Una volta il grande fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto disse: “However fake the subject, once photographed, it’s as good as real” (per quanto falso possa essere un soggetto, una volta fotografato sarà come reale).
La fotografia è inganno, la sua natura puramente visiva ma priva della terza dimensione, rende grande il margine per errori ed incomprensioni, la fantasia è libera di proiettare e gli equivoci sono sempre possibili.
Il fotografo può giocare con l’equivoco, divertirsi a cercarlo ed usarlo a suo piacimento, ma può anche caderne vittima.
È dunque l’equivoco il tema che ti propongo per questo weekend assignment. In questi giorni prova ad usare la tua fotocamera sfruttandone le capacità ingannatrici, provando però ad andare oltre. Sfrutta, ad esempio, un gioco di luce per trasformare un soggetto in un altro, scegli un’inquadratura parziale per far credere ciò che non è, oppure scegli una metafora visiva che sviluppi un equivoco.
Divertiti ad ingannare non solo l’occhio ma anche la mente dell’osservatore, perché la fotografia è anche questo.
Come al solito ti invito poi a condividere qui, inserendolo in un commento, il link alla tua versione di “equivoco”.
🙂
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Weekend assignment #123 : equivoco
20/12/2014 di Pega
Caro Pega, sono pienamente d’accordo con quanto affermi in questo bellissimo post . Con la fotografia si possono dire un sacco di bugie facendole passare per vere. Vorrei fare un piccolo esempio con questa foto, nella quale mi sono giovato anche dell’aiuto del titolo: Orario di chiusura.
https://www.flickr.com/photos/salvatoreambrosi/6288580267/in/set-72157639761877925/lightbox/
Chi guarda è indotto in errore dalla porta chiusa alle spalle del prete e dal mazzo di chiavi che ciondola dalla mano. L’andatura veloce fa immaginare che abbia fretta di recarsi subito in un altro posto.Lo spettatore accetta questa situazione. perchè non nota nulla che possa contraddirla.
La foto, semplicemente, non fa vedere che c’è un’altra porta sulla destra e dalla quale normalmente si accede a questa chiesa. In realtà il povero don Ciccio non sta scappandosene via, ma sta arrivando.
Post scriptum :
Però chi può dire che io non mi sia inventato tutta questa storia per crearmi un pretesto per inserire la foto e che il prete non abbia davvero fretta di andare a pranzo?
Ciao Salvatore e grazie per il tuo contributo, come sempre perfettamente calzante.
Sì, la fotografia è finzione, come finzione sono anche le parole ed infatti ci sta tutto anche il tuo post scriptum.
Che altro dire? Trovo che in fondo sia proprio questa la natura dell’arte, la sua capacità di indurre la mente umana a proiettare e dare un suo significato ad una realtà solo parzialmente descritta e non direttamente e pienamente percepita. In questo senso la fotografia, quando usata come strumento artistico in tutte le sue intrinseche limitazioni, è davvero un terreno fertile.