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Archive for the ‘Flash shots’ Category

Sì, oggi andiamo sul difficile, roba per pochi. Voglio dire: c’è chi la sala posa manco ce l’ha e si arrangia come può, e c’è invece chi non si accontenta delle cose umane e lo “vuole fare strano”, così si mette a far ritratti sott’acqua con tanto di set fotografico arredato.
Anche se non sei acquatico, converrai con me che questo Brett Stanley è davvero in gamba: si è specializzato in ritratti fotografici subacquei ambientati, una tecnica che prevede preparazione e capacità che vanno su un terreno molto creativo ed un po’ diverso dal solito.
La piscina della sua casa a Long Beach in California è l’ambiente fotografico in cui Brett prepara arredi e dettagli proprio come in un classico set all’asciutto. Poi, quando tutto è pronto, si immerge con autorespiratore ed attrezzatura fotosub per creare immagini surreali e quasi oniriche di cui puoi trovare molteplici esempi nella gallery del suo sito web.
Un dettaglio non insignificante sono le necessarie capacità di apnea ed acquaticità richieste alle modelle, che dire…
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In seguito alla pubblicazione del recente weekend assignment dedicato ai gabinetti, mi sono trovato un paio di richieste di dettagli sulla genesi del mio scatto “Men Only”.
Avevo già pubblicato questo breve aneddoto su come era nata la foto ma oggi trovo sia una buona occasione per riproporlo 🙂

Only Men

Men Only – © Copyright 2012 Pega

L’immagine si è già formata da sola nella mia testa. Penso sia colpa di quel muro di piccole piastrelle quadrate messe secondo uno schema che pare casuale e che ricorda l’effetto dei pixel su uno schermo. Sono piccole mattonelle come quelle di una vecchia piscina in cui nuotavo da bambino. Poi c’è la forma originale di quei candidi pezzi di ceramica da bagno, ognuno dotato di un massiccio pulsante di scarico in acciaio inossidabile.
Una foto un po’ folle, ma è uno di quegli scatti che sento di voler fare perché ci sono casi in cui se non trasformo in reale la foto mentale, questa poi mi insegue come un fantasma.
C’è solo un problema: un uomo, un ignaro “utilizzatore”, si attarda nella scena.
Faccio qualche passo indietro mentre monto il flash e regolo le impostazioni, poi mi fermo. Traccheggio, attendo.
L’uomo si sente osservato, lo vedo mentre ruota leggermente la testa cercandomi con la coda dell’occhio.
Penso che forse è il caso di lasciar perdere, sono in un bagno pubblico con reflex al collo ed un atteggiamento da maniaco. Potrei uscirne malconcio. Ma decido di resistere.
L’uomo termina la sua attività, si sistema e se ne va veloce senza nemmeno lavarsi le mani. Magari gli ha messo fretta la mia inquietante presenza, o forse no.
Comunque ci sono. Inquadro e scatto. Il colpo di flash mi aiuta ad ottenere l’effetto spot che volevo.
Esco pensando al potere della fotografia, alla capacità che ha di descrivere ed al tempo stesso distorcere la realtà, alla sua caratteristica di indurre un modo diverso di guardarsi intorno e farsi affascinare da dettagli insignificanti. Ma penso anche ad uno dei suoi ruoli più antichi che da sempre è il poter mostrare ciò che sarebbe precluso, in questo caso all’intero genere femminile: l’interno di un bagno per uomini.
🙂

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La fotografia non è altro che l’arte di catturare la luce, quella luce che nei millenni ha visto l’uomo impegnato a sperimentare ed inventare senza sosta per ottenerla artificialmente. Circa quattrocentomila anni fa i Neanderthal scoprirono il fuoco e da allora è stato un susseguirsi di tecnologie sempre più evolute fino a quelle che oggi tutti utilizziamo comunemente.
Quello sotto è un interessante video che credo ogni fotografo dovrebbe vedere: è la storia dell’illuminazione artificiale, condensata in un corto animato di soli due minuti.
Buona visione!
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Old memeSembra uscire da un post su Facebook, ma in realtà quella che vedi sopra è una vignetta che apparve sul giornale satirico “The Judge” nel 1921.
Si tratta forse di uno dei primi meme della storia, un esempio emblematico di come, da sempre, ci poniamo e sentiamo davanti all’obiettivo di una fotocamera.
Nella didascalia l’espressione “flashlight” era il modo con cui venivano tipicamente chiamati i ritratti, al tempo sempre scattati con l’ausilio di un robusto colpo di flash.
Pensa a quanto questa vignetta di quasi un secolo fa è simile alle tante dello stesso tono che girano oggi sul web, evidentemente le differenze tra aspettativa e realtà non sono state ancora risolte dallo sviluppo della tecnologia…

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La cella

La cella – © Copyright 2010 Pega


Continuando con le sensazioni ed emozioni che una foto può avere la capacità di generare nell’osservatore, tra quelle meno piacevoli c’è l’angoscia.
Nella storia della fotografia ci sono molti casi in cui questo si è realizzato ed anche se sovente l’immagine angosciante è uno scatto fortuito, come ad esempio può succedere con i reportage di guerra, in altri casi è il fotografo l’artefice creativo.
La capacità di trasmettere esattamente ciò che si vuole è una delle più potenti abilità che si possono coltivare e per migliorarci in questo aspetto, una delle strade più efficaci è ovviamente quella dell’esercizio.
Proprio questo è lo spirito alla base del weekend assignment: provare a realizzare un’immagine seguendo un compito assegnato, una missione prestabilita.
Non ti piace il tema? Troppo angosciante? Ebbene, non sempre ci si può esercitare con ciò che più amiamo e, sovente, approfondire qualcosa che non ci attrae o entusiasma, si rivela invece fonte di crescita.
Dunque in questo fine settimana prova a cimentarti con questo non facile tema: concepisci e realizza qualche scatto con il puro e semplice scopo di generare angoscia nell’osservatore.
Poi, se vuoi, condividi.
Buon divertimento e buon weekend!

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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Watermonster rising

Watermonster rising – Copyright 2008 Pega

Hai mai provato ad immortalare l’istante in cui una goccia cade nell’acqua?
E’ divertente e non serve un’attrezzatura particolare, è sufficiente usare alte velocità di scatto insieme ad un buon flash, che consente di “congelare” l’istante.
Se non hai un flash esterno, che sarebbe la scelta ideale, puoi usare anche quello a bordo della macchina ed una buona tecnica è poi quella di fare tanti scatti, anche a raffica.
Per chi non l’ha mai fatto e vuole provare a cimentarsi, questo video è un buon tutorial.

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ink

© Copyright Shinichi Maruyama


Shinichi Maruyama crea le sue affascinanti immagini semplicemente usando le mani e dell’acqua. E’ un artista a metà tra lo scultore ed il fotografo. A volte all’acqua aggiunge dei coloranti e grazie a tecniche di ripresa ad alta velocità fissa le sue opere catturandole in meravigliose immagini prima che si riversino per sempre sul pavimento del suo studio.
Sono forme quasi imprevedibili, che esistono solo per una frazione di secondo e su cui Maruyama lavora con la sapienza di un maestro Zen, ma anche con quella tipica consapevolezza di chi sa di non poter totalmente controllare ciò che verrà fissato nella fotografia.
Il video qui sotto è qualcosa da non perdere e fa venire una gran voglia di provarci…
Per realizzare le sequenze in movimento serve una videocamera ad alta velocità ma per le foto basta un normale flash.
Io ci ho provato, senza molto successo devo confessare… in compenso il mio pavimento ha ricevuto una sana lavata 🙂
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Hai mai pensato di partecipare ad un workshop sul ritratto fotografico in studio?
C’è sempre da imparare dai professionisti ed oggi ti propongo qualcosa di impegnativo: un video integrale di ben due ore realizzato dal fotografo Nick Fancher durante una sua lezione live.
È tempo ben speso se ti interessano le tecniche di illuminazione e tutte le varie considerazioni su come impostare e gestire al meglio una sessione in studio.
Buona visione!

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Harry BensonHarry Benson è un distinto signore inglese, se lo vedi ha il classico aspetto del British gentleman ed anche l’accento è inconfondibile.
Nei primi anni sessanta era un giovane fotografo naturalista con una carriera agli inizi e l’entusiasmo per le atmosfere dei grandi spazi. La bellezza incontaminata dei luoghi più remoti del globo bilanciava i modesti compensi del suo status di novellino.
Così quando il suo editore, proprio il giorno prima della partenza per un servizio in Africa, gli cambio destinazione spedendolo a Manchester a far foto ad una “band emergente” l’umore del giovane Harry non salì proprio alle stelle.
Ma come talvolta può succedere, quell’assignment fu la svolta della sua vita. Quella “band emergente” erano i Beatles.
L’incontro funzionò ed il giovane Harry li accompagnò nel loro primo tour USA del 1964 e nella successiva ascesa al successo planetario,  divenendo famoso come il loro fotografo ufficiale.
Da quel momento la carriera di Benson fu un susseguirsi di lavori importanti ed incarichi di prestigio, dalle copertine di People alle pubblicazioni su Life, Vanity Fair e The New Yorker, dai servizi esclusivi per star come Elizabeth Taylor o Michael Jackson ai ritratti di ogni presidente degli USA da Eisenhower fino ai giorni nostri.

beatles pillowfight

The Beatles pillow fight – Copyright 1964 Harry Benson

Ho seguito con interesse un’intervista in tv a questo signore, che racconta con il tipico unterstatement britannico di come è nata una delle sue foto più famose dei Beatles.
E’ uno scatto che lui stesso considera tra i suoi preferiti e mostra i mitici quattro in una camera d’albergo, impegnati mentre ingaggiano uno scontro a cuscinate.
Benson ne parla come di una foto scattata grazie ad un gran colpo di fortuna. Lui era lì, loro parlavano del loro successo negli states e di come gestire la loro crescente notorietà. Lennon che azzarda l’ipotesi di smettere di comportarsi sempre da bambini ed iniziare ad essere un po’ più seri… ed ecco che gli altri partono all’improvviso con i cuscini…
Quel che è certo è che Benson fu prontissimo ad immortalare la scena con la macchina regolata alla perfezione ed il colpo di flash che rimbalza sul soffitto…
E’ una gran foto, colta con maestria, uno scatto storico che lo ha reso famosissimo ed ha contribuito alla sua notevole carriera.

L’intervista termina con ciò che dà il titolo a questo post.
Alla domanda dell’intervistatore “che cosa consiglierebbe ad un giovane fotografo nell’era del digitale”, Benson risponde senza esitare: “gli consiglierei di comprarsi una chitarra”.
Non è una risposta sarcastica né ironica come potrebbe sembrare. E’ in realtà il consiglio di un vecchio fotografo che vede nell’attuale regno del digitale la perdita di quel percorso di studio e lento apprendimento che era normale nell’era dell’analogico. Allora il fotografo si avvicinava per gradi alla professione ed era costretto ad “armeggiare” e fare varie attività manuali da solo, assimilando pian piano le abilità che poi si ritrovava ad avere e sfruttare nel suo mestiere.
E così, la chitarra.. che non si “suona da sola”, non esegue con un semplice click, ma costringe a mettersi seduti e studiare applicandosi un po’…
Una chitarra che senza dubbio, almeno per lui, è legata a doppio filo a quelle di Harrison, Mc Cartney e Lennon….

🙂

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Only Men

Men Only – © Copyright 2012 Pega

L’immagine si è già formata da sola nella mia testa. Penso sia colpa di quel muro di piccole piastrelle quadrate messe secondo uno schema che pare casuale e che ricorda l’effetto dei pixel su uno schermo. Sono piccole mattonelle come quelle di una vecchia piscina in cui nuotavo da bambino. Poi c’è la forma originale di quei candidi pezzi di ceramica da bagno, ognuno dotato di un massiccio pulsante di scarico in acciaio inossidabile.
Una foto un po’ folle, ma è uno di quegli scatti che sento di voler fare perché ci sono casi in cui se non trasformo in reale la foto mentale, questa poi mi insegue come un fantasma.
C’è solo un problema: un uomo, un ignaro “utilizzatore”, si attarda nella scena.
Faccio qualche passo indietro mentre monto il flash e regolo le impostazioni, poi mi fermo. Traccheggio, attendo.
L’uomo si sente osservato, lo vedo mentre ruota leggermente la testa cercandomi con la coda dell’occhio.
Penso che forse è il caso di lasciar perdere, sono in un bagno pubblico con reflex al collo ed un atteggiamento da maniaco. Potrei uscirne malconcio. Ma decido di resistere.
L’uomo termina la sua attività, si sistema e se ne va veloce senza nemmeno lavarsi le mani. Magari gli ha messo fretta la mia inquietante presenza, o forse no.
Comunque ci sono. Inquadro e scatto. Il colpo di flash mi aiuta ad ottenere l’effetto spot che volevo.
Esco pensando al potere della fotografia, alla capacità che ha di descrivere ed al tempo stesso distorcere la realtà, alla sua caratteristica di indurre un modo diverso di guardarsi intorno e farsi affascinare da dettagli insignificanti. Ma penso anche ad uno dei suoi ruoli più antichi che da sempre è il poter mostrare ciò che sarebbe precluso, in questo caso all’intero genere femminile: l’interno di un bagno per uomini.
🙂

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