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Posts Tagged ‘pericolo’

Ken KieferSolo pochi giorni fa parlavo a proposito dei pericoli che alcuni fotografi decidono di correre per realizzare i loro scatti.
In alcuni casi il rischio viene anche condiviso con altre persone, ad esempio assistenti e modelle, proprio come nel caso che voglio farti vedere oggi, dove siamo ad un livello davvero notevole, anzi forse eccessivo a mio vedere.
Il fotografo Ken Kiefer è specializzato in una sorta di fotografia fashion subacquea, un genere che trovo affascinante sia per i risultati estetici che per la sua complessità realizzativa. Il punto è che, specie nel caso di Ken, a volte il genere si modifica in “fotografia fashion subacquea estrema”, come nel caso in cui si è spinto fino a portare la sua modella (Kimberly Kiefer) in una situazione davvero tosta: sott’acqua a tu per tu con un coccodrillo, nel suo ambiente naturale.
Il coccodrillo è poco intelligente ma micidiale, specie quando si tratta di un bestione come quello del video qui sotto. l’idea di nutrirlo per attirarlo e mettergli la bella Kimberly accanto per fare delle foto è veramente un gran rischio.
Io dico che non ne vale la pena. Dammi retta Ken, non può andare sempre bene…

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Più volte mi è capitato di toccare il tema del rischio.
La fotografia non è di per sè un’attività rischiosa ma ci sono circostanze in cui il fotografo può trovarsi ad affrontare situazioni pericolose e la valutazione del rischio è tra le capacità necessarie, specie quando si entra nell’ambito della sopravvivenza.
Il fotografo naturalista Maxim Deminov era appostato nei pressi di Capo Kozhevnikov, in Russia, quando un orso bianco si è diretto verso di lui.
Come tutti sanno, l’Orso Polare è considerato tra gli animali più pericolosi del pianeta ma Deminov non si è fatto prendere dal panico.
Non voglio anticiparti altro perché la scena è stata interamente ripresa dalla sua action cam.
Il mestiere del fotografo può essere pericoloso… molto pericoloso. Brrrrr…

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speleoIl grande Paul Strand una volta disse: “la decisione più importante del fotografo è dove piazzare il treppiede“.
Ebbene, c’è chi sceglie luoghi dove nessun uomo è mai stato prima e rischia molto, ma il risultato è straordinario.
Jonas Pedersen è un fotografo subacqueo specializzato in immersioni in grotta, una delle attività più pericolose in assoluto che possano venire in mente ad essere umano. In questo breve video, realizzato al seguito dell’esploratore subacqueo Christoffer Brenna, Pedersen ci porta in un luogo accessibile davvero a pochi: il sistema di grotte subacquee di ‘El Toh’ in Yucatan.
Sono immagini mozzafiato, che arrivano da un posto che è davvero complesso e pericoloso raggiungere, tanto che questo tipo di attività è spesso assimilata all’esplorazione spaziale.
Fa pensare il fatto che, solo pochi anni fa, queste riprese non sarebbero state così spettacolari, la splendida qualità delle immagini è infatti anche frutto della sensibilità messa a disposizione dagli odierni sensori, visto che l’intero video è stato girato a ISO 50.000!
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AfterMi è capitato di nuovo, una foto che avrebbe potuto nuocere, e così ti ripropongo questa riflessione.
L’immagine a cui mi riferisco nel titolo di questo post, non è quella che puoi vedere qui accanto, ma un’altra: una foto che non ho scattato.
Su quel tetto umido, senza essersi opportunamente assicurato, stava poco prima un uomo.
Lavorava a diversi metri dal ponteggio, con un piede appoggiato sul debole canale della grondaia. Sistemava le tegole.
D’istinto ho preso la macchina pensando di poterci tirar fuori qualche buon scatto ma poi mi sono fermato. Ho cominciato a chiedermi se mettermi a far foto a quella persona fosse stata una buona idea. L’accorgersi di essere osservato ed oggetto di attenzioni fotografiche lo avrebbe di certo preoccupato, aggiungendo pericolo ad una situazione già abbastanza rischiosa.
Così ho preferito non farmi vedere e non scattare, per me non era così importante, per lui avrebbe potuto esserlo fin troppo.
A volte la fotografia è una cosa strana.

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Sì sì, sono fissato. Ormai questo blog è parte di un complotto per abbattere l’oscuro impero dei selfie stick ed ecco quindi un nuovo tassello: un video che prova la pericolosità assoluta dello scettro della scempiaggine.
Un monito severo ed un invito a riscoprire la purezza di un sano selfie senza prolunga.
😀 😀 😀

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C’e chi rischia davvero tanto per fare una foto. A New York un gruppo di ragazzi si avventura in luoghi vietati e pericolosi, per realizzare immagini da postare su Instagram. È un’attività che, oltre ad esporli al rischio di essere arrestati, li porta in situazioni potenzialmente letali, insomma roba da sconsigliare vivamente.
Questo è un breve video che racconta la loro storia.
La mia domanda è: “ma ne vale davvero la pena?”
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L'equilibrista

L'equilibrista - © Copyright 2011 Lorenzo Mugna


Hai mai “rischiato” per fare una foto? A tutti può capitare di trovarsi di fronte ad una situazione fotografica che ci chiede di osare e… non sempre ce la sentiamo.
Può trattarsi di mettere a rischio l’ottica o la stessa macchina fotografica (come nel caso sopra di m|art e la sua preziosa Rollei durante l’ultimo Sharing Workshop) come può essere invece, addirittura una questione di incolumità personale.
Lo scatto pericoloso è un’esperienza in cui prima o poi ci imbattiamo e, vista la diversa percezione dei rischi che ognuno di noi ha, ogni caso è storia a sé.
La capacità da coltivare è quella di saper mettere sulla bilancia i rischi ed i potenziali risultati. Mi spiego meglio: saresti disposto a rovinare completamente la tua bella fotocamera in cambio della foto della tua vita? Pagheresti con qualche acciacco uno scatto “assoluto” da copertina?
Sono domande a cui alcuni fotografi amatori e professionisti rispondono senza esitazione, una differenza che probabilmente segna quel confine che li separa dal dilettante, che a volte si lascia scappare un tesoro per non sporcarsi le scarpe in una pozzanghera…
🙂

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Yoda spada laserSi sa: i laser sono pericolosi per gli occhi, anche quando non si tratta di una spada Jedi fatta per tagliare a fette il prossimo.
Le caratteristiche di concentrazione e coerenza di questo tipo di luce ne fanno una reale minaccia per la retina, anche nei casi in cui le potenze in gioco “dovrebbero” essere basse, come quando si ha a che fare con piccoli emettitori portatili o luci da concerto.
E proprio come i nostri occhi, anche i sensori delle fotocamere digitali si rivelano sensibili, anzi molto sensibili al laser.
Ne è una prova il video sotto, in cui si vede chiaramente come il sensore di una splendida Canon 5D mark II venga danneggiato in modo permanente, colpito per un istante da un fascio laser durante un concerto.
Attenzione quindi, non solo ai nostri preziosi occhi, ma anche ai meno preziosi ma comunque costosi sensori delle nostre macchine.
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Forse non ti andrà, non ti metterai comodamente sul divano a vedere questo video. Forse non lo farai perché sembrano tanti i cinquanta minuti che parlano della vita e del lavoro dei fotografi del National Geographic.
E invece vale tutto il tempo che richiede questo documento realizzato diversi anni fa e tutto dedicato ad un gruppo di professionisti appassionati che ha avuto un ruolo così importante nella storia recente della fotografia.
Tu fa come preferisci, io me lo sono gustato con calma e piacere, cogliendo anche l’occasione per fare un piccolo esperimento divertente: annotarmi, via via, alcune parole, quasi delle keyword di sintesi dell’intero filmato.
Se non hai voglia di vedere il video puoi sempre accontentarti di queste.
Eccole qua: 🙂

Fascino romantico, difficoltà, rischi, pericolo, una vita pazzesca, malattie, malaria, burocrazia, rapine, violenza, affascinante, problemi, incidenti, insetti, schifo, jungla, scimmie, vermi che si infilano sotto la pelle, talento, arte, gusto, colore, ritratto, intimità, indiscrezione, ravvicinato, bellezza, orrore, abisso, squali, viaggio, tuffi, mare, savana, tenda, fango, erba, carcassa, ossa, cranio, amicizia, ricerca, natura, foresta pluviale, cultura, umanità, lavoro, vita, tragedia, mondo, facce, persone, mondo, globalizzazione, storia, sporco, civiltà, amore, povertà, tempo, gioia, sguardi… insomma: FOTOGRAFIA

Buona visione
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pluto's realm

© Copyright Elena Filatova – http://www.elenafilatova.com

Il plutonio prende il suo nome da Plutone, dio dei morti che regna sul mondo degli inferi. E’ estremamente tossico e pericoloso, l’emivita del suo isotopo 239 è oltre 24.000 anni.
Ma non è tra gli inferi che si sposta con la sua motocicletta una fotografa di nome Elena Filatova, ma tra le rovine abbandonate di una tra le zone più avvelenate da materie radioattive: la cosiddetta “dead zone”, l’area a nord di Kiev che si estende per molti chilometri intorno alla centrale di Chernobyl.
Elena, saggiamente munita di un dosimetro per monitorare la sua contaminazione, visita ormai da anni questa area rurale cosparsa di piccoli centri urbani abbandonati dopo il devastante incidente nucleare del 1986, lavorando ad un progetto fotografico che ha condensato in un libro dal titolo Pluto’s Realm (Il regno di Plutone).
Sul suo sito www.elenafilatova.com si possono trovare molte sue foto insieme ad  alcune informazioni su questo progetto piuttosto particolare e non privo di rischi. E’ un tema fotografico che personalmente trovo affascinante, specie quando descrive la capacità della natura di riappropriarsi degli spazi, nonostante le avversità e l’ostilità delle condizioni.
Chi fosse interessato al libro può scrivere a elena@elenafilatova.com per ordinarlo e riceverlo facendo una piccola donazione.

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