Nero. Nero profondo, profondissimo; abissale.
Quel nero solido, pesante e vertiginoso che si trova in certe fotografie, come ad esempio le stampe di alta qualità che si possono vedere in qualche mostra, ha qualcosa di speciale.
L’impatto del nero che si percepisce in alcune delle più belle tecniche di stampa si descrive difficilmente a parole, ma senza dubbio dona una grande potenza all’immagine. Niente a che vedere con lo sbiadito “scuro” che si trova in molti libri e riviste o peggio ancora nelle immagini viste sui monitor.
Del resto il nero è stato la dannazione degli stampatori per lunghissimo tempo e molte tecniche sono state sviluppate nel corso della storia della fotografia proprio per cercare di dare forza e profondità alle ombre: dal costosissimo platino/palladio di un tempo, al duotone inventato per l’editoria degli anni cinquanta, alla odierna stampa inkjet evoluta, il tutto per cercare di assicurare un risultato paradossale: la perfetta e fedele riproduzione del niente.
Sì, perché in effetti il nero è il niente, l’assenza di luce e colore. Il nero è il vuoto assoluto.
Insomma, tutti questi sforzi per “nulla”.
🙂
Ma quanto è bella questa fotografia!
“la palla non cade, non rotola nonostante l’inclinazione del piano\pavimento. E il suo nero intenso è un occhio attento”.
tutti questi sforzi quando, con le macchine fotografiche di qualche anno fa, era sufficiente dimenticarsi il tappo sull’obiettivo per ottenere un nero perfetto 😀 😀 😀 (minchia – perdona la finezza – quante foto mi son giocato in quel modo!…).
🙂 pure io! 🙂