Art ain’t easy… but autocritic is way harder…
Come riuscire ad essere un po’ più autocritici?
Ogni tanto torno su questo argomento ed oggi voglio riproporlo, dato che lo trovo sempre valido, specie quando sì tratta di valutare il proprio lavoro fotografico.
È un ragionamento sul valore comunicativo ed emotivo che può avere una fotografia, un processo per dare un giudizio il più possibile “meditato” ed obiettivo sui nostri scatti.
Il fine di questa sorta di “autovalutazione” è quello di cercare di sviluppare un maggiore senso critico per scegliere a quali foto dedicare maggiore attenzione, ed è così che ho provato a raffinare un semplice criterio che si basa sul seguente fondamento: la foto deve essere interessante e “funzionare”, dai tre punti di vista.
Tre pilastri che “sostegono” la foto.
Il primo è il punto di vista del fotografo stesso. Se io non sono soddisfatto della foto è inutile andare avanti. Devo sentire che in qualche modo l’immagine ha per me un significato, mi trasmette qualcosa, insomma “funziona”. Il punto di vista del fotografo, come osservatore del soggetto ripreso, deve essere soddisfatto in termini estetici, tecnici ed emotivi.
Il secondo punto di vista è quello del soggetto ritratto. A qualcuno potrà sembrare un’assurdità, specie nel caso dei soggetti inanimati, ma la mia idea è quella di personificare comunque il soggetto ed immaginarne il suo punto di vista come elemento fotografato. Si dice che in fotografia il fotografo guarda il soggetto attraverso l’obiettivo ma, in realtà, anche il soggetto guarda il fotografo attraverso la stessa lente, ed è tutto qui il secondo pilastro: in qualche modo ci deve essere una reciprocità, una storia sostenibile e percepibile, che renda il punto di vista del soggetto interessante e caratterizzante questo aspetto della foto.
Terzo ed ultimo punto è quello dell’osservatore, del fruitore della foto… del pubblico (anche solo potenziale) insomma.
Dal suo punto di vista l’osservatore finale cosa troverà nella foto? Se la foto ha un senso solo per i primi due elementi di questa analisi ma non per il terzo, la foto non funziona comunque. E’ il caso di scatti che hanno un grande significato emotivo per chi li ha scattati ma nessun messaggio per un estraneo che vede quella foto.
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Esistono sicuramente molti altri modi di approcciare la questione e non nascondo che mi piacerebbe molto conoscere quali processi (coscienti) usano i grandi fotografi o gli editor che selezionano le opere per pubblicazioni o mostre. Quindi, rifacendomi ad un vecchio post, non escluderei che la mia domanda ad un fotografo che stimo, nell’ipotesi provocatoria di poterne fare una soltanto, potrebbe essere proprio: “come valuti il valore artistico e comunicativo di una tua foto”?
Bellissimo redazionale.
All i’m sayin’ (original mix) – allovers feat. Lisa shaw
Sempre utili i tuoi consigli, grazie 🙂
Buona giornata, Patrizia
Grazie Pat, anche se più che consigli sono mie riflessioni… Magari non sempre adatte anche agli altri.
Ciao!
il quarto è il treppiedi. 😛
😀
Ho passato diverse ore a decidere quali foto presentare ad un concorso: da 100 sono passata a 20 poi a 7 e ora ne devo scegliere 4. Le domande che mi faccio sempre sono: mi piace? cosa racconta? ora mi chiedero’ anche cosa pensa il soggetto: e’ un’interessante punto di vista, molto innovativo. Grazie,65Luna
Beh, allora ti devo dire di aspettare a fare la scelta finale, almeno fino al post di venerdì… 🙂 🙂 🙂
Non posso…domani devo consegnare le foto!!! Ora sto un po’ qui poi riprendo la scelta, sto facendo la cernita da circa tre ore….Sorriso,65Luna
Beh, forse è meglio così 🙂
In bocca al lupo!
Grazie, e’ l’esame del primo corso…ci tengo molto visto che sono una delle migliori!!!!! Ti faro’ sapere, se vuoi! Serena serata,65Luna
Eh beh, ora che me lo hai detto mi devi tenere informato 🙂
Aspetto fiducioso!
Ciao!