Il tempo è un fattore relativo, si sa. Davanti ad un capolavoro come Monna Lisa si può rimanere incantati per minuti, decine di minuti… forse ore.
Esperti d’arte e curatori di esibizioni sostengono che per poter davvero apprezzare pezzi del genere sarebbero necessari almeno dieci minuti di osservazione attenta, di contemplazione attiva, alla ricerca di dettagli e sensazioni. Eppure i monitoraggi più volte effettuati dimostrano che il pubblico, anche in condizioni di poco affollamento, si sofferma appena ed il tempo medio di permanenza davanti ad un quadro come la Gioconda è meno di trenta secondi. Più o meno come un veloce spot in TV.
Considerando quindi mezzo minuto per un capolavoro assoluto come un dipinto di Leonardo da Vinci, che succede nei casi di opere un po’ meno importanti, come magari quelle presenti in una esposizione fotografica o, ancora peggio, negli album online?
Insomma, questo del tempo che dedichiamo al “guardare e vedere” è spesso un tema poco considerato. Il tempo sembra sempre mancare e, sebbene si dimostri un elemento chiave, tutti tendiamo ad osservare le fotografie in modo rapido e superficiale.
Sarebbe invece importante riuscire a gustare le immagini che gli altri ci propongono, goderne osservandole nei dettagli, nelle caratteristiche ed anche valutarne la qualità, magari da angolazioni e distanze diverse quando esposte fisicamente.
E tu quanto ti soffermi ad osservare una foto? E quanto conta per te se è una stampa esposta in una galleria, pubblicata in un libro o è un’immagine digitale su uno schermo? Piccola, grande, ben illuminata o… retroilluminata. Per te fa differenza sul tempo che le dedichi?
E’ interessante ragionare sul tempo che da osservatori dedichiamo alle foto degli altri perché probabilmente è in una qualche relazione con quello che gli altri a loro volta dedicano alle nostre.
Impiego ben più di 30 secondi per osservare un quadro,ma anche una fotografia,tra tutti i supporti da te menzionati preferisco le mostre,adoro entrare in contatto con l’opera.il web è fantastico ma ci sono talmente tante immagini che diventa dispersivo,quindi il tempo dedicato all’osservazione diminuisce,il mio comunque va ben oltre i 30 anche se la foto non mi piace
Leggere le tue parole è consolante, fa sperare che in tanti abbiamo questo atteggiamento e fa pensare che forse le statistiche sono falsate, magari dal genere di opere si cui sono stati effettuati questi studi.
Del resto misurare quanto gli spettatori stanno in contemplazione di un’opera è abbastanza facile e da un certo punto di vista è davvero triste, specie se ragioniamo in termini di “media”.
Ciao! E grazie del tuo contributo.
Per quanto mi riguarda dipende dal tipo di immagine che mi trovo davanti.
Penso (opinione strettamente personale) che la possibilità che tutti hanno di scattare una foto a qualsiasi cosa sia l’aspetto migliore ma anche peggiore per la fotografia stessa, dato che si rischia di creare una sovraquantità di immagini molte “inutili” (foto della propria colazione, i cosiddetti “selfie” ecc…).
A queste ultime dedico poca attenzione, dando solo un’occhiata veloce, mentre su altre (o sui quadri stessi ovviamente) mi soffermo molto di più.
Anche perché penso sia giusto concedere ad un’opera (visiva, scritta o anche uditiva, come una canzone) una quantità di attenzione più o meno proporzionata alla cura con cui essa è stata creata.
Hai assolutamente ragione. Il problema diventa il saper discriminare ed acquisire la capacità di cogliere, in mezzo a questa grande quantità di immagini che ci vengono proposte, quelle che davvero ci trasmettono qualcosa. Il fatto è che se questo “qualcosa” non ci giunge “in tempo”, ce lo perdiamo. Discorso controverso eh…
Grazie del contributo, è una bella questione 🙂
vero quello che dici: al tempo stesso, con le foto, mi accorgo che mi lascio guidare molto dall’istinto. su una foto che mi piace, ma che mi piace davvero, sto anche dei minuti, a immaginarmi lo scatto, osservare i particolari, studiarla. ma quella scintilla scatta – deve scattare – nei primi due, tre secondi. altrimenti non è amore, non è stupore, è puro e semplice studio.
Difficile prendere per oro colato le statistiche o i sondaggi. Se uno facesse un calcolo sul passaggio e interesse della gente che entra al Louvre potremmo star tranquilli e pensare che la maggior parte ha un profondo interesse per l’arte. Non è così poiché fra i pochi interessati reali ce ne sono altri che sono lì perché hanno acquistato un pacchetto turistico alla loro agenzia di viaggi che spazia dalla visita al Louvre allo shopping da Prada…
Non è neppure vero che davanti alla Gioconda non ci sia affollamento di curiosi (non di veri amanti) poiché la Gioconda è l’icona del Louvre e quindi più pubblicizzata mentre davanti alla Vergine delle Rocce, forse superiore alla stessa Gioconda c’è molto meno …
Per quanto riguarda il resto , non fa neppure testo quanti minuti si ferma il pubblico difronte ad un’opera di arte visiva (che sia fotografia o altro) Se uno impiega 10 minuti a leggere uno scritto critico di accompagnamento e un secondo distratto a guardare l’opera non fa testo, e neppure se poi impiega 20 minuti a parlarti dell’opera per interposto giudizio….ancora peggio.
E’ solo un modo per ostentare una cultura o un modo salottiero di essere aggiornati. Ma la sensibilità e la capacità di comunicazione con l’opera è altro.
Ho visto gente che si è dichiarata ignorante davanti ad alcune opere che secondo loro non capivano, ma guarda caso davanti alle opere stesse che dicevano di non capire, avevano tipi reazioni differenti, ma sicuramente emotive, sia nel bene che nel male. E’ l’indifferenza che deve fare paura….e spesso al di là delle parole che sembrano aver compreso tutto 🙂
Personalmente in un museo posso rimanere anche più di venti minuti davanti ad un’opera se entro in ‘empatia’ con l’opera stessa e diventa anche difficile gestire le mie emozioni. Mi è successo al Museo Belvedere davanti alle opere di Schiele e non è che le opere vicine di altri pittori famosi fossero meno rilevanti.
Mi è successo ad Arles durante il festival della fotografia vedendo le fotografie di Diane Arbus (quasi un pugno allo stomaco vedendo i soggetti e la realtà che rappresentava) e davanti ad altri ma ancora con altre emozioni differenti e curiosità per la bravura di captare immagini secondo la propria visione.
Complimenti per l’argomento postato. Molto interessante !
Grazie, ti ringrazio in particolare per gli esempi che hai riportato. Un gran bel contributo al tema.
A presto.
Ciao Pega, come al solito centri dei punti nodali. Per le opere d’arte tradizionali non saprei dirti, le osservo per una decina di minuti, forse di più, non ho mai contato, ma so che dopo un po’ mi sento male o totalmente inutile.
Per le foto credo che il colpo d’occhio sia la misura del tempo per “vendere”. Questione di secondi. In questo l’essere in bianco e nero, quindi dare spazio a una maggiore geometria, aiuti a trattenere lo sguardo del pubblico. Gli album su flickr neanche si guardano più. Con la nuova impostazione a infinite scroll, si gira la rotella e non si vede niente.
In mezzo ci possono essere foto di Cartier-Bresson o di chi vuoi, non conta. Non conta la qualità della foto se tutto intorno è un disastro, per far soffermare il pubblico. È di grande importanza infatti l’esposizione fotografica con poche foto (20, 30) ben stampate, ben ingrandite e ben collocate nello spazio.
Sullo schermo del pc domestico una foto perde il 90% della sua capacità fascinatoria.
Beh Lidia, che dire. Sottoscrivo quello che dici, su tutta la linea. Parallelo tra vedere e vendere compreso. 🙂
Ciao!
“Vedere”, scusa, non “vendere”, anche se in questo caso quasi quasi i due termini si potrebbero sovrapporre.
Non mi ricordo di aver mai guardato l’orologio quando qualcosa mi interessava. A dir la verità, nemmeno quando non mi interessava. C’è infatti un tempo interno ed uno esterno. A quale ti riferisci? Quello interno può essere infinito e non è quindi misurabile; quello esterno .. a chi serve misurarlo? Magari (parlo per me ovviamente) conta di più quante volte guardo e riguardo l’immagine (o l’opera d’arte). Se arrivo a farla entrare addirittura in un sogno. Se mi cambia i parametri percettivi. Certe foto le ho viste solo sullo schermo di un pc (per causa ovviamente maggiore). Beh, la forza dell’immagine ha comunque sortito il suo effetto. Pur stampando le mie foto in grande formato su baritata (il top dell’esperienza sensoriale), non è quello che mi fa la profonda differenza. Ma la relazione che instauro con essa, dallo scatto alla stampa. Se è desiderata.. allora c’è; e per sempre.
Bella ‘sta cosa del tempo interno ed esterno, molto. Del resto la relatività del tempo é cosa assoluta.
Grazie del contributo, ciao!
Una bella domanda. Il tempo è relativo al primo impatto dell’opera (foto o quadro che sia). Ci sono foto che mi respingono subito, ma a volte proprio per quello le osservo più attentamente, inutile dire che quelle che invece colpiscono positivamente sono oggetto di più attento esame. Sicuramente le mostre sono il luogo migliore anche per la predisposizione all’osservazione insita nel visitarle.
Anch’io credo che, alla fine, la buona vecchia esposizione di stampe in un luogo adatto (mostra) sia la modalità che più aiuta l’osservatore a concentrarsi e dedicarsi all’osservazione delle opere.
Sono però anche convinto che possano esistere altre modalità, magari alcune ancora da inventare…
🙂
Assolutamente. Internet ad esempio accorcia le distanze, quando non puoi recarti in mostre lontane, ma permette anche, con pro e contro, di ampliare l’offerta di immagini. Quelle da inventare arriveranno, sono assai curiosa di cosa saremo capaci di inventare
L’ha ribloggato su Ultima spiaggia dei sognie ha commentato:
Quanto tempo ci vuole per “vedere” una foto? …
bella domanda! a me ci vuole tanto tempo, io cerco di “vedere … oltre” … in questo blog vi consiglio di aver tempo … una volta entrati gli articoli vi rapiscono… bell’blog per gli amanti della fotografia.