Non tutti i possessori di vecchie fotocamere sanno che nel periodo tra gli anni ’40 e ’70 del secolo scorso, molti produttori cercarono di migliorare le caratteristiche ottiche dei loro obiettivi andando ad utilizzare le cosiddette “lenti toriate“.
Aggiungendo diossido di torio alla miscela per la realizzazione del vetro si ottiene infatti un netto miglioramento dell’indice di rifrazione e bassa la dispersione; ciò consentì di produrre lenti ad alte prestazioni, dotate di minime aberrazioni e poca distorsione nonostante la relativa semplicità produttiva.
Il problema è che il torio è radioattivo. Il TH-232 è infatti un elemento naturale senza isotopi stabili che decade emettendo particelle alfa fino a trasformarsi in radio-228. Dato che si tratta di un processo lentissimo, l’emissione di queste particelle non è molto intensa ma avvicinando un rilevatore di radiazioni ad una lente appartenente a questa generazione, non è comunque difficile misurare l’emissione.
Obiettivi gloriosi come il Leica Summicron 50mm f/2, il Takumar SMC 50/1,4, ma anche molte ottiche utilizzate nella serie Instamatic 800 della Kodak sono notoriamente appartenenti a questa tipologia, come del resto tanti altri prodotti di fascia medio-alta di quel periodo. Successivamente la tecnica di addizione di torio fu bandita ma quei prodotti sono rimasti in giro e in molti usano ancora con soddisfazione le buone vecchie lenti al torio.
Non si tratta di radioattività intensa, l’emissione di particelle da parte di queste macchine fotografiche non è pericolosa, basta saperlo ed evitare di eccedere in modo morboso con il contatto.
Insomma, se hai una di queste fotocamere, continua pure ad usarla o a metterla in bella mostra ma evita di tenerla ogni notte sotto al cuscino 🙂
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Fotocamere radioattive
Posted in Culture, History of photography, Technique, tagged aberrazione, alfa, distorsione, Leica, obiettivi, particelle, qualità, radioattività, storia, tecnica, tecnologia, torio on 14/06/2018| Leave a Comment »
Tranquilli, non siamo davvero così brutti come nei selfie
Posted in Culture, People, Technique, video, tagged chirurgia, cultura, distorsione, moda, plastica, ritratto, selfie, tendenze on 29/03/2018| 11 Comments »
Da recenti statistiche emerge che i chirurghi plastici ricevono sempre più richieste per interventi estetici al viso, in particolare al naso. Nel 2016 il 42% dei pazienti chiedeva un miglioramento per apparire meglio in foto, nel 2017 questa percentuale è salita al 55%.
Una delle ragioni alla base di questo fenomeno è il selfie.
Può sembrare pazzesco ma c’è un motivo tecnico: la distorsione. Se scatti una foto da 30 o 40 centimetri dal viso, la tua faccia verrà inevitabilmente distorta, con il naso che risulterà più grosso rispetto non solo alla realtà, ma anche ad un normale ritratto fatto da un paio di metri. Un orribile nasone del 30% più largo alla base e del 7% sulla punta.
Ecco, adesso lo sai anche tu e nel video sotto tutto ciò viene spiegato con chiarezza.
Dice il saggio: “Chi bello vuol sembrare, non un selfie, ma un ritratto si deve fare” 🙂
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p.s. Forse tutto questo potrebbe rafforzare il complottistico sospetto che ci sia la lobby dei chirurghi plastici dietro all’imperante moda del selfie.
🙂
Dei ritratti e delle lenti
Posted in Culture, People, Photography portraits, Technique, tagged distorsione, esperimento, focale, fotogenico, fotografia, modella, ritratto, teleobiettivo on 14/06/2013| 7 Comments »
A tutti è capitato di vedersi più o meno belli in fotografia. In molti casi il merito (o demerito) è solo nostro, oppure del fotografo che ci ha colti nell’istante giusto (o sbagliato), ma una certa responsabilità ce l’ha anche la lunghezza focale dell’obiettivo usato.
Il fotografo Stephen Eastwood ha deciso di fare un semplice esperimento: ha scattato dieci ritratti alla stessa modella, con obiettivi da 19 a 350 millimetri, mantenendo costante composizione e luce ma variando, ovviamente, la distanza dal soggetto. Il risultato parla da solo.
La faccenda sta tutta nella distorsione. Le lenti alterano la visione rispetto a quella dei nostri occhi, deviando la luce e portando la realtà tridimensionale sulla superficie piatta del fotogramma. Con focali molto corte questa distorsione è eccessiva e ci trasforma in mostri, ma anche all’altro estremo c’è qualcosa che non va: con il 350mm la faccia è piatta e larga, comunque innaturale.
L’interessante è notare che trovando la “giusta misura” questa distorsione può essere addirittura positiva.
In genere si dice che l’ottica migliore per i ritratti sia il 135mm ma, dato che la mente dell’osservatore prende per buono il risultato finale, non c’è niente di male a scoprire che magari si è più fotogenici se inquadrati da un 90 o un 200mm.
🙂 🙂