Ci è rimasta solo la scelta del contenuto, siamo arrivati al nucleo, espresso attraverso la scelta dell’inquadratura. La composizione è l’ultima vera frontiera tecnica presente al momento dello scatto. Tutti gli interventi successivi, creativi o meno, sono forme di manipolazione a posteriori.
Pensaci un attimo: la scelta di come inquadrare il soggetto, cosa escludere dal fotogramma e come comporre l’immagine, è l’unica sopravvissuta tra tutte le azioni creative che un tempo spettavano solo al fotografo. Erano decisioni soggettive, responsabilità non banali che costringevano a studiare, capire ed imparare, erano espressioni di libero arbitrio. Oggi è rimasta solo la composizione ad essere sempre e comunque nelle mani di chi fa la foto.
Naturalmente potrai dirmi che si può scattare in manuale e che è ancora il fotografo ad individuare il soggetto e scegliere cosa o chi ritrarre, ma resta il fatto che gli automatismi hanno tolto a molti fotografi una bella fetta di responsabilità, lasciando solo quest’ultimo baluardo della creatività, un ambito decisionale che può rendere uno scatto bellissimo o banale, quasi a prescindere dal soggetto.
Ed è forse questo il punto. La composizione è l’ultima fortezza perché è la più alta e complessa delle questioni. Basta dare un’occhiata a quanto è stato scritto e pubblicato al proposito, per capire che non si tratta di un tema facile da affrontare. Di teorie e regole ce ne sono tante, dalla sezione aurea alla regola dei terzi, dal decentramento del soggetto alle teorie Gestaltd, ma la magia dell’immagine resta sfuggente, spesso legata proprio alla violazione di alcuni schemi precostituiti.
Chissà se queste considerazioni rimarranno valide a lungo. Non ci giurerei. Anche la libertà di composizione è a rischio e forse è una frontiera già parzialmente violata. Esistono infatti già fotocamere che impediscono di scattare se l’orizzonte è inclinato e si occupano di selezionare automaticamente lo scatto “migliore”: quello in cui tutte le persone del gruppo sorridono…
😐
Mi permetto di dire la mia. Credo che chiunque si lasci guidare dagli automatismi della macchina su cosa può o non può fare non stia facendo fotografia. Sicuramente oggi la fotografia è più facile, alla portata di tutti, ma resto dell’idea che se un cosiddetto fotografo la affronta seriamente le sue decisioni deve prenderle, se invece si accontenta di fare qualche scatto al gatto o all’ennesimo bel tramonto, beh non lo definirei un fotografo. Buona giornata 🙂
Ciao Marco. La tua è un’opinione molto rispettabile ed anche diffusa. Io la condivido ma non totalmente. La tecnologia ha sempre aiutato gli artisti. I pittori da un certo punto in poi nella storia hanno smesso di realizzare da soli le tele o le vernici, i musicisti si avvalgono di tecnologie che ne hanno stravolto le potenzialità, gli scrittori hanno da secoli perso le capacità calligrafiche…
Le arti e gli artisti sono in evoluzione, l’evoluzione è anche una frontiera che si sposta, magari verso capacità che solo da un certo punto in poi (da una certa tecnologia in poi) divengono necessarie…
E’ un discorso lungo, forse troppo complicato per un blog. Si sicuro una questione che personalmente trovo appassionante.
Grazie del tuo contributo.
ho realizzato che stavo per scriverti lo stesso commento della volta scorsa (escher, foto a 45°…). 🙂
🙂 🙂 🙂 potevi tagliaeincollare! 🙂 🙂 🙂
Se arriviamo veramente al punto che anche la composizione la sceglie la macchina allora fare foto perde tutto il suo sapore, già ci sono troppi automatismi, almeno lascino che la composizione la scelga chi decide di fare la foto!!
Saluti, Pat
Chissà…
Poi ci rimarrà solo la scelta del soggetto… 🙂 🙂 🙂
Ummm troppo poco, non ci troverei più gusto a fare le foto 😉
Buon fine settimana carissimo.
Ciao, Pat
Ciao! E buon weekend anche a te!
Gli automatismi, la possibilità di fare molti scatti e controllare subito (o quasi) il risultato, l’elevata qualità delle apparecchiature fotografiche, la sensibilità, intesa come ISO, a livelli inimmaginabili.
Rimane una sola incognita … “il fattore umano”.
Esatto! 🙂