Non resisto, devo fare un post su questo mostro che trovo strepitoso, un altro colpo da maestro di quel geniaccio di Sharkoman.
Nosferatuswan è per me l’emblema di come arte sia anche e sopratutto la capacità di vedere cose che gli altri non vedono.
Non so se il profilo del vampiro sia apparso all’autore mentre con la fotocamera in mano si contorceva alla ricerca di qualcosa che lui sentiva esserci oltre al cigno, oppure questo sia emerso a posteriori, riguardando l’immagine comodamente davanti al pc. Non importa. Magari a Sharko lo chiediamo, ma alla fine non è questo il punto.
La meraviglia è altrove: nella creazione, nella mutazione, in una genesi di creature nuove partendo da soggetti comuni, un processo che è tutto nel cercare e trovare il giusto punto di vista, nel tagliare con maestria l’inquadratura per filtrare la vista e guidare la mente dell’osservatore verso nuove dimensioni. In questo caso sono appena novanta gradi e si entra in un altro universo.
La scelta del bianco e nero alla fine è solo un “aiutino” per rendere perfetto il terribile vampiro, un tocco di classe che lo rende fantastico con tanto di collo del pastrano e quel suo diabolico piccolo occhio che era di cigno ma ora appartiene ad una creatura spaventosa.
Il cigno che si trasforma in un mostro, e tanti saluti al brutto anatroccolo. 🙂
Grande Sharko, chapeau.
Posts Tagged ‘Fulvio Petri’
Nosferatuswan: un altro colpo di genio
Posted in Black and White, Culture, tagged cigno, fotografia, Fulvio Petri, mostro, Nosferatu, pareidolia, Sharkoman, vampiro on 15/01/2013| 7 Comments »
La pareidolica mostra di Sharkoman
Posted in Culture, People, tagged creatività, fotografia, Fulvio Petri, mente, occhio, pareidolia, Sharkoman, visione on 04/12/2012| 14 Comments »
Fulvio Petri detto Sharkoman è il mio “Maestro” di pareidolia cioè di quell’arte che è ricerca di forme umane, animali o altro in cose e materiali disposti dal caso.
Fulvio è un artista del guardare e dell’immaginare, io lo considero un punto di riferimento irraggiungibile per talento ed estro creativo perché è capace di vedere dove gli altri non vedono e realizzare fotografie che danno vita a ciò che non ne ha.
Finalmente “Sharko” si è deciso ed ha pensato bene di esporre un po’ dei suoi scatti in una mostra che sarà inaugurata il prossimo 8 Dicembre nel Palazzo Comunale di Scandicci, alle porte di Firenze.
Guardando la locandina ti sarà già chiaro: che tu sia vicino o lontano non c’è da esitare, che ti basti la bici o ti serva un treno, un salto a questa mostra è un’esperienza da non perdere.
Gli oscurini danzanti
Posted in Culture, Nature, tagged analogico, arte, camera oscura, creatività, Digit, digitale, fantasia, fotografia, Fulvio Petri, libro, pixel, racconto, scrivere, storia, stracconti, stracconto, sviluppo on 10/11/2011| 4 Comments »
“C’era una volta il popolo invisibile degli oscurini, creature antropomorfe proliferanti nel buio delle camere oscure, sia di fotografi che di cineamatori analogici; felici tra acidi e liquidi di sviluppo, danzavano tenendosi per mano eseguendo un vorticoso girotondo ogni volta che l’artista metteva carta sensibile nella bacinella; giunti alla massima velocità, si formava un piccolo tornado benefico in cui avveniva la magia: sulla nuda carta gli oscurini lasciavano la loro traccia nei punti in cui si identificavano, accoppiandosi con la loro controparte positivamente impressionata (che ad ogni contatto si dava un tono).
Venne però un giorno che Digit – il dio delle comunicazioni veloci – creò i pixellini, entità luminose che danzavano a suon di numeri destinate, nelle sue intenzioni, a soppiantare i timidi oscurini. Tra oscurini e pixellini però non c’era competizione, eran già pronti a fare amicizia. In fin dei conti gli opposti si attraggono.
Ma il nervoso Digit, che aveva sempre fretta, costringeva i pixellini a sfiancanti ore di lavoro, e a fine giornata erano costretti a spegnersi; essendo fatti di luce, da spenti erano come inesistenti, e non potevano più relazionare con niente e nessuno;
Mentre d’altro canto gli oscurini si accoppiavano sempre meno, poiché l’esoso Digit stava rendendo la carta una rarità, e rischiavano una depressione senza ritorno.
Tra lucine sfruttate fino all’annullamento e ombrine che rischiavano di cadere nel nero cosmico senza più esprimersi, ecco che spuntò un gruppo di esseri umani amanti delle danze in camera oscura, tra cui l’eclettico Marto, fotografo analogico che scansionava i risultati del “movimento” nella sua dark room per condividerli col mondo.
Allora gli ombrini, felici della loro rinascita, vollero ringraziare l’amico Marto, apparendo essi stesso su un pezzo di carta sensibile, durante un girotondo artistico… e al contempo si ritrovarono ad abbracciare i pixellini sul computer, dopo la scansione.
Digit non capì, ma per una volta si adeguò.”
Ti è piaciuto?
E’ un racconto, anzi uno “stracconto” di Fulvio Petri , un bellissimo pensiero su quello strano rapporto che c’è tra la fotografia analogica e quella digitale, ispirato dalla foto che trovi qui a fianco realizzata da Martino Meli (che nella storia diviene Marto).
Un vero e proprio girotondo tra artisti che si scambiano immagini (analogiche e digitali) e parole.
Fulvio, oltre ad essere un fotografo di talento, disegna, illustra ed anche scrive. E’ suo un libriccino di storie folli, tutte nello stile di questo sopra, dove la fantasia si intreccia con l’ironia. Si intitola appunto “Stracconti” e lo trovi qui sia in versione cartacea che come e-book.
Te lo consiglio.
Passione analogica
Posted in Culture, People, Photography portraits, tagged amici, analogica, attimo, blog, catturare, dialogo, errore, essere umano, film gang, film.emozione.ricordo, Firenze, fotografia, fotografo, Fulvio Petri, imperfezione, Martino Meli, m|art, passione, pega, pellicola, photowalk, portrait, ritratto, Sharkoman, soggetto, stampa, tempo.fermare on 21/07/2011| 4 Comments »
In passato ho già avuto modo di esprimere la mia opinione sul rapporto tra immagini e parole, e di come la fotografia possa essere resa straordinaria quando associata al giusto titolo o testo.
E così ieri ho gioito assistendo alla nascita di un piccolo capolavoro, realizzato più o meno consapevolmente a quattro mani da due amici che hanno partecipato alla “passeggiata fotografica analogica” di qualche tempo fa a Firenze.
Il ritratto sopra è stato realizzato e postato su Flickr da Fulvio Petri (Sharkoman).
Poco dopo la pubblicazione, la foto è stata commentata dallo stesso soggetto protagonista dello scatto Martino Meli (m|art) con parole che in questo caso sono come un completamento dell’opera e che, secondo me, si fondono meravigliosamente con l’immagine.
Un bellissimo ed appassionato omaggio al mondo della pellicola, che ti invito a leggere.
“La tecnologia è al servizio dell’uomo per semplificargli la vita e aiutarlo in ogni azione quotidiana; tuttavia esistono piccole zone di confine in cui non necessariamente il progresso giustifica la scelta dello strumento…
Per me la condivisione di ricordi e momenti gioiosi passati, non può che essere mediata da uno strumento che dà risultati tangibili (la foto stampata) e forse un po’ sporchi. La fotografia analogica poiché è la più imperfetta (dunque la più umana tecnica di fermare il tempo) è il mezzo indiscusso per catturare ricordi… Come è possibile spiegare (e giustificare) la necessità di inventare texture e falsi pelucchi nell’era del digitale? Perché oggi si sente il bisogno di ritrovare quel calore che manca ad una foto digitale? Si potrebbe dire che il ricordo è imperfetto come l’essere umano, e la pellicola cattura l’immagine respirando la stessa aria, lo stesso pulviscolo e la stessa atmosfera di chi vive l’attimo salvato.” (Martino Meli)