Emozioni in bianco e nero (reloaded)
18/03/2018 di Pega
Oggi voglio riproporti alcune considerazioni sul fascino del bianco e nero. Sono passati quasi duecento anni dall’invenzione della fotografia e nonostante i notevoli progressi tecnologici, il bianco e nero continua ad esercitare un fascino inattaccabile.
Il nostro mondo è colorato, vediamo a colori ed il legame che questi hanno con le emozioni è forse proprio la chiave dell’intramontabile successo delle immagini monocromatiche.
Il giallo può essere gioia e serenità, il verde speranza, il rosso amore o odio ma in una foto in bianco e nero queste emozioni non sono più manifeste.
E’ nella mente dell’osservatore che questi colori devono essere ricreati, soggettivamente ed in modo subliminale, andando a completare una immagine che così può acquisire una profondità emotiva ed una intensità che molte foto a colori non hanno assolutamente modo di trasmettere.
La scala di grigi da cui sono composte le fotografie in bianco e nero è la tela emotiva neutra su cui andiamo a dipingere le nostre emozioni, ed è proprio per questo che invece risultano così innaturali le immagini monocromatiche basate su un colore diverso dal grigio.
La prossima volta che osservi una foto in bianco e nero e ne apprezzi il fascino, prova ad immaginare di quali colori la tua mente la sta dipingendo.
Il nostro mondo è colorato, vediamo a colori ed il legame che questi hanno con le emozioni è forse proprio la chiave dell’intramontabile successo delle immagini monocromatiche.
Il giallo può essere gioia e serenità, il verde speranza, il rosso amore o odio ma in una foto in bianco e nero queste emozioni non sono più manifeste.
E’ nella mente dell’osservatore che questi colori devono essere ricreati, soggettivamente ed in modo subliminale, andando a completare una immagine che così può acquisire una profondità emotiva ed una intensità che molte foto a colori non hanno assolutamente modo di trasmettere.
La scala di grigi da cui sono composte le fotografie in bianco e nero è la tela emotiva neutra su cui andiamo a dipingere le nostre emozioni, ed è proprio per questo che invece risultano così innaturali le immagini monocromatiche basate su un colore diverso dal grigio.
La prossima volta che osservi una foto in bianco e nero e ne apprezzi il fascino, prova ad immaginare di quali colori la tua mente la sta dipingendo.
Buongiorno Pega, ricordo bene questa tua foto, mi aveva fatto ridere e al tempo stesso messo addosso un senso di separazione ineluttabile, che piegava facilmente alla tristezza. Del resto il titolo dice proprio questo.
I colori. Ne sto riprendendo in questi giorni lo studio, approfondendo le semplici nozioni che tutti abbiamo. È uno studio affascinante, complesso, sfaccettato come e più del prisma che meravigliò Newton. Riguardo alla tua proposta, non saprei che dire, la mia mente di fronte a foto in bianco e nero si ficca nel profondo dei grigi e non si sposta da lì; sembra trovarsi a proprio agio ed è una condizione ben strana se ci si pensa, perché noi non abbiamo esperienza visiva del bianco e nero, se non artefatta. E quando viene la sera e la luce cala e i tutti i gatti diventano bigi, la cosa non è affatto sentita come in una foto in bianco e nero. Ma, secondo me, proprio qui sta il punto: i colori – compresi il bianco e il nero e la relativa scala – hanno a che fare con l’esperienza solo fino a un certo punto. Sono cognizioni che, almeno in parte, trascendono l’acquisizione che arriva dall’esperienza.
Lo studio l’ho iniziato soprattutto per capirci qualcosa di più del colore materico, quello che esce dal tubetto, per intenderci. Quindi mi sono messa a leggere un po’ di testi da Albers alla Edwards, e notizie varie recuperate in rete. Mi sono data a scaricare e confrontare ruote dei colori, e cubi e scale e prismi.
Ma subito mi sono resa conto che parlando di colore non posso non studiare (almeno un pochino) anche fisica, chimica, fisiologia, filosofia, storia. Dunque, con qualche fatica e molte illuminazioni, sto leggendo le Osservazioni sui colori di Wittgenstein. E dopo toccherà a Boyle, Newton, Goethe.
Che cosa meravigliosa, dopo tanto studiare, torno ai tubetti di acquerello e rimango incantata di fronte ai colori come prima; sfoglio un album di fotografie e la mia mente continua a perdersi nei grigi e nei neri. Fortunatamente.
Ciao, Carla
Ciao Carla! Che piacere leggerti, con la tua voglia e capacità di approfondire, mai banale.
Sì, quello dei colori è un universo che varrebbe una vita di studio, non c’è dubbio. Quello che però mi ha entusiasmato nel tuo commento è l’approccio: l’idea di studiare e capire andando a sviscerare le discipline che sono sottostanti ad un certo specifico argomento. E’ un’impostazione estremamente attuale e, forse, sempre più necessaria. Grazie. Ciao!
A mio parere, il bianco e nero nella fotografia favorisce l’immaginazione dello spettatore. Il colore, sempre, dice molto dal punto di vista estetico o ideologico. Tuttavia, il bianco e nero offre la foto di nudo, perché il ricevitore la possa leggere e fissarsi di più sulla composizione, sulla forma, sul motivo … La neutralizzazione del colore, in qualche modo, mette in evidenza altri elementi. Capisco che, per questo motivo, non smetterai mai di fare foto in bianco e nero. Perché ciò che offrono è unico. un blog molto interessante, lo seguirò