
Photo by Sandy Suffield/Dan Matthews/Jack Sargeson
Anche l’occhio vuole la sua parte? Forse sarebbe meglio di no.
Se c’è un ambito dove la fotografia esalta al massimo il suo lato oscuro di modifica della realtà, è quello della cosiddetta food photography.
Quando vediamo fotografie di cibo, belle immagini di pietanze succulente che magari ci fanno venire l’acquolina in bocca, ecco: è spesso tutto piuttosto falso.
Schiuma da barba al posto della panna, olio motore come sugo, cera da scarpe per brunire la carne e vernici spray per colorare i dolci, si tratta di roba non più commestibile perché i fotografi specializzati in questo genere sono dei professionisti degli effetti speciali ed artisti dell’alterazione estetica.
Se anche tu, come me, ami lo still life ed ammiri chi sa fare queste magie, ti suggerisco un curioso progetto denominato Faking-it realizzato da Sandy Suffield, Dan Matthews e Jack Sargeson, dedicato proprio ai segreti della food photography.
Spero avrai apprezzato la mia scelta di pubblicare questo post solo “dopo” le abbuffate pasquali; declino comunque ogni responsabilità sugli effetti che tale esperienza potrebbe avere sui tuoi futuri gusti alimentari 🙂
[Fonte: npr.org]
è sempre interessante leggerti: grazie di questa ulteriore bella segnalazione!
🙂
poi un giorno entri in un noto fast-food e scopri che usano olio per friggere vecchio di un mese, tengono insiene gli hamburger con la colla sennò si disfano, quel che mangi ha un vago retrogusto plastificato e ti chiedi: ma non doveva essere solo “fake photo”? 😛
:-O
PUrtroppo i social ci inondano di foto sul cibo, ma raramente sono di qualità