Qual’e la capacità, la responsabilità creativa e tecnica più importante rimasta oggi al fotografo? Cos’è che le fotocamere non sanno ancora fare da sole, adesso che anche qualunque smartphone o compattina riesce a gestire perfettamente fuoco, colore, tempi ed esposizione?
È solo il contenuto, espresso attraverso la scelta dell’inquadratura, ciò che ci è rimasto. La composizione è l’ultima frontiera tecnica al momento dello scatto, poi ci sarà solo la manipolazione a posteriori.
Pensaci un attimo: la scelta di come inquadrare il soggetto, cosa escludere dal fotogramma e come comporre l’immagine, è l’unica sopravvissuta tra tutte le scelte creative che un tempo spettavano solo al fotografo. Erano decisioni soggettive, responsabilità non banali che costringevano a studiare, capire ed imparare, erano espressioni di libero arbitrio. Oggi è rimasta solo la composizione ad essere sempre e comunque nelle mani di chi fa la foto.
Naturalmente potrai dirmi che si può scattare in manuale e che è ancora il fotografo ad individuare il soggetto e scegliere cosa o chi ritrarre, ma resta il fatto che gli automatismi hanno tolto a molti fotografi una bella fetta di responsabilità, lasciandoci solo quest’ultimo baluardo della creatività, un ambito decisionale che può rendere uno scatto bellissimo o banale, quasi a prescindere dal soggetto.
Ed è forse questo il punto. La composizione è l’ultima fortezza perché è la più alta e complessa delle questioni. Basta dare un’occhiata a quanto è stato scritto e pubblicato al proposito, per capire che non si tratta di un aspetto facile da affrontare. Di teorie e regole ce ne sono tante, dalla sezione aurea alla regola dei terzi, dal decentramento del soggetto alle teorie Gestaltd, ma la magia dell’immagine resta sfuggente, spesso legata proprio alla violazione di alcuni schemi precostituiti.
Chissà se queste considerazioni rimarranno valide a lungo. Non ci giurerei. Anche la libertà di composizione è a rischio e forse è una frontiera già parzialmente violata. Esistono infatti già fotocamere che impediscono di scattare se l’orizzonte è inclinato e si occupano di selezionare automaticamente lo scatto “migliore”: quello in cui tutte le persone del gruppo sorridono…
😐
Io sono convinto invece che questo resterà l’unico elemento non definibile dagli automatismi (a meno di pensare che tra qualche anno ci saranno dei replicanti che simuleranno gli umani anche nei comportamenti). La composizione e ‘l’occhio’ nessuna tecnologia o automatismo potrà mai sostituirla pee nostra fortuna. Sono questi dopotutto gli elementi che hanno contraddistinto i grandi autori ben oltre le capacità tecniche , perchè come diceva Cartier Bresson, le foto si fanno con gli occhi e col cuore.
Eh sì, hai perfettamente ragione, come ne aveva il buon vecchio HBC.
🙂
Grazie del contributo, ciao!
uh mamma che bellezza quella tua foto à-la-escher! (http://goo.gl/DmxuhB)
in generale, in ogni caso, sottoscrivo in pieno lois (e spero che abbia davvero ragione! che io mica so se riesco a rinunciare alle mie pose con macchina inclinata a 45 gradi… 🙄 )
Grazie del complimento. Ammiro molto Escher 🙂
Spero proprio che almeno questo lo lascino al libero arbitrio di chi scatta la foto, altrimenti non ci sarebbe più soddisfazione a mio parere!!!
La tua foto è splendida, fa proprio venire le vertigini a guardarla 🙂
Ciao, buona serata. Pat
Grazie Pat!
Grazie a te!!
Prova a far sorridere questa scala, o a capire dove sia l’orizzonte, qui.
Quelle macchinette impazzirebbero, spero.
🙂 Chissà, magari un giorno però potrebbero anche arrivare a creare opere che il nostro cervello “inferiore” non riuscirà ad afferrare…
😀
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Ciao!
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La composizione, l’inserimento degli elementi in una foto e come vengono gestiti è, a mio parere, la pura trasmissione di emozioni che vogliamo trasmettere con quello scatto. Qualsiasi strumento meccanico potrà rendere le nostre foto sempre più perfette, ma solo il nostro occhio ed il nostro cuore possono far arrivare un’emozione….
Dani
Per ora è assolutamente vero quello che dici.
Confidiamo che rimanga così…
🙂
Forse con l’aumentare della capacità di calcolo queste macchinette potranno seguire delle regole pre-impostate, prima o poi. Ma impareranno a infrangere queste regole quando serve a comunicare un’emozione non codificata a priori? Chissà, io sono vecchietto abbastanza per ricordarmi quando parlare di una macchina foto che mettesse a fuoco da solo era fantascienza…
robert
PS: sconvolgente questa scala!
È vero. L’avvento dell’autofocus fu una delle tante fasi percepita come l’arrivo di un’alienazione. È un po’ è stato così fin dai primordi, forse dai tempi delle prime Kodak “per tutti”.
Sulle capacità di elaborazione future vedremo… Anzi “rileggeremo” cosa stiamo scrivendo adesso, e valuteremo a posteriori… 🙂
Grazie, ciao!
Sotto certi punti di vista gli automatismi hanno tolto un po’ di responsabilità, ma anche un bel po’ di autonomia – ad esempio, con smartphone&co. sulla scelta del punto di messa a fuoco governa la macchina, non il fotografo. Ho il sospetto che lo stesso potrà verificarsi quando qualcuno ci vorrà convincere che le macchine sapranno anche comporre… nel migliore dei casi avremo l’omologazione, nel peggiore la frustrazione!