È forse questa una delle ragioni che rende la fotografia affascinante per così tante persone di tutte le età in tutto il mondo: “inquadrare e scattare è un po’ come indicare“.
Fotografare è un gesto istintivo, naturale, incredibilmente affine a ciò che tutti facciamo fin da bambini: è analogo a puntare il dito verso un oggetto o una persona ed è un messaggio universale, un segnale che va oltre le differenze di età o di lingua.
Dunque una persona che fotografa in qualche modo indica ciò che sta fotografando e lo si può constatare ogni volta che ci capita di indirizzare la nostra fotocamera verso qualcosa di un po’ insolito, notando come lo sguardo delle persone vicine, vada inevitabilmente a cercare l’oggetto dell’inquadratura.
Io questa cosa la sperimento spesso e so di condividere tutto ciò con chi, come me, ama fotografare cose insolite o apparentemente insignificanti come lo sono, in particolare, i soggetti pareidolici.
Non di rado penso a quanto sia intenso il potere “suggestivo” del fotografare quando, chino su qualche pezzo di qualcosa, sento lo sguardo curioso dei passanti che si chiedono “che cavolo fotografa quello”?
🙂
Hai perfettamente ragione: fotografare è indicare e condividere ciò che ci ha entusiasmato, in un modo o nell’altro.
Ciao Pegaaaaa 🙂
Grande Niko!
Grazie, ciao!
Ciauzzz 🙂
Bellissimo questo articolo! La penso proprio come te! In genere la domanda me la faccio quando vedo i giapponesi davanti al muro con la fotocamera, poi mi dico che in fondo, anche in un muro puó esserci l’arte. Sta all’occhio sensibile riconoscerne il potere.. 🙂
Vero. E’ come se fossero tutti lì a puntare i dito verso quel muro. E lo stesso accade quando gli altri guardano noi che fotografiamo qualcosa di apparentemente non degno di essere fotografato.
E’ proprio questo il bello della fotogtrafia che, come disse Dorothea Lange “è la disciplina che ti insegna a vedere anche senza la macchina fotografica”.
🙂