La stanza viene completamente oscurata. Non un filo di luce deve passare se non quella che si insinua da un piccolo foro circolare lasciato aperto in corrispondenza di una finestra. La proiezione riempie l’interno, ricreando l’immagine rovesciata di ciò che c’è fuori.
È dal semplice concetto di camera oscura che nasce Stenopes, il progetto di Romain Alary ed Antoine Levi che, integrando questa antica esperienza con le moderne tecniche del time lapse, realizzano brevi video all’interno di ambienti trasformati in gigantesche fotocamere stenopeiche.
I due hanno iniziato circa due anni fa nella loro cucina, spostandosi poi in diversi luoghi tra cui Parigi, dove hanno realizzato il video qui sotto.
Romain ed Antoine sono continuamente alla ricerca di location interessanti per il loro progetto. Se pensi di voler mettere a loro disposizione una stanza che si affaccia su un bel panorama, clicca qui per contattarli.
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Il progetto Stenopes
25/03/2014 di Pega
Spettacolare! Sempre Interessante Passare Qui!Ciao,65Luna
Grazie.
Sempre benvenuta.
Ciao!
Ma che spettacolo!!! Wow! Vorrei essere attaccata al muro del video e diventare parte di quella proiezione. Potrei contattarli per chiedergli se hanno bisogno di un pezzo di “muretto” ahah 🙂
Celebre il contributo di un grande fotografo argentino che cominciò molti anni fa a sperimentare questa tecnica e pubblicare dei lavori molto interessanti sui comportamenti della luce e le basi della fotografia, Abelardo Morell in Camera Obscura 😉
http://www.abelardomorell.net/photography/cameraobsc_01/cameraobsc_01.html
Grazie Sandro.
Magnifica la foto e grazie per avermi fatto conoscere questa tecnica 🙂 Ciauzzz
ma nel senso che ti spalmano le pareti di vernice fotosensibile e poi ti rimane appiccicata l’immagine lì? 😀 😀 😀
Ganza però come idea… 😀
ma quanto dura la singola esposizione? con un semplice buchino mi sarei aspettato tempi lunghi, ma i dettagli ripresi sono tali da suggerire tempi brevi – prodigi degli ISO stratosferici?
Ai tempi dell’analogico servivano esposizioni di ore ma adesso in effetti, con le altissime sensibilità concesse dal digitale, basta qualche decina di secondi. Se poi non basta, si può intervenire con esposizioni multiple combinate… Prodigi della tecnologia… 🙂