Nella storia della fotografia c’è il nome di una donna italiana, capace di immagini dall’intensa carica umana ed emotiva. Era nata ad Udine nel 1896 e si chiamava Tina Modotti.
La sua vita è un romanzo. Emigrata giovanissima negli Stati Uniti, prima lavora in fabbrica poi, grazie alla sua bellezza ed al marito, il pittore Roubaix “Robo” de l’Abrie Richey, incontrato in ambienti di intellettuali liberal, inizia a lavorare nel cinema degli anni venti come attrice. In questo contesto conosce il fotografo Edward Weston del quale diviene prima la modella preferita, poi l’amante.
Con Weston, dopo la morte del marito, si trasferisce in Messico dove, frequentando gli artisti di avanguardia, entra in una fase di forte impegno politico.
Fervente attivista e fotografa del Partito Comunista Messicano, viene espulsa dal paese e, prima, vaga per l’Europa, poi si stabilisce a Mosca. Qui la sua vita si trasforma ancora, diviene una sorta di agente segreto, e finisce nel bel mezzo della guerra civile Spagnola, dove si ritrova ad essere una combattente.
Tornata in Messico nel 1940 sotto falso nome, la Modotti muore a Città del Messico nel 1942, in circostanze che da alcuni vengono considerate misteriose.

Mani su una pala -1927 Tina Modotti
Tra amori, arte e passione politica, è una figura non convenzionale che ci regala immagini intense e profonde, sicuramente arricchite dalla capacità di valorizzare la preziosa relazione con un maestro come Edward Weston.
Le opere di questa fotografa non trovano universalmente la considerazione che meritano, forse per la complessa storia politica della sua vita.

Burattinaio – 1929 Tina Modotti
Resta il fatto che il suo talento e la preziosa frequentazione di grandi artisti (oltre a Weston Tina frequentò personaggi del calibro di David Alfaro Siqueiros, Diego Rivera e Frida Kalho), alimentarono una passione che era nata nello studio fotografico del nonno Pietro ad Udine.
Una vena creativa che si sviluppò producendo scatti bellissimi, quasi tutti realizzati nel fervido e appassionato periodo messicano, quando insieme a Weston vissero a Città del Messico stringendo un patto: Tina lo avrebbe aiutato a gestire lo studio fotografico, lasciandolo libero di dedicarsi solo a fotografare, lui le avrebbe insegnato i segreti del mestiere.
Un’artista complessa ed un po’ misteriosa, che sarebbe bello conoscere meglio e c’è un’occasione concreta per farlo: una mostra retrospettiva di questa fotografa ci aspetta a Verona fino all’8 marzo al Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri.
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