Robert Capa diceva: “Se le tue foto non sono buone vuol dire che non sei abbastanza vicino al soggetto”. Hai mai pensato a quanto è importante la distanza fisica che separa il fotografo dal soggetto e quanto ciò contribuisca a quello che la foto comunica?
La distanza effettiva è un elemento che in qualche modo influisce sul risultato della fotografia perchè “l’obiettivo osserva in entrambe le direzioni” e più si è vicini più si entra inevitabilmente a far parte della scena.
Fotografare una persona da lontano non è la stessa cosa che farlo a distanza ravvicinata, non c’è teleobiettivo che possa sostituirsi alla componente fisica dell’evento.
Non voglio dire che sia sempre e comunque meglio essere vicini al proprio soggetto, intendo solo sottolineare la differenza che c’è tra le due situazioni.
Da lontano si ha distacco, freddezza, minore coinvolgimento… con il teleobiettivo si è al di fuori della scena, è un’osservazione asettica, non ci si intromette, non si introduce alcun elemento di disturbo… il soggetto può rimanere inconsapevole e non tende a coinvolgere il fotografo.
Da vicino si è invece “insieme” al nostro soggetto, partecipi della scena con tutto quello che ne può conseguire. La foto a distanza ravvicinata obbliga il fotografo a manifestarsi, a rendere esplicite le sue intenzioni, a farsi a sua volta osservare.
Anche quando il soggetto è una cosa inanimata, la foto a distanza ravvicinata ha un sapore diverso. Mentre si fotografa si percepiscono i dettagli, a volte suoni ed odori, si coinvolgono insomma anche gli altri sensi… e questo può rendere diverso l’atto stesso del fotografare e quindi anche la foto.
Scattare da vicino è poi a volte anche una vera sfida, specie con se stessi. E solo raramente ci si pente di averci provato.
🙂
Fotografare da vicino
24/02/2013 di Pega
Molto interessante quello che scrivi, si comprende la complessità dell’atto fotografico e l’importanza della continua interazione fra soggetto e fotografo. Non è così scontato pensare che possa essere così, cioè il vero fotografo, in sostanza, deve essere stato dentro alla sua foto, in qualche modo…! Grazie, a presto.
Ci ho pensato eccome, anzi continuo a pensarci e non posso che concordare, purtroppo capita spessissimo di non poter essere abbastanza vicini, che fare allora? Rinunciare alla foto? A volte si, a volte rinunciare e conservare l’immagine solo nella mente è la rispota, ma ci sono occasioni, momenti, immagini che nonostante tutto è meglio (per chi fotografa) fissare con uno scatto e pazienza se non sarà una delle tue foto migliori.
Sono d’accordo con te, quando la persona che stai per fotografare ti dà, con il suo sguardo, il permesso di fotografarla ottieni un ritratto vero.
quanto mi piace fotografare così, al volo, ma, a parte la difficoltà tecnica che ancora a volte non sono in grado di superare, non sempre i fotografati hanno reazioni simpatiche. Con ‘sta storia della privacy (che non c’entra nulla) ognuno si sente in diritto di dirmi ciò che posso o non posso fotografare, e come. Se posso non mene curo, alla mala parata cedo e cancello
però come la mettiamo col fatto che entrando troppo dentro la scena, la scena potrebbe essere perturbata? insomma, la trasposizione alla fotografia del principio di Heisenberg