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Posts Tagged ‘estro’

Charles EbbetsOggi voglio riproporti Mike Stimpson, un fotografo creativo che si diletta con un particolare tipo di still life.
La sua specialità è l’utilizzo dei piccoli personaggi del LEGO, che Mike usa sia per creare scatti originali che riprodurre immagini famose.
Ne sono un esempio questa sua “reinterpretazione” della famosa foto “Lunch atop a skyscraper” di Charles Ebbets (immagine assolutamente vietata a chi soffre di vertigini) in cui si vedono gli operai di un grattacielo in costruzione nella New York degli anni venti, seduti tutti tranquilli a mezz’aria per la loro inquietante pausa pranzo.

Tienammen

L’estro di Stimpson è anche rivolto ad immagini più recenti, come questa riproduzione della famosa foto dello studente davanti ai carri armati di piazza Tienanmen.
Ho trovato sul suo sito molti altri esempi di questa sua passione per la Lego Photography, non solo nel senso della riproduzione di immagini note ma anche con altre opere originali ed ironiche, sempre create con piccoli personaggi in plastica.

Ne è un esempio la foto  intitolata  “American Beauty” che puoi vedere qui sotto, chiaramente ispirata al famoso film.

American BeautyInsomma, se ti piace il genere, vai a dare un’occhiata al sito  www.mikestimpson.com .

Forse non sarà mai considerato un grande maestro della fotografia ma trovo che si tratti di un ottimo esempio di come si possa fare qualcosa di originale senza bisogno di avere per forza grandi soggetti o meravigliosi paesaggi…
A volte basta rovistare con un po’ di fantasia tra i vecchi giocattoli.

🙂

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Large format camera by Imre Becsi

Copyright Imre Becsi

Imre Becsi è un fotografo e cineasta Ungherese che costruisce fotocamere assemblandole con parti eterogenee.
Imre recupera pezzi di varia natura, non solo di origine fotografica e li monta con sapienza per farne oggetti affascinanti, vere e proprie creature a metà tra il classico e lo steampunk che trovo originali e molto belle.
Homemade pinhole camera by Imre BecsiAlcune di queste macchine fotografiche sono studiate per il grande formato, con tanto di slitte per il basculaggio, ottiche ed otturatori di alta qualità, ma c’è anche posto per oggetti più semplici come le fotocamere stenopeiche.
Ne è un esempio il gioiellino qui a fianco: una fotocamera pinhole basata su un portavaso in legno made in IKEA a cui Becsi ha aggiunto un dorso modulare, paraluce, un mirino Mamiya ed altri componenti autocostruiti.
Il risultato è un pezzo unico, una macchina da 85mm con un foro stenopeico da 0.35 ed un diaframma risultante di f/243 che usata con pellicola in bianco e nero produce immagini decisamente ricche di fascino, come quelle che puoi trovare in questo set di Imre.
Io mi sono ispirato un po’ anche a lui quando ho costruito la mia amata Pinloaroid, ma i risultati non sono paragonabili.
😀

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Il fai da te fotografico mi affascina sempre e devo dire che il sito del magazine COOPH è una miniera di idee in questo senso.
Nel video sotto ci sono nove spunti che possiamo prendere come base per qualche nostro piccolo progetto creativo. Nove esempi di come, con poco, si possano realizzare ottimi risultati, senza il bisogno di avere per forza attrezzature complesse o costose.
Non c’è altro da aggiungere se non un: Buon divertimento!
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PabloPicasso-Les-Demoiselles-dAvignon-1907

Esiste una forma d’arte priva di aspetti tecnici che l’artista deve padroneggiare per potersi davvero esprimere?
Si può essere poeti senza saper parlare o scrivere? Possiamo diventare pittori senza gestire il tratto? Musicisti senza conoscere le basi della musica o almeno maneggiare uno strumento?
La conoscenza degli aspetti tecnici di base è necessaria per tutte le forme espressive, anche per la fotografia.
Questo elemento tecnico non deve però schiacciare tutto, non può prendere il sopravvento ed assorbire tutta l’energia, altrimenti la creatività rimane come intrappolata.
La tecnica è importante, forse fondamentale, ma deve essere al servizio dell’estro.
C’è una frase famosa di Picasso che esprime perfettamente questo concetto e chiarisce in modo perfetto la ricerca che questo compromesso tra tecnica e creatività può richiedere:

“Ho impiegato molti anni ad imparare a dipingere come un bambino”.

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Pablo PicassoPablo Picasso diceva “i buoni artisti copiano, i grandi artisti rubano“.
La creatività, intesa come “capacità di creare”, è un processo naturale e come tale non è discontinuo: niente si crea dal nulla. Detto questo è facile comprendere come la nostra immaginazione, di fatto, lavori sulla base di ciò che già conosciamo ed ogni creazione artistica non sia altro che una sorta di rielaborazione evoluta di qualcosa di già esistente.
Anche le situazioni più immaginarie o le creature più fantasiose create dalla nostra mente altro non sono che incroci di fenomeni o esseri reali, ed accettare tutto questo è un passo di consapevolezza che Picasso espresse in modo perfetto.
Il copiare-prendere in prestito-rubare in genere avviene in modo inconsapevole: l’artista percepisce ed osserva ciò che incontra, ad esempio la natura o il lavoro di altri, assorbe come una spugna, poi introietta, magari rimuove e dimentica. Poi passa alla fase successiva fatta di rielaborazione e trasformazione, effettuando un’opera di remix da cui scaturisce qualcosa che può essere percepito come originale e nuovo.
Ho trovato molto interessante il video che trovi sotto, tratto da una conferenza TED a proposito di tutto ciò. E’ una lezione tenuta da Kirby Ferguson, scrittore e regista, che ci prende per mano in un viaggio affascinante nei percorsi della creatività.
Sono riflessioni che possono scuotere quello che è il concetto stesso di “originalità”, in particolare se applicati al mondo della fotografia, dove la questione è tabù e spesso fonte di polemiche.
La creatività viene da fuori e non da dentro, dipendiamo gli uni dagli altri; i musicisti, gli scrittori come anche i cuochi l’hanno capito da secoli. Per molti fotografi accettare tutto ciò non è un atto di mediocrità ma una liberazione.
Per chi mastica poco l’inglese questo è il link alla versione sottotitolata del video.
Prenditi 10 minuti e guardatelo tutto, con calma, fino in fondo, ne vale la pena.
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Leaving the shore

Leaving the shore – © Copyright 2009 Pega

Oggi, oltre a quello della polemica, corro il rischio di impantanarmi in una serie di vaneggiamenti su arte ed espressione creativa, ma così è, quindi taglio corto andando al sodo con una domanda: c’è forse un confine strutturale all’espressione artistica? Intendo un limite che l’artista deve per forza rispettare per mantenersi dentro alla “sua disciplina”?
Cerco di spiegarmi meglio: è davvero così importante questa voglia di classificare l’arte secondo schemi precisi? Un musicista, per essere tale, deve limitarsi alla produzione di opere sonore, o può espandere la sua creatività in altre forme come ad esempio la poesia o le arti visive? Può un poeta sconfinare e decidere di accompagnare con ritmo e note le sue composizioni? Un fotografo può arricchire le sue immagini con testo e magari anche musica o effetti sonori?
Specie in ambito fotografico i puristi abbondano e di fronte a certe domande non mancano mai le esclamazioni: “Un fotografo deve essere un fotografo!”, “Le immagini devono parlare da sole!”, “Se c’è bisogno di scrivere allora le immagini non sono abbastanza buone!”.
Perché il mondo della fotografia si impone questi dettami? Forse il cinema migliore e più “puro” è quello muto?
Porto avanti da un po’ questo mio punto di vista, adoro i Fotografi che senza paura arricchiscono i loro scatti con testi e descrizioni, e rimango affascinato anche da qualche esperimento di contaminazione sonora, anche se è un terreno difficile.

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Quadrifoglio - culo photography
Non c’è dubbio che la fortuna giochi un ruolo importante nelle nostre vite, conta quindi molto anche in fotografia.
Può capitare di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, di inquadrare a casaccio e beccare per caso una composizione geniale, può succedere che la fortuna ci aiuti a scegliere le corrette impostazioni di tempo/diaframma come un ambo al lotto e che poi guidi il nostro dito a schiacciare il pulsante nell’istante perfetto, quello del “decisive moment”.
Può poi addirittura capitare ciò che si vede sempre più spesso considerare di gran valore: che una macchinetta in plastica, incapace di fare due scatti uguali, introduca qualche macchia o aberrazione, rendendo la foto un colpo unico ed irripetibile.
Può infine capitare di arrivare ad esporre queste “opere”, vederle mostrate come pezzi d’arte e ricevere ottime critiche.

Magari mi sbaglio a riguardo della “culo photography”, ma la mia idea di arte è un’altra. Rimane legata alla capacità che, per esserlo davvero un artista deve avere, di produrre opere frutto della sua visione, della sua volontà e del suo estro oltre che delle sua capacità, anche tecnica, di creare e comunicare.
Magari è talento, oppure un mix di impegno, sudore e magari anche un pizzico di fortuna… Ma bisogna che non sia solo ed esclusivamente culo.
🙂

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Vertigine by Pega

Vertigine – © Copyright 2013, Pega

Qual’e la capacità, la responsabilità creativa e tecnica più importante rimasta oggi al fotografo? Cos’è che le fotocamere non sanno ancora fare da sole, adesso che anche qualunque smartphone o compattina riesce a gestire perfettamente fuoco, colore, tempi ed esposizione?
È solo il contenuto, espresso attraverso la scelta dell’inquadratura, ciò che ci è rimasto. La composizione è l’ultima frontiera tecnica al momento dello scatto, poi ci sarà solo la manipolazione a posteriori.
Pensaci un attimo: la scelta di come inquadrare il soggetto, cosa escludere dal fotogramma e come comporre l’immagine, è l’unica sopravvissuta tra tutte le scelte creative che un tempo spettavano solo al fotografo. Erano decisioni soggettive, responsabilità non banali che costringevano a studiare, capire ed imparare, erano espressioni di libero arbitrio. Oggi è rimasta solo la composizione ad essere sempre e comunque nelle mani di chi fa la foto.
Naturalmente potrai dirmi che si può scattare in manuale e che è ancora il fotografo ad individuare il soggetto e scegliere cosa o chi ritrarre, ma resta il fatto che gli automatismi hanno tolto a molti fotografi una bella fetta di responsabilità, lasciandoci solo quest’ultimo baluardo della creatività, un ambito decisionale che può rendere uno scatto bellissimo o banale, quasi a prescindere dal soggetto.
Ed è forse questo il punto. La composizione è l’ultima fortezza perché è la più alta e complessa delle questioni. Basta dare un’occhiata a quanto è stato scritto e pubblicato al proposito, per capire che non si tratta di un aspetto facile da affrontare. Di teorie e regole ce ne sono tante, dalla sezione aurea alla regola dei terzi, dal decentramento del soggetto alle teorie Gestaltd, ma la magia dell’immagine resta sfuggente, spesso legata proprio alla violazione di alcuni schemi precostituiti.

Chissà se queste considerazioni rimarranno valide a lungo. Non ci giurerei. Anche la libertà di composizione è a rischio e forse è una frontiera già parzialmente violata. Esistono infatti già fotocamere che impediscono di scattare se l’orizzonte è inclinato e si occupano di selezionare automaticamente lo scatto “migliore”: quello in cui tutte le persone del gruppo sorridono…

😐

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Parallelismi

Parallelismi – © Copyright 2010 Pega

Click! Ecco nata la foto.
Ma è proprio così? O le cose stanno in modo un po’ diverso?
Pensaci un attimo: in che momento nascono le tue fotografie?
E’ l’istante in cui premi il pulsante di scatto quello dove la tua creatività si esprime? O è l’attimo precedente, quando percepisci qualcosa di interessante in ciò che ti si presenta davanti.
Forse, invece, sei tra quelli che solo nell’intima solitudine davanti al computer (o perché no in camera oscura) esprimono il loro estro artistico, andando ad estrarre materiale grezzo dai tanti scatti realizzati, scegliendone uno per lavorarlo e farne qualcosa di compiuto?
Oppure sei tra i fotografi che l’opera la concepiscono prima, molto prima dello scatto, pensandola in anticipo, pre-visualizzandola e poi adoperandosi perché l’immagine finale sia com’era apparsa nella mente fin dall’inizio.
Insomma quando nascono le tue foto? Ci avevi mai pensato?

p.s. E i titoli?

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Large format camera by Imre Becsi

Copyright Imre Becsi

Tra i miei contatti su Flickr c’è un certo Imre Becsi, cineasta Ungherese che costruisce fotocamere assemblandole con parti eterogenee. Pezzi di varia natura, non solo di origine fotografica, che monta con sapienza per farne oggetti affascinanti, vere e proprie creature a metà tra il classico e lo steampunk che trovo originali e molto belle.

Homemade pinhole camera by Imre BecsiAlcune di queste macchine fotografiche sono studiate per il grande formato, con tanto di slitte per il basculaggio, ottiche ed otturatori di alta qualità, ma c’è anche posto per oggetti più semplici come le fotocamere stenopeiche.
Ne è un esempio il gioiellino qui a fianco: una fotocamera pinhole basata su un portavaso in legno made in IKEA a cui Becsi ha aggiunto un dorso modulare, paraluce, un mirino Mamiya ed altri componenti autocostruiti.
Il risultato è un pezzo unico, una macchina da 85mm con un foro stenopeico da 0.35 ed un diaframma risultante di f/243 che usata con pellicola in bianco e nero produce immagini decisamente ricche di fascino, come quelle che puoi trovare in questo set di Imre.
E tu ci andresti in giro con un mostriciattolo del genere? Io sì!

😀 😀 😀

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