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Posts Tagged ‘colore’

Dissenso generazionale

Dissenso generazionale - © Copyright 2008 Pega

Oggi voglio riproporti alcune considerazioni sul fascino del bianco e nero. Sono passati quasi duecento anni dall’invenzione della fotografia e nonostante i notevoli progressi tecnologici, il bianco e nero continua ad esercitare un fascino inattaccabile.
Il nostro mondo è colorato, vediamo a colori ed il legame che questi hanno con le emozioni è forse proprio la chiave dell’intramontabile successo delle immagini monocromatiche.
Il giallo può essere gioia e serenità, il verde speranza, il rosso amore o odio ma in una foto in bianco e nero queste emozioni non sono più manifeste.
E’ nella mente dell’osservatore che questi colori devono essere ricreati, soggettivamente ed in modo subliminale, andando a completare una immagine che così può acquisire una profondità emotiva ed una intensità che molte foto a colori non hanno assolutamente modo di trasmettere.
La scala di grigi da cui sono composte le fotografie in bianco e nero è la tela emotiva neutra su cui andiamo a dipingere le nostre emozioni, ed è proprio per questo che invece risultano così innaturali le immagini monocromatiche basate su un colore diverso dal grigio.
La prossima volta che osservi una foto in bianco e nero e ne apprezzi il fascino, prova ad immaginare di quali colori la tua mente la sta dipingendo.

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Ad Reinhardt

Ad Reinhardt appende le sue tele ad asciugare. New York, 1966. © Copyright John Loengard/The LIFE Picture Collection

Cos’è il nero? Va considerato come un colore con le sue varie tonalità o è forse più corretto pensarlo come “mancanza di colore”? Oppure nero è “solo” assenza di luce?
Non è una questione banale: di nero, nulla, buio, vuoto, assenza e simili amenità si sono occupati illustri pensatori ed artisti fin dall’antichità, studiando teorizzando e scrivendo, lasciandoci comunque con un concetto che rimane difficilmente maneggiabile anche oggi.
Per chi fotografa, il nero può essere il miglior alleato o anche il peggior nemico, specie per chi scatta in digitale. Di certo il “nulla” può diventare, in qualche caso, anche una fonte di ispirazione.

Negli anni ’60 del secolo scorso, il pittore statunitense Ad Reinhardt realizzò alcune opere minimaliste che a prima vista sembrano quadri perfettamente neri. Guardandoli con calma per un po’ di tempo, ci si accorge però che il nero non è uniforme: leggere sfumature di tonalità tendenti al viola o al grigio vanno a creare forme geometriche che sembrano emergere mentre si osserva l’opera. L’iniziale impressione di “tutto nero” scompare durante la visione del quadro, trasformandosi in un’esperienza di fruizione artistica molto particolare.
Non sono mai riuscito a vedere dal vivo una delle opere di Ad Reinhardt ma credo che potrebbe essere davvero interessante provare a seguire questa idea del nero su nero per sperimentare un analogo tipo di espressività anche in fotografia.

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Nutshell

Su un guscio di noce – © Copyright 2012 Pega


“Ma che bel colore! Ehi, ma che rosso!”
Si ma… hai mai pensato a quanto i colori siano un concetto così misteriosamente relativo?
Nel tuo cervello vedi un colore, magari il bellissimo blu profondo di una limpida giornata invernale. E’ il “tuo” blu. Ma chi ti dice che nella mente degli altri quel blu appaia proprio come appare a te? Potrebbe essere che per il blu sia per altri ciò che per te è il rosso e che l’unica cosa che avete in comune sia solo il nome di quel colore. C’è modo di saperlo?
Prova per un attimo a descrivere a parole un colore. Ci riesci? O devi per forza ricorrere a dei paragoni?
I colori sono percezioni relative, sensazioni soggettive, e la cosa affascinante è che gli stessi colori possono apparire diversi anche a noi stessi, in funzione di tutta una serie di variabili.
Ad esempio è noto che i colori vengono percepiti diversamente a seconda della luce e degli altri colori attorno, ma c’è anche una quantità di fattori emotivi che possono influenzare la nostra percezione. Un bel verde può apparire freddo e malinconico la mattina appena ci svegliamo ma ben più incoraggiante e vitale nel pomeriggio o la sera. Hai mai vissuto qualcosa del genere? O altri casi in cui la percezione dei colori cambia in funzione dello stato d’animo?

Ti invito a pensare a tutto questo, a come vedi i colori nelle tue fotografie ed in quelle degli altri.
I colori sono connessi con le emozioni e di conseguenza le sensazioni che le immagini ci danno possono essere modificate dalle influenze che i colori hanno su di noi.

Trovo questo argomento affascinante, a tratti folle e misterioso, ma con il potere di stimolare e spingere qualsiasi fotografo a tentare di esplorarlo. Addirittura anche chi fotografa solo in bianco e nero.

🙂

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Polaroid 250

Polaroid Automatic 250 – Copyright 2013 Pega

Un vecchio detto recita che “la meraviglia è figlia dell’ignoranza e madre del sapere“. Ci penso spesso quando sento le esclamazioni che accompagnano lo svelarsi di una stampa Polaroid poco dopo lo scatto.
È vero che il digitale ci ha portato un’immediatezza senza precedenti, eppure le immagini che siamo abituati a vedere subito sul piccolo display della fotocamera digitale, mancano di qualcosa: sono come incomplete, immateriali, non “maneggiabili”.
La fotografia stampata, quel piccolo oggetto che puoi tenere tra le dita, avvicinare, annusare, appendere o passare ad un’altra persona, continua ad essere qualcosa di differente, delicato e prezioso, anche nell’era digitale.
Nonostante esistano da tempo piccole stampanti digitali portatili, nessuno le usa ed in genere sono state dei flop commerciali. E così capita che lo “sbucciare” un’istantanea fatta con la vecchia Zietta Polaroid, divenga un piccolo evento, un’esperienza che molti nativi digitali hanno solo sentito raccontare.
“Così veloce?”, “come funziona?”, “ma è bellissima!”, “dentro c’è una stampante ad inchiostro?”, “davvero esistono ancora?”, il repertorio è lunghissimo.
La Polaroid, con la sua totale immediatezza, continua a rappresentare una cosa a sé, quasi una tecnologia ferma in una bolla temporale e culturale, ed in qualche caso è bello sentirsi raccontare gli sforzi fatti per entrare in possesso ed imparare a conoscere queste meravigliose macchinette dopo averne vista una all’opera.
🙂

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Morning haze by Pega

Morning haze – © Copyright 2013, Pega

Il bianco è affascinante: rappresenta il niente ma anche il tutto. E’ il foglio su cui scrivere, la tela su cui dipingere, un vuoto da riempire, ma allo stesso tempo è anche già completo. Il bianco è infatti ciò che scaturisce dalla somma di tutti i colori ed è la carenza di uno o più di questi a far emergere altre tonalità.
Il bianco in fotografia è fondamentale e “critico”: tanto più ti ci avvicini, tanto più rischi di perdere tutto perché nel “troppo bianco” si volatilizzano forme e dettagli, lo sanno bene tutti i fotografi, specie i digitali.
Il bianco è delicato, sensibile al tempo ed ha la caratteristica di lasciare spazio alle sensazioni che possono essere legate al materiale su cui è riportata l’immagine, come ad esempio la grana della carta fotografica.
Il bianco è importante, importantissimo. Abbine cura e mantienilo vivo nelle tue Fotografie.

🙂

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Guzman Sì, la luce è tutto. Guarda questo video, realizzato da Nacho Guzman, in cui la modella viene ritratta con luci che cambiano di colore, ruotano e modificano continuamente la loro posizione.
Il risultato è quasi ipnotico, trasmette un certo senso di inquietudine.
Ci sono momenti in cui il volto si trasforma così tanto da sembrare una persona diversa. Veramente impressionante.
Credo che, dopo averlo visto, sarà difficile lasciare al caso l’illuminazione dei nostri prossimi ritratti…

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HoliIl tempo è uno dei cardini della fotografia. L’immagine fotografica è statica per sua natura, ma questa sua immobilità non definisce il lasso di tempo in cui il fotogramma è stato realizzato.
Una foto può essere stata scattata in un millesimo di secondo o durante un intervallo ben più lungo e questa caratteristica ha sempre segnato l’arte fotografica, mantenendone l’identità anche quando da essa sono derivate altre forme comunicative, come il cinema.
Oggi ti propongo qualcosa che forse rappresenta una nuova evoluzione, è una sorta di fotografia animata, il fotogramma che si espande dinamicamente nel tempo.
Holi tecnicamente è un video, ma se lo guardi capisci che in realtà è una cosa diversa, è un’opera a metà strada tra fotografia e filmato. Lo trovo bellissimo.
È stato realizzato da Variable, innovativa casa di produzione newyorchese che è una sorta di collettivo di creativi in grado di produrre, evidentemente, cose davvero notevoli.
Guardalo a schermo intero perché ne vale la pena.
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Colorpack IIICon un incauto acquisto su Ebay del valore di ben €10,75 sono entrato in possesso di qualcosa che ho subito considerato un piccolo gioiellino: una vecchia Polaroid Colorpack III.
Commercializzata intorno al 1970 questa macchinetta faceva parte della linea di fotocamere rigide pensate per utilizzare pellicole “a strappo” ovvero le Polaroid serie-100 Land Pack, che non si trovano più in commercio. Fortunatamente però funziona anche con le Fujifilm FP-100 tutt’ora in produzione e di facile reperibilità.
Mi è arrivata dalla Francia con tanto di scatola e polistirolo originale, sembra nuova e mi è bastato metterci due pile stilo per provare i primi scatti: che meraviglia.
Usare questo tipo di fotocamere è qualcosa che consiglio a chiunque sia appassionato di fotografia, specie ai “nativi digitali”.
Scattare è allo stesso tempo semplice e complesso, ogni scatto è una piccola storia.
Le regole sono sempre le stesse ma l’esperienza cambia. La messa a fuoco è manuale e si ha solo un curioso ausilio: un rettangolo rosso visibile nell’oculare in cui va posizionata la testa del soggetto ed avere di conseguenza una distanza di 1,5 metri, consigliata per i ritratti. Il libretto di istruzioni dice che nel caso di bambini o persone con lunga barba bisogna approssimare 😀
Poi occhio alla luce ed alla scarsa “intelligenza” dell’esposimetro che, specie se confrontata con quella di qualunque digitale attuale, richiede un po’ di ragionamenti su ciò che si ha davanti e su come regolare di conseguenza una rotellina per la compensazione dell’esposizione.
Quando si è pronti non resta che schiacciare con decisione il pulsante di scatto provocando un bel “CLACK”. A questo punto si tira fuori dalla macchina una busta contenente l’insieme di negativo, carta e acidi vari che nello “strappo” vengono spalmati all’interno ed avviano il processo di sviluppo.
Un paio di minuti, che fidandosi si possono far scandire da un timer meccanico posizionato sul lato della fotocamera, ed è il momento di separare la stampa dal negativo. Facendo attenzione a non impiastricciarsi le mani con gli acidi, si apre la busta e ci si trova con un’immagine che sembra magica, i colori prendono corpo mentre la guardi. Ha un sapore tutto particolare: è una Fotografia istantanea fatta con una Polaroid a strappo.

Svelamento by g_u

Svelamento – © Copyright 2013 Ugo Galasso

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Forse non ti andrà, non ti metterai comodamente sul divano a vedere questo video. Forse non lo farai perché sembrano tanti i cinquanta minuti che parlano della vita e del lavoro dei fotografi del National Geographic.
E invece vale tutto il tempo che richiede questo documento realizzato diversi anni fa e tutto dedicato ad un gruppo di professionisti appassionati che ha avuto un ruolo così importante nella storia recente della fotografia.
Tu fa come preferisci, io me lo sono gustato con calma e piacere, cogliendo anche l’occasione per fare un piccolo esperimento divertente: annotarmi, via via, alcune parole, quasi delle keyword di sintesi dell’intero filmato.
Se non hai voglia di vedere il video puoi sempre accontentarti di queste.
Eccole qua: 🙂

Fascino romantico, difficoltà, rischi, pericolo, una vita pazzesca, malattie, malaria, burocrazia, rapine, violenza, affascinante, problemi, incidenti, insetti, schifo, jungla, scimmie, vermi che si infilano sotto la pelle, talento, arte, gusto, colore, ritratto, intimità, indiscrezione, ravvicinato, bellezza, orrore, abisso, squali, viaggio, tuffi, mare, savana, tenda, fango, erba, carcassa, ossa, cranio, amicizia, ricerca, natura, foresta pluviale, cultura, umanità, lavoro, vita, tragedia, mondo, facce, persone, mondo, globalizzazione, storia, sporco, civiltà, amore, povertà, tempo, gioia, sguardi… insomma: FOTOGRAFIA

Buona visione
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Mentre sempre più fotografi oggi si affannano a cercare l’effetto ed il fascino del passato, scattando in analogico o addirittura trasformando in bianco e nero le immagini che i sensori digitali catturano a colori, c’è chi fa qualcosa di completamente opposto.
Sanna Dullaway colora vecchie fotografie che di colore non ne hanno. Lo fa con grande maestria, applicando ad immagini famose una tecnica che ci regala un punto di vista nuovo e particolare, quello di un passato molto reale, quasi tangibile.
Già nell’ottocento si era fatto uso di pigmenti e sostanze coloranti per arricchire di cromatismi le fotografie di allora, cercando un realismo che si riteneva insufficiente, ma il risultato era spesso poco interessante, troppo evidentemente artificioso.
La tecnica della Dullaway è invece efficacissima, l’inganno è perfetto e lo sguardo di Churchill sembra catturato con la qualità Kodachrome mentre la “Migrant Mother” di Dorothea Lange appare come immortalata con i megapixel di una moderna digitale.
E’ un percorso inverso rispetto ad alcune tendenze retrò tanto in voga adesso, un processo che ci mostra un “passato aumentato” o forse meglio dire reinterpretato.
Io lo trovo un interessante esempio di come si possa essere creativi rielaborando la realtà per inventarne una parallela.

(Via Mashkulture.net)

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