Un vecchio detto recita che “la meraviglia è figlia dell’ignoranza e madre del sapere“. Ci penso spesso quando sento le esclamazioni che accompagnano lo svelarsi di una stampa Polaroid poco dopo lo scatto.
È vero che il digitale ci ha portato un’immediatezza senza precedenti, eppure le immagini che siamo abituati a vedere subito sul piccolo display della fotocamera digitale, mancano di qualcosa: sono come incomplete, immateriali, non “maneggiabili”.
La fotografia stampata, quel piccolo oggetto che puoi tenere tra le dita, avvicinare, annusare, appendere o passare ad un’altra persona, continua ad essere qualcosa di differente, delicato e prezioso, anche nell’era digitale.
Nonostante esistano da tempo piccole stampanti digitali portatili, nessuno le usa ed in genere sono state dei flop commerciali. E così capita che lo “sbucciare” un’istantanea fatta con la vecchia Zietta Polaroid, divenga un piccolo evento, un’esperienza che molti nativi digitali hanno solo sentito raccontare.
“Così veloce?”, “come funziona?”, “ma è bellissima!”, “dentro c’è una stampante ad inchiostro?”, “davvero esistono ancora?”, il repertorio è lunghissimo.
La Polaroid, con la sua totale immediatezza, continua a rappresentare una cosa a sé, quasi una tecnologia ferma in una bolla temporale e culturale, ed in qualche caso è bello sentirsi raccontare gli sforzi fatti per entrare in possesso ed imparare a conoscere queste meravigliose macchinette dopo averne vista una all’opera.
🙂
Incredibile, l’hai già stampata!
09/09/2014 di Pega
“Dentro c’è una stampante a inchiostro” è semplicemente fantastica …. 🙂
anticipato sul sottolineare che “dentro c’è una stampante ad inchiostro?” è CULT.
Un po’ come leggere un libro.
La carta, il suo profumo.
Remind me – patrice rushen
😀 … Magia…
Ma…quanti megapixel? 🙂
robert
PS: si, è vero io sono innamorato delle Polaroid, adopero ancora la 340 che era di mio papà!