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Posts Tagged ‘Henri Cartier-Bresson’

Ezra Pound

Ezra Pound – © Copyright 1971, Cartier-Bresson/Magnum Photos

Henri Cartier-Bresson andò a trovare Ezra Pound a Venezia, nel 1971.
Il poeta americano aveva ottantasei anni. Dopo aver incarnato il modernismo ed essere stato tra i protagonisti della poesia di inizio secolo, Pound aveva affrontato un periodo molto buio della sua esistenza, finendo per trascorrere parecchi anni in manicomio. Dimesso, si era stabilito in Italia.
Bresson ha raccontato in più occasioni questo particolare incontro con Ezra Pound, un incontro in cui ci furono pochi scatti ed ancor meno parole. I due si guardarono a lungo, molto a lungo, intensamente. Quasi come in una sfida, si osservarono e si studiarono per un tempo che Bresson stima intorno ad un’ora e mezza.
Un profondo e pesante silenzio. Pound non disse niente, HCB fece sette scatti tra cui scelse questo: intenso, drammatico, forse doloroso.
È una gran lezione di Fotografia.

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Pen, Brush, Camera with Henri Cartier-BressonIl blog è un media “mordi e fuggi”. Trovi un post, leggi il titolo ed in una frazione di secondo valuti se l’argomento ti interessa (ergo, guai ai titoli sbagliati!).
Se decidi di proseguire, ti aspetti un contenuto di rapida lettura, al massimo un paio di minuti, meglio se con qualche immagine. Quando ci sono di mezzo i video, il ritmo deve essere rapido come un clip musicale.
Detto questo, oggi vado completamente fuori standard e ti propongo un intero documentario: un magnifico video integrale su Henri Cartier-Bresson, il leggendario fotografo del “momento decisivo”, uno dei più celebrati maestri della fotografia del novecento, considerato tra i padri del fotogiornalismo.
E’ un documento di ben cinquanta minuti che probabilmente ben pochi guarderanno integralmente, eppure è un grande regalo che ci arriva dall’era della rete.
Se avrai la pazienza di gustarlo con calma, magari sorseggiando qualcosa di buono dopo un adeguato addivanamento, troverai in questo documentario/intervista del 1998, un Bresson novantenne che ripercorre la sua lunga carriera, fin dal suo primo contatto con la fotografia, incontrata da giovanissimo nel 1930 mentre studiava pittura.
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E’ uno degli aspetti più semplici ed intriganti della fotografia, qualcosa che la caratterizza in modo speciale differenziandola anche dalle tecnologie che poi ne sono derivate, come il cinema ed il video. E’ la capacità di poter congelare l’istante, quella frazione di secondo irripetibile ed unica che solo lo scatto fotografico sa catturare. Un momento “decisivo” di cui tanto si parla ma che non sempre siamo in grado di maneggiare proprio perché non sempre è facile stabilire quale sia questo istante.
Ecco un esempio creativo ma semplicissimo. Una possibilità che esiste da sempre e che in qualche modo tutti abbiamo già sperimentato.
Il fotografo Thailandese Benz Thanachart con il suo progetto “Surprised Reaction” è partito dal notare l’atmosfera di silenzioso distacco asociale che sempre più permea gli spazi pubblici. Spazi affollati ma pieni di soggetti che in realtà vivono isolati nel loro spazio privato fatto di cuffiette e smartphone; vicini fisicamente ma lontani gli uni dagli altri, ognuno concentrato su qualcosa di molto distante da ciò che assorbe l’attenzione di chi ha accanto.
E così Benz si è piazzato sulla metropolitana, ha scelto il momento giusto ed ha urlato una parola a caso, completamente scollegata alla situazione, fotografando l’istante esatto della reazione dei presenti con le loro espressioni così genuine, senza filtri. Un “decisive moment” perfettamente controllato dal fotografo, un istante di attenzione da parte di tutti che guardano all’unisono nell’obiettivo. Semplicissimo ma incredibilmente efficace ed interessante, specie se si vanno a studiare i dettagli degli sguardi e si prova a leggere che cosa è balenato nella mente delle persone immortalate.
Qui sotto uno dei tanti scatti che puoi trovare sul suo sito. In questo caso Thanachart ha urlato “Granturco!”

Benz Thanachart

© Copyright Benz Thanachart

🙂

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Cartier Bresson - L'Immaginario dal vero

Difficile essere appassionati di fotografia senza conoscere Henri Cartier Bresson.
Che tu lo conosca già bene o meno, ti consiglio di leggere “L’immaginario dal vero”, un piccolo libretto in cui Bresson descrive il suo approccio alla fotografia e traccia alcuni profili di artisti amici, con un punto di vista che aiuta molto a capire la visione di questo grande protagonista della fotografia del XX secolo.

Ecco un brevissimo estratto:

“Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale. Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore. Per me fotografare è un modo di capire che non differisce dalle altre forme di espressione visuale. È un grido, una liberazione. Non si tratta di affermare la propria originalità; è un modo di vivere”.

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It's a long way... - © Copyright 2009 Pega

Non so esattamente quante fotografie abbiano scattato maestri come Eugene Atget, Henri Cartier-Bresson o Ansel Adams nella loro carriera, ma quel che è certo è che si tratta sempre di numeri importanti.

Una cosa che in genere accomuna molti grandi artisti, non parlo solo di fotografi, è una intensa produttività associata al loro estro creativo. Lo si può constatare osservando l’enorme mole di lavoro prodotta da grandi nomi come lo stesso Picasso, ma anche tanti esempi in campo fotografico come Edward Weston o Robert Frank che per realizzare un libro di ottanta fotografie ne scattò oltre ventimila (a pellicola naturalmente).
In tutti questi casi si tratta di artisti di notevole talento, a volte di veri e propri geni, che hanno percorso carriere di grande produttività, scattando molte più foto di quante si tenda a pensare.
Insomma il genio non basta?
Il fatto è che probabilmente il genio non è in grado di creare in modo “spot” e non può contare sulla fortuna: ha bisogno di allenamento, di perseveranza… di ritmo.

Che si appartegna o meno al mondo dei talenti artistici, credo che non si possa fare a meno di prendere atto che la nostra parte creativa ha comunque bisogno di produrre, in quantità e con costanza.

Diamoci da fare dunque, cerchiamo e sfruttiamo ogni occasione fotografica. La produttività non è garanzia di riuscire a realizzare dei capolavori ma probabilmente è una condizione necessaria.

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Nel 1952 Henri Cartier-Bresson pubblicò il suo famoso libro “The Decisive Moment”, che oltre ad un portfolio di 126 fotografie ed alla copertina disegnata nientemeno che da Henri Matisse, includeva una prefazione dell’autore che traeva spunto da una frase di un cardinale del diciassettesimo secolo che diceva “Il n’y a rien dans ce monde qui n’ait un moment decisif”: Non c’è niente al mondo che non abbia un momento decisivo.
Bresson prese questa espressione come emblema del suo stile fotografico.
In questo video, realizzato nel 1973, il grande fotografo si racconta e racconta il suo stile, il suo punto di vista su ciò che per lui era fotografare e lavorare come artista.
E’ un bellissimo documento raccontato dalla viva voce del fotografo stesso, in cui ho apprezzato in particolare, il modo con cui Bresson dichiara candidamente di essere stato in realtà un fotografo surrealista sotto le mentite spoglie di un fotogiornalista.
Ti consiglio di trovare un momento tranquillo per vedere questo piccolo gioiellino e gustarne l’atmosfera, con i toni di Bresson che ci racconta le sue esperienze.
C’è una cosa in particolare che mi ha colpito. E’ quando il fotografo racconta l’incontro con Ezra Pound, occasione da cui scaturì il famoso ritratto.
Ebbene, in quella sessione Bresson spiega che ci furono ben pochi scatti o parole, fu tutta una questione di sguardi; quasi una sfida. I due si guardarono a lungo, intensamente e pacificamente negli occhi prima di procedere alle foto: si scrutarono in profondità  per qualcosa come un’ora e mezza.
Beh, che splendida lezione. Credo proprio che se ci sediamo e ci guardiamo negli occhi per un’ora e mezza con una persona prima di procedere a scattarle dei ritratti, il risultato difficilmente sarà una cosa banale.
Buona visione.
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[AGGIORNAMENTO 23/01/2012: Purtroppo il video integrale “The Decisive Moment” non è più disponibile online dato che è commercializzato in DVD. Ho quindi sostituito l’inserto sotto con un l’estratto disponibile su Youtube. Sorry.]

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fortuna
– o { © Copyright 2010 Albi Tai

Una forma perfetta, colta con e maestria ma anche con il giusto spirito ed anche modestia.
Ho trovato questo magnifico cigno in bianco e nero su Flickr .
E’ uno scatto di Alberto (Aka Albi Tai) che l’ha inserito come elemento di una galleria intitolata L’occasione fa l’uomo fotografo che insieme ad altre partecipa a costituire quella che in pratica è una piccola mostra fotografica virtuale. E’ un modo nuovo di aggregare e mostrare immagini, molto semplice ed accessibile, che sta assumendo una certa importanza sul web.

In questa galleria mi hanno colpito le brevi note che accompagnano le immagini.
L’autore si schermisce e parla di fortuna: scatti che lui indica quasi come fortuiti, in cui si è trovato al posto giusto nel momento giusto.

Ecco, appunto: “al posto giusto nel momento giusto” ed anche preparato. Ma siamo sicuri che si tratti davvero di avere fortuna ?
Io non credo, o almeno credo che il peso della fortuna sia davvero molto relativo in gran parte dei casi.

E’ la passione la chiave. La ricerca costante ed attenta, l’occhio che quasi senza volerlo cerca continuamente inquadrature e la mente che immagina composizioni quasi in automatico…

Coloro che hanno avuto il privilegio di conoscere un grande maestro come Henri Cartier-Bresson raccontano che egli sembrasse sempre irrequieto : mentre ti parlava si muoveva quasi come a studiare l’inquadratura a cercare la giusta composizione e valutare lo sfondo. Si guardava continuamente intorno, osservava le cose e le persone in modo fotografico, anche quando non aveva con sè la macchina.
La sua leggendaria capacità di cogliere il “decisive moment” non era fortuna.

Insomma. Voglio dire che secondo me la fortuna c’entra poco in fotografia.
Eventualmente possiamo considerare fortuna la capacità di essere sempre preparati, di saper cogliere al meglio le oppurtunità che continuamente ci si presentano, senza lasciarsele sfuggire.

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