Mi sono imbattuto in una serie di fotografie pubblicate da Lensculture, con immagini di una mostra del 2008 a Parigi, dedicata alla passione per la fotografia di questa figura cardine della rivoluzione rock anni settanta.
La mostra si intitolava “Land 250”, in onore al modello Polaroid che Patti ha sempre usato. La 250 è classico dei modelli “folding” a telemetro, una macchina a soffietto con corpo in metallo che Polaroid produsse in più versioni per circa un decennio, proprio lo stesso in cui la musica cambiò il mondo.
Essendo anch’io felice possessore di una di queste “vecchie signore” non ho potuto fare a meno di notare, negli scatti di Patti, l’abbondanza di alcuni attributi artistici (non intendo chiamarli difetti eh 🙂 ) che anche a me capita di ricevere in dono. La mia “Zietta” sovente me li propone senza inibizioni sotto forma di mosso e sfuocato proprio come nelle foto di Patti Smith ed io, a volte, tendo ad imputarli alla sua salute precaria. La mia vecchia Polaroid 250 ha subito infatti più di un intervento chirurgico e richiede un uso accorto, pena risultati molto scadenti, ma forse è proprio qui il suo fascino.
Un fascino particolare che caratterizza in modo unico la fotografia istantanea.
Gli scatti Polaroid di Patti Smith
11/05/2015 di Pega
Il fascino del imperfetto che nell’era digitale ha perso di valore.
Vero. L’ho giusto sperimentato ieri facendo un paio di ritratti (molto imperfetti) con la mia Polaroid. 🙂
Ma sai che mi sono imbattuta nelle sue polaroid proprio oggi? Prima delle 17 di oggi non ero al corrente del fatto che ne facesse. Stavo facendo delle ricerche su quelle fatte da Mapplethorpe e per google il collegamento è stato istantaneo. Una bella scoperta 😊
Buona notte
Giulia ☀
io ho una vecchia 340 (era di mio papà) che talvolta adopero…dovrei farlo più spesso, lo so!
robert
PS: e fra pochi giorni andrò a sentire Patti Smith …
Bella la 340. Potresti portarla al concerto! 🙂