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Posts Tagged ‘calore’

Zampa di Elefante
Ci sono cose che solo una fotografia ci può raccontare. Sì, perché son cose a cui un essere umano non sopravvive.
L’immagine sopra appartiene a questa categoria, un mostro assoluto che si nasconde nelle viscere della terra e che uccide chiunque tenti di avvicinarsi: è uno dei principali agglomerati di lava radioattiva creatisi con l’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl nel 1986.
Chiamata anche “The Elephant Foot”, la massa è composta da un insieme di combustibile nucleare fuso, mescolato a metallo e cemento che, dopo l’incidente, sono stati perforati ed attraversati nella lenta ma progressiva discesa di questo materiale semi-liquido nelle viscere della centrale.
La fotografia fu scattata dieci anni dopo la catastrofe, durante un’ispezione organizzata per verificare i rischi legati al pericolosissimo procedere del nocciolo di combustibile fuso verso il terreno sottostante e le falde acquifere. Nel 1996 le radiazioni erano ancora elevatissime, penetrare nei sotterranei della centrale esplosa significava esporsi a rischi enormi, ma avvicinarsi alla massa voleva dire morire quasi all’istante, così quegli uomini piazzarono una macchina fotografica su un carrello e fotografarono “la Zampa dell’Elefante” da dietro un angolo.
La pericolosità di questo mostro sotterraneo è praticamente inalterata da allora, e la sua minaccia accompagnerà chiunque viva su questo pianeta per qualcosa come altri 100.000 anni.

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Chica caliente

Chica caliente – © Copyright 2009 Pega

Forse è la stagione giusta per questo tema e quindi, in questo primo fine settimana di luglio, la tradizionale missione fotografica che ti propongo è dedicata all’energia.
E’ sempre stimolante provare a catturare in una fotografia ciò che va ben oltre l’immagine e nel caso del concetto di energia la questione si amplia non poco.
L’assignment non è vincolante su una forma specifica di questo concetto, puoi dedicarti infatti al calore come al movimento perché l’invito è a cercare di immortalare un’idea più ampia possibile di energia, anche emotiva per esempio.
Può essere una sfida proprio il tentare di racchiudere in un solo fotogramma più aspetti di questo concetto, questa è la missione per il weekend assignment numero 179.
Come al solito è un’occasione (o una scusa) per dedicare qualche momento alla fotografia ed uscire a scattare secondo un compito predeterminato con l’obiettivo stimolare la propria creatività.
Come sempre ti invito poi a condividere qui la foto che avrai realizzato.

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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Monday morning

Monday morning -© Copyright 2010 Pega

Tempo fa ho postato questa foto su Flickr.
Se dovessi descriverla ad una persona che non può vederla gli direi qualcosa del tipo: “è l’immagine di un ragazzo che schiaccia un pisolino al sole, disteso in una finestra”.
Forse non renderei l’idea ma questo è proprio il punto di questo post.
Come in tanti casi succede, quello che incuriosisce e colpisce in una foto è quello che non appare.
In questo scatto non si vede granchè dell’edificio, non si capisce a che altezza da terra si trova il soggetto: lo si immagina.
E l’immaginazione costruisce la sua storia. La foto diviene interessante e per alcuni divertente, in diversi commenti si avverte un po’ di preoccupazione per i rischi corsi da questo tizio.
Nonostante la prospettiva di ripresa dalla stessa altezza possa alimentare il dubbio di uno scatto sul piano stradale, l’osservatore raramente pensa ad una situazione di questo tipo.
Sarebbe noioso infatti immaginare il tutto in una finestra al piano terreno e l’idea comune che si sviluppa nella mente di chi guarda è che il ragazzo si trovi in alto, a chissà quale piano, rischiando la pelle per un pisolino.

E’ uno dei tanti casi che insegna quanto sia importante togliere, riuscire a limitare quello che si include nella foto.
Il “levare” stimola ed incuriosisce l’osservatore e, come nella musica, lo costringe ad essere partecipe, ad integrare quello che percepisce con qualcosa di suo, trasformando in qualche modo l’esperienza dell’osservazione passiva in una fruizione interattiva.
Non sempre è facile, ma spesso vale la pena di provarci.

Ah, stavo per dimenticare…
In realtà la foto sopra ritrae veramente un folle.
La finestra, proprio nel palazzo di fronte a dove mi trovavo, era al terzo piano.

:-O

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Snow Koala with Sunset Flower

Snow Koala with Sunset Flower

C’è una frase di  Henry David Thoureau che dice : “The question is not what you look at, but what you see” (Trad: Il punto non è cosa guardi, ma cosa vedi).
Sto pensando di stamparla su un piccolo adesivo ed appiccicarla proprio sotto al display della mia macchina fotografica.

Credo che proprio in questo concetto sia molto della fotografia, della capacità di realizzarla ed anche apprezzarla.

Vedere è il risultato di un processo dove il guardare è solo l’input. A questo flusso in ingresso si applica tutta l’elaborazione razionale ed emotiva di cui siamo individualmente capaci.

A volte ci si meraviglia di cosa può succedere… 🙂

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