’amico Henri potremmo direi che le sue prede preferite, il genere da lui praticato, in qualche modo necessitava di essere consumato alla tartara.
Sì hai ragione, alla tartara!
😀
… In entrambi i ruoli mi ci ritrovo! 😉