Ieri, parlando con una persona appassionata di fotografia, sostenevo la tesi che la chimica conta ancora molto nella fotografia.
La simpatica discussione all’inizio si è avvitata su un equivoco.
L’equivoco di quale chimica io stessi parlando.
La chimica delle pellicole, degli acidi per lo sviluppo e per la stampa sulla carta fotografica in camera oscura è legata alla fotografia analogica, che forse non è morta, ma oggettivamente pare in declino.
Sembrerebbe quindi ragionevole affermare che la chimica conta meno…
Io parlavo però di un’altra chimica: quella che governa la mente.
Digitale o analogico alla fine non è importante. Il risultato è tutto nella testa e nelle mani del fotografo, oltre che nelle reazioni dei soggetti con cui questo interagisce.
E’ la chimica delle emozioni che trasforma un click in un grande scatto, è la passione, è l’empatia che lega l’artista col suo soggetto.
Pensa a come a volte sia importante creare un legame, dialogare, entrare in sintonia con una persona prima di riuscire a fare un bel ritratto. Lo stesso vale per i fotografi naturalisti che devono entrare a far parte dell’ambiente che desiderano fotografare; si devono far accettare.
Chiamalo talento, sentimento, relazione o… ispirazione…
E’ sempre una questione di chimica.
🙂