“Io penso questo, io faccio quello, io, io, io”. È tipico del linguaggio dell’adolescenza iniziare ogni frase con un “Io”, fa parte del naturale sviluppo dell’ego e della maturazione del modo di esprimersi.
Quando dunque si vedono in giro così tante fotografie che equivalgono ad una frase che inizia per “Io”, sorge il pensiero che ci si trovi in una situazione analoga.
Se la fotografia parla sempre e solo del fotografo, di chi è, con chi è, di cosa pensa, fa e come vede il mondo, l’osservatore ne può anche rimanere affascinato, ma il confine con la banalità è molto sottile.
Facendo quindi un parallelo tra il linguaggio verbale e quello fotografico, si può andare in cerca di ciò che può aiutarne l’evoluzione. Tra questi fattori di maturazione, uno dei più importanti è forse il “decentramento”.
Il concetto di decentramento fu introdotto negli anni sessanta dallo psicologo svizzero Piaget, che lo descrisse come “capacità di considerare la realtà secondo i suoi molteplici aspetti”. È una caratteristica dell’intelligenza che l’individuo tende a sviluppare nel corso della sua maturazione, fornendogli una capacità di valutazione meno distorta rispetto a quella data dalla visione sbilanciata tipica di un unico e soggettivo punto di vista.
Ecco che quindi il concetto di decentramento potrebbe davvero essere prezioso in fotografia. La capacità di utilizzare più punti di vista, specie concettualmente, per puntare a lavori fotografici di maggior qualità e spessore, lasciando la monotonia dell’Io e della fotografia “centrata”.
Forse un semplice post non è adatto a sviluppare bene questo discorso… magari ci ritornerò. Tu come la vedi?
Decentramento
31/08/2016 di Pega
Questa forma di “decentramento” andrebbe praticata in vari contesti ed occasioni