Sì, riprendo un vecchio post che parla di allenamento e perseveranza, un atteggiamento ben applicabile anche alle discipline artistiche, ma che molti fotografi non concepiscono affatto.
Sono passati un po’ di anni da quella primavera del 1982.
Ero sceso dagli spalti che circondavano il campo da tennis, dove si era appena concluso l’incontro di un torneo internazionale. Ne era uscito vincitore un personaggio che pochi ricordano ma che al tempo era tra i primi dieci al mondo e tra i miei preferiti: l’americano Vitas Gerulaitis.
La partita, contro un avversario non forte, si era rivelata comunque dura per lo statunitense, ormai non più giovanissimo. Lo vidi allontanarsi stanco, con un asciugamano sulla testa, accompagnato dal suo coach. Imboccarono un vialetto del circolo che non portava agli spogliatoi, la cosa mi incuriosì e decisi di andare a vedere.
Seguendoli a distanza arrivai sul bordo di un altro campo da tennis, un campo secondario da allenamento, senza spalti nè gradinate.
Gerulaitis aveva iniziato a palleggiare con il suo coach.
Stava facendo pratica.
Era il giocatore più forte del torneo, tra i primi della classifica mondiale, aveva appena vinto un incontro ma evidentemente c’era qualcosa da sistemare. Doveva far pratica, doveva far pratica del rovescio.
Il coach gli porse un’infinità di palle, tutte per il rovescio. Gerulaitis colpì rovesci per un’ora buona. Tutti uguali, sembrava una macchina.
Come me alcuni altri spettatori rimasero a vedere, zitti ed a bocca aperta.
So che per molti questa storia non avrà un gran significato. E’ un po’ come quando si fanno vedere le foto delle proprie avventure o vacanze a chi non c’era… difficile che possano trasmettere pienamente le sensazioni che si sono provate. E poi mi chiederai cosa c’entra tutto questo con la fotografia?
Beh, credo ci sia una lezione in questa storia ed è l’importanza di un allenamento costante se si vuole essere in grado di ottenere dei veri risultati.
Un campione, un professionista, decide nel bel mezzo di un torneo di fare pratica, di esercitarsi nel rovescio come un principiante. Un fotografo può avere un atteggiamento diverso? Non è forse anche per noi la pratica la chiave per essere in grado di esprimersi al meglio, di cogliere quel momento decisivo, quella luce, senza pasticciare con tappi di obiettivi, treppiedi e comandi della macchina fotografica?
Ah, Gerulaitis superò gli incontri successivi, arrivò in finale e vinse il torneo.
🙂
La grandezza della perseveranza capace di condurre ovunque si desidera arrivare.
Bellissima storia. E quella foto, vista dopo aver letto, assume anche colori diversi.
Sure Thing – St. Germain
hai fatto bene a riloadarti. un post molto bello.
Graz 🙂