È la foto di un ragazzino in bici.
Sembra un po’ incerto ma l’espressione è di impegno, quasi di una certa fierezza. È la sua nuova bici, una bicicletta “come quella dei grandi”, altro che il vecchio triciclo. Camicia a quadri e pantaloni corti. Una curiosa fascia bianca gli orna la testa, è con buona probabilità il segno di un recente “passaggio a cresima”.
La composizione è semplice, pulita. Sulla sinistra una finestra chiusa, in basso a destra una piccola presa d’aria nel muro dell’edificio che il ragazzo sta costeggiando. Non c’è altro.
Sapore d’estate e di tanti anni passati. Siamo a Firenze, intorno al 1940.
Non sono sicuro sull’autore di questa foto che adoro. Molto probabilmente la scattò mio nonno, anche perché quello in bici… è mio padre.
🙂
A great capture!!! A wonderful story.
il Ricordo è analogico! 😛
è un piccolo capolavoro!! buona domenica!:-))
che delizia1 adoro vedere gli scatti arcaici, soprattutto di famiglia 🙂
Ho fatto vedere questa foto a i mi babbo…
Dice che quella curiosa fascia bianca significa che quel bambino è passato a cresima.. Magari la bicicletta è il regalo!!!
I mi babbo è passato a cresima nel 1941
Accidenti, mi sa proprio che hai ragione. Chiederò conferma. Fantastico, magari si scopre che son stati a catechismo insieme!
meraviglia!
Hanno tutto un gusto speciale queste foto di una volta, analogiche e un po’ consumate. Non riesco a non pensare che un file digitale, per quanto perfetto, non avrà lo stesso sapore fra 50-60 anni.
Il gusto del “ricordo analogico”, per dirla in sintonia con atelierbeitalnur 🙂
Una magia.
“Passato a cresima” è un’espressione che non avevo mai sentito, bella! Dà l’idea del rito di passaggio, infatti. (Le scarpine e le calzine bianche avvalorano l’ipotesi).
La foto mi conferma quello che ho sempre pensato: guardando i ritratti di famiglia si scopre che quasi tutti sapevano fare le foto, magari non in piena consapevolezza, ma spesso con buoni risultati. Forse perché fare le foto era riservato ai momenti importanti e ci si metteva tutto l’impegno necessario, non so. Insomma, a me sembra che anche i babbi non appassionati della fotografia facevano foto belle che a distanza di anni fanno fare piccoli salti anche agli estranei.
(Poi, certo, ci sono cassetti pieni di teste tagliate, corpi a metà, lembi di cielo, pezzi di lago insignificanti… ;-).
Sì. La foto era una cosa importante, ci si impegnava.
Ogni scatto implicava un costo, un aspetto non irrilevante. Sembra banale ma questa faccenda del costo ha, secondo me, un ruolo fondamentale.
Era una fotografia meno consumistica, meno quantitativa. I risultati non sempre sconvolgenti ma spesso con uno spessore che la fotografia “usa e getta” non manifesta molto.