Il Mandàla è un’affascinante forma di arte temporanea con significati filosofici e religiosi molto antichi che i monaci buddisti realizzano con sabbie colorate. La sua importanza simbolica è molto toccante, in particolare se si pensa all’immane tragedia del terremoto in Nepal.
Il Mandàla richiede un lungo e paziente lavoro di precisa distribuzione dei granelli secondo un complesso disegno a schema concentrico, che parte da un punto simboleggiante il centro del cosmo. I monaci distribuiscono le sabbie colorate con il chak-pur, un piccolo imbuto metallico che sfregano per farlo vibrare ed ottenere il fluire dei granelli che va a comporre queste bellissime opere.
Ci possono volere intere settimane per completare un Mandàla ma, una volta finito, questo viene distrutto attraverso un rito simbolico che prevede di spazzare via la sabbia e disperderla in mare.
Si tratta di una tradizione millenaria che la fotografia ha in qualche modo intaccato. Da quando è possibile immortalarli, i Màndala non sono più del tutto temporanei perché, in effetti se li fotografiamo, possiamo continuare ad ammirarli anche dopo la loro distruzione.
E’ una bellissima interazione tra due arti che trattano il tempo in modo molto diverso.
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Mandàla, un’arte temporanea
29/04/2015 di Pega
Forse ne possiamo immortalare l’apparenza, ma non la sostanza che non potrà mai essere riprodotta in modo uguale. La fotografia svolge un ruolo paradossale: Blocca l’estetica delle cose creando la menzogna dell’atemporalità. Ma un mandala, tornando a noi, esiste finché esiste. Ciò che resta in una fotografia è solo un fantasma. Come molti volti, storie e passioni che la fotografia ritrae.
Esatto, come al solito hai colto nel segno. È proprio come poi accade con gli esseri umani, la fotografia ci lascia una sorta di fantasma, che però ha una sua essenza.
è affascinante tutto ciò che sta dietro a un mandala, anche nel senso – difficile da accettare per noi occidentali – dell’effimero legato ad un’opera d’arte di tale pregio e costata tale impegno. accetteremmo mai di buttare nel fuoco l’unica copia di una foto costata una giornata in camera oscura?
In effetti la tua potrebbe essere un’idea da sperimentare: fare un’opera fotografica complessa (cosa di per sè già non banale perchè la fotografia è un’arte ormai semplice e veloce da realizzare) per poi distruggerla.
Ci proviamo?
p.s. quasi quasi ci faccio un post.
Iniziando a leggere il post mi son chiesto quale potesse essere il nesso con la fotografia: il colore? le forme? poi la geniale sorpresa, ovvero il sovvertimento di ordine plurisecolare!
Sovvertimento. Esatto.
Molto, molto interessante, ma che significato vogliono attribuire alla distruzione del Mandala e la successiva dispersione in mare?
La dispersione del Mandala è un gesto simbolico, teso a sottolineare la relatività e la transitorietà della vita e delle opere umane, ma anche simboleggiare l’essenza delle cose di questo mondo, che vengono distrutte trasformandosi in qualcos’altro e ritrovando la vita sotto altre forme.
Tutto molto bello, davvero.
Grazie! Benvenuto Giovanni.