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Posts Tagged ‘futuro’

Adieu Mon Amour by Pega

Adieu mon Amour – Copyright 2013, Pega

Ci risiamo con la missione fotografica del fine settimana, la mia periodica proposta per provare qualche scatto “a tema” nel weekend, con l’idea di far nascere nuovi spunti creativi.
Oggi l’assignment è su una faccenda che da tempo mi interessa molto: il tema del futuro negato.
Il fatto che il presente non sia ciò che in passato era stato immaginato come futuro, è un argomento ampio e di grande attualità, ma anche degno di interesse fotografico; le tracce di ciò che anni fa si faceva pensando al domani in modo avveniristico, sono in tutte le nostre città e, spesso, anche nelle nostre case.
Io ci scherzo quando dico che nel 2001 ci doveva essere l’odissea nello spazio, ma il cosiddetto “Retrofuturismo” è una vera e propria forma d’arte in cui si esprimono due visioni: il futuro visto dal passato e il passato non realizzato nel futuro. Se ne può trovare espressione ovunque: dall’architettura alla letteratura, dal design dei prodotti di largo consumo all’urbanistica, ma personalmente trovo molti simboli del futuro negato nel mondo del trasporto.
Detroit Electric 1913Sono effige del futuro negato le ancora imperanti automobili a combustibile fossile (mentre già nel 1913 c’erano vetture elettriche) oppure l’attuale costruzione di tranvie di superficie (quando nel’Esposizione Universale del 1867 era già stata costruita una metropolitana pneumatica sperimentale perfettamente funzionante) o anche il tarpato sviluppo dell’aviazione leggera come normale mezzo di trasporto personale.
Futuro negato è poi, forse, anche la presentazione di concept o innovazioni che tali non sono, ma che lo sembrano grazie al marketing.
Insomma, su questo tema si possono avere opinioni diverse, dal fatalismo alla visione complottistica, oppure anche l’indifferenza, resta il fatto che guardandoci intorno possiamo trovare molte tracce, ed è questa la sfida che ti propongo nel fine settimana.
Difficile? Forse.
Buon divertimento!

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

 

p.s. “Entriamo nel futuro prima che sia troppo tardi” ripete Bertrand Piccard che con il Solar Impulse II, il primo aeroplano “zero-fuel”, sta effettuando il giro del mondo senza usare una goccia di carburante.
Mentre tutti hanno la testa nel pallone, in pochi stanno seguendo passo passo questa storica impresa che, proprio in questi giorni,  lo ha visto attraversare l’Atlantico con il solo ausilio dell’energia solare. Il confronto con l’enorme folla che accolse nel 1927 la trasvolata atlantica di Lindbergh è avvilente…

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Time Lapse movieEccoci con un nuovo caso di incrocio tra cinema e fotografia. Stavolta si tratta di un film di produzione indipendente a sfondo fantastico, il cui legame con il mondo delle fotocamere è inequivocabile.
Time Lapse è la storia di tre amici che trovano una misteriosa macchina capace di realizzare foto del futuro, in particolare lo strano aggeggio produce istantanee (tipo Polaroid) raffiguranti ciò che accadrà  24 ore dopo l’istante dello scatto.
Il ritrovamento scatena tutta una vicenda che, ovviamente, preferisco non rivelarti ma è facile intuire il susseguirsi di fatti inquietanti legati alle foto prodotte da questo marchingegno misterioso. Insomma una storia che è un misto di thriller e fantascienza in cui queste strane istantanee giocano un ruolo da protagonista.
Non mi risulta che in Italia il film sia effettivamente passato dai cinema ma ora è comunque possibile trovarlo nel circuito noleggio oltre che su alcune piattaforme di intrattenimento online tipo Netflix. Nel caso la cosa ti risulti intrigante, eccoti il trailer. Buon divertimento!
.

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Arte da una cometa
In un altro periodo sarebbe stata la notizia del decennio. Oggi, mescolata alle tante questioni che ci affliggono, è passata in secondo piano e non proprio tutti se ne sono accorti. Resta comunque un fatto quasi incredibile: l’umanità ha inviato un robot su una cometa e, dopo un viaggio di dieci anni, questo si è posato sulla superficie, ha fatto una foto e ce l’ha spedita. Eccola qua: la prima fotografia dal suolo di una cometa.
In realtà Philae, il modulo di atterraggio della missione Rosetta, ha scattato una panoramica ma, dato che si è posato male, quella mostrata è l’unica parte decente dell’immagine.
Non è chiaro cosa succederà adesso. Philae è a corto di energia a causa della posizione in cui si è messo, i suoi pannelli solari non ricevono abbastanza luce e, dopo aver fatto i primi importanti rilevamenti, è andato in stand by in attesa di ricaricarsi.
È strano pensare a questa prodigiosa macchinetta fotografica spaziale a corto di batterie, posata su un corpo celeste così lontano. È strano guardare questa immagine in tutto il suo splendore, anche artistico, trovandola misteriosa, pareidolica, affascinante, bellissima.
Io l’ho stampata per incorniciarla. Ci vedo l’effige di una delle poche speranze che la nostra specie ha, di poter guardare avanti con fiducia.

Il futuro è nelle mani di chi lo sa sognare
(Paulo Coelho)

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Acc... By Pega

Acc… – © Copyright 2009, Pega

In molti mi accusano di essere un integralista del digitale.
Ebbene sì confermo le mie convinzioni: la fotografia quantistica non permette più ciò che prima si faceva così bene in digitale. Il digitale, con le sue pixelature ed il fascino del rumore agli alti ISO è stata la vetta più alta toccata dalla Fotografia e rimane insuperabile, non c’è confronto con il freddo e sterile dettaglio microscopico delle immagini a neutroni.
È vero, le nuove tecnologie hanno espanso molto le possibilità, dato strumenti prima impensabili ed ampliato il numero di esseri viventi che oggi possono fare fotografie, ma io sono affezionato al digitale. Credo che le vecchie tecniche di postproduzione con Photoshop e il fascino vintage dell’HDR, rappresentino a tutt’oggi livelli mai più raggiunti.
Ora chiunque può realizzare fotografie così tecnicamente perfette da poter essere confuse con la realtà, e tutto questo senza alcun bisogno di doverle correggere in Lightroom. Oggi si possono condividere le immagini proiettandole nel cervello dei propri amici senza tutta quella vecchia ma sana faticaccia di postarle su Flickr o Facebook.
Che nostalgia…

😀 😀 😀

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NASA curiosity

Se in questi giorni davvero il mondo finisce c’è chi si godrà lo spettacolo.
La sonda NASA Curiosity è lì su Marte, bella tranquilla, piazzata a distanza di sicurezza. Sono pronto a scommettere che ha già rivolto le sue fotocamere verso la Terra in attesa del possibile evento.
Nei mesi scorsi ci ha già inviato un bel po’ di immagini della superficie del pianeta rosso ed anche della Terra ma tra le foto che più mi hanno affascinato c’è il fantastico e vanitoso autoritratto che puoi vedere sopra. E’ stato realizzato scattando 55 foto da angolazioni diverse usando la fotocamera posizionata sul braccio mobile estensibile e processata dalla NASA per ottenere un’unica immagine in cui il braccio non è più visibile, apparendo scattata come se il “vanesio” robot Curiosity avesse piazzato un treppiede per farsi un autoscatto.

Image credit www.nasa.gov

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Lost memories

Lost memories è un piccolo capolavoro, un “corto” di tre minuti realizzato da Francois Ferracci.
Non voglio anticiparti molto di questo breve gioiellino se non che mette in connessione fotografia digitale, analogica, emozioni, sentimenti e relazioni, il tutto tra passato, presente e futuro della tecnologia.
Qualcosa che ti invito a vedere, gustandone oltre agli spunti di riflessione, anche l’aspetto tecnico eccellente, specie considerando che Francois l’ha realizzato da solo in sei mesi interamente sul suo laptop.
Buona visione.

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WVIL cmeraEccola l’ho trovata.
E’ la fotocamera del futuro, almeno il mio.

L’acronimo WVIL sta per Wireless Viewfinder Interchangeable Lens e caratterizza un progetto di Artefact, un importante gruppo di ricerca internazionale che si occupa di realizzare soluzioni creative di design e tecnologia.

L’idea WVIL è la logica evoluzione della convergenza che già da tempo stiamo osservando tra il mondo della fotografia e quello dei dispositivi personali mobili. Consiste in un apparecchio che a prima vista parrebbe molto simile ad un palmare/smarphone con attacco per lenti tradizionali.
L’ottica, a cui viene collegato uno speciale sensore full-frame capace di dialogare via wireless con la fotocamera, può essere quindi utilizzata connessa al corpo macchina ma anche staccata e “controllata” da remoto espandendo enormemente la fruibilità dell’apparecchio.

Il bello è che il progetto prevede, oltre ad un interessante ventaglio di caratteristiche ed innovazioni, anche la piena compatibilità con gli obiettivi per macchine reflex attualmente in commercio.
Fantastico no ?
Per il momento la WVIL è solo un concept ma per quanto mi riguarda potrei prenotarla fin d’ora.

Chissà quale produttore imboccherà per primo questa nuova strada… per ora accontentiamoci di vederla in azione nel video qui sotto.
Osservalo nei dettagli, è notevole.

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Trust
Trust – © Copyright 2010 Pega

Durante questo 2010 mi sono divertito a svolgere dei piccoli progetti fotografici, alcuni che mi ero proposto ad inizio anno, altri che sono spuntati dopo. Si è trattato di esperienze diverse, non solo semplici serie di fotografie.

L’idea di fondo di queste attività è quella di avere impegni non troppo gravosi da portare avanti con regolarità, impegni tesi ad imparare e sviluppare la creatività. Il fatto di dichiararli agli altri li rende un po’ più vincolanti ed abbassa il rischio che vengano abbandonati… Almeno per me è così.

Tra i progetti di quest’anno, oltre naturalmente a questo blog che ho cercato sempre di aggiornare con regolarità, ci sono stati ben due Sharing Workshop (a proposito: è rimasto un solo posto disponibile per il prossimo del 15 gennaio 2011)  una divertente Florence Worldwide Photowalk e quindi i due progettini puramente fotografici “The Ipholaroid Project”“12 Emotions in 12 shots”  che con questa fine anno giungono al termine.

In particolare tengo molto al secondo, una raccolta di docici scatti (uno al mese) che mi ha divertito e quasi mi dispiace non aver intitolato 24 emotions in 24 shots per poterlo continuare nel 2011… 🙂
Ho dedicato l’ultimo dei dodici scatti alla Fiducia, quella con la F maiuscola, quella tra le persone, quel sentimento di cui abbiamo bisogno per vivere sereni in una società.
Quella fiducia che ci fa apprezzare il presente e confidare nel futuro.
Senza fiducia siamo condannati a farci sempre più furbi, sempre più scaltri e spregiudicati, rischiando di finire in un vortice da cui non c’è via di uscita perchè ci sarà sempre chi è più furbo.

BUON 2011 !!!

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Si, 140 Megapixel.
Ti stai chiedendo se si tratta dell’ultimo modello Nikon o Canon?
O forse Hasselblad??

No. Come promesso in un recente post, oggi parlo ancora di quell’invenzione che segnò uno dei punti di partenza (anche se non l’unico) della storia della fotografia: il Dagherrotipo.

Dicevo appunto della incredibile qualità che raggiungevano le immagini realizzate con questa macchina, in special modo quando ad utilizzarla erano fotografi abili e molto attenti alla preparazione delle lastre.

Ecco qui sotto un esempio di scatto con Dagherrotipo tratto da un ottimo articolo che puoi trovare sull’edizione online della rivista Wired.

daguerrotype_shot

Si tratta di una foto che fa parte di una serie di magistrali scatti “panoramici” che Charles Fontayne and William Porter realizzarono nel porto di Cincinnati nel 1848.

Sotto puoi vedere l’ingrandimento 10x del dettaglio evidenziato nell’immagine originale.

zoom

Ma non è tutto. I piccoli dettagli visibili a questo livello di ingrandimento continuano ad essere nitidi anche passando ad osservare la foto con una lente macro 20X e lo restano anche sotto l’occhio di un microscopio, almeno fino ad ingrandimenti di 30X (!!!).

Facendo due conti quindi la foto potrebbe essere proiettata su una superficie di almeno 8 metri per 6 senza problemi di perdita di dettagli, siamo quindi davvero nell’intorno dei 140Mpixel…
…ed anche del 1850….

🙂

Thanks to Wired Magazine

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Between two layers

Between two layers - © Copyright 2009 Pega

Tutti facciamo un sacco di scatti.
Specie chi fotografa in digitale si trova ad accumulare migliaia di immagini, a volte decine di migliaia.
Questa gran quantità di lavoro però, proprio come succedeva (e succede ancora) a chi si ritrovava con scatoloni pieni di negativi mai stampati, non ha un gran futuro finchè non raggiunge uno stato di “prodotto finito” e “lascia il nido”… divenendo fruibile agli altri.
Che tipo di futuro riservi ai tuoi scatti? Lasci che si ammucchino in scatoloni (reali o virtuali) o li condividi, li fai vivere nel mondo?
Sicuramente uno dei percorsi più semplici per permettere ai nostri lavori di raggiungere un minimo di possibili fruitori sia quello della condivisione online. Flickr, DeviantArt o lo stesso Facebook sono piataforme che non hanno bisogno di presentazioni.
Ma trovo che la sola pubblicazione digitale, sebbene assolutamente dignitosa rispetto allo stoccaggio, sia comunque una forma incompleta… o quanto meno ridotta.
Credo che il vero completamento per una foto sia la stampa.
Ma non è tutto.
Una pila di foto stampate è ancora come una cucciolata in uno scatolone, questi “piccoli” devono essere accompagnati all’esterno, si deve fare in modo che le nostre foto incontrino dei nuovi proprietari. Solo così le nostre foto avranno veramente un futuro.
Proponile per la pubblicazione, vendile sul tuo sito oppure al mercatino, o anche regalale a chi dimostra di apprezzarle.
Le tue foto probabilmente meritano molto di più che ammuffire in un hard disk o in uno scatolone in cantina.

🙂

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