Ogni tanto torno a rivedermela e la trovo sempre più affascinante. E’ una delle prime fotografie della storia, alcuni sostengono sia la prima in assoluto. Fu realizzata nel 1826 da Nicèphore Nièpce a Le Gras in Francia e mostra ciò che questo pioniere della “scrittura con la luce” aveva a disposizione: la vista dalla finestra della sua stanza.
Non si è sicuri che si tratti della prima foto in assoluto perché pare siano esistite almeno un paio di immagini appena precedenti a questa, andate però distrutte. Poco importa.
Per realizzare queste prime fotografie Nièpce utilizzò lastre di peltro cosparse di un derivato del petrolio denominato “bitume di giudea”. Si trattava di un materiale con la caratteristica di indurirsi alla luce e permettere così la successiva eliminazione delle parti non indurite, poi c’era l’inchiostrazione e la stampa finale su carta.
La sensibilità di questa primordiale tecnologia era bassissima e ciò costringeva ad esposizioni molto lunghe, come nel caso della foto sopra, realizzata in circa otto ore.
Che meraviglia eh?
La lastra originale è oggi conservata presso la University of Texas ad Austin.
La prima fotografia (reloaded)
13/08/2013 di Pega
Le ombre sono un po’ chiuse…!!
Ahahaha….
E c’è anche parecchio rumore… 😀
Comunque hai ragione, è sempre emozionante vedere la prima (fosse anche la seconda o la terza) fotografia della storia.
PS
A ben vedere manca anche un po’ di sharpening, giusto un filo.
😀 😀 😀
a parte che mi hai illuminato sull’esistenza del bitume di giudea, di cui ignoravo l’esistenza e che ho visto avere un sacco di utilizzi, tipo anche nel decoupage, mi rimane un dubbio “fisico”: in 8 ore, come è riuscito ad ottenere delle luci ed ombre così precise? cioè, intendo, la luce in 8 ore si sposta parecchio, quello che prima era in ombra poi diventa luce e viceversa, no?
Nelle lunghe esposizioni succedono cose che non sono sempre facili da prevedere, a volte nemmeno da capire a posteriori. Di sicuro é la luce che vince, disegnando un’immagine finale dove è chiaro nelle zone dove c’è stata più a lungo.
Sarebbe da provare a ricreare uno scatto del genere, magari con una macchina stenopeica ad apertura molto piccola.
fra le tante c’è da chiedersi anche come sia finita ad Austin…
comunque complimenti per la costanza – adesso ci aspettiamo il post di Ferragosto!
È finita ad Austin perché l’Università del Texas se l’è aggiudicata ad un’asta, considerandola un pezzo di gran pregio da aggiungere al proprio museo di storia della fotografia…. Che dire… Beati loro.