Posted in Closeups, Culture, Technique, tagged autocostruita, foro, istantanea, pega, pinhole, Pinolaroid, progetto, stenopeica on 25/11/2013|
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Pinolaroid – © Copyright 2013, Pega
L’idea era di cercare una sorta di sintesi tra la semplicità della fotografia stenopeica e l’immediatezza di quella istantanea. Nasce così un aggeggio che avevo in mente da un po’ di tempo: la Pinolaroid.
La Pinolaroid non è altro che una fotocamera pinhole montata su un dorso Polaroid a strappo, quindi utilizzabile con pellicole Fuji serie FP.
Non ci sono complicazioni particolari: il foro l’ho fatto bucando un pezzetto di alluminio ricavato da una lattina (esattamente come per la Pinola), mentre il corpo macchina è costituito da una scatola in legno trovata all’Ikea.
Per il momento non c’è otturatore. Il dorso Polaroid, reperito su Ebay, è dotato di una paratia mobile di protezione del fotogramma e, dato che le esposizioni con questa rudimentale fotocamera sono quasi sempre piuttosto lunghe (con un foro di 0.6mm risulta un diaframma f/67), sfilare e reinfilare la paratia non è un problema.
La Pinolaroid non è dotata di mirino, così per aiutare il posizionamento ho messo una piccola livella a bolla e l’indispensabile dado per l’attacco al treppiede. Ho poi aggiunto un porta filtri per poterla utilizzare con filtri Neutral Density, molto utili quando le condizioni di maggiore luminosità porterebbero a tempi troppo veloci per essere gestiti senza un otturatore vero e proprio.

Flickeriani visti con la Pinolaroid
Il progetto è in divenire e non la considero completa, ho comunque iniziato a fare i primi scatti, trovando subito conferma del fascino che può avere la fotografia istantanea attraverso il foro stenopeico.
Qualche grattacapo lo trovo nel calcolo dei tempi, alterato dal rilevante difetto di reciprocità manifestato dalle pellicole Fuji FP. Sono le stesse con cui mi ero abituato a scattare usando le mie Polaroid “normali” ma, con i lunghi tempi a cui costringe il foro stenopeico, le cose sono molto diverse. Esposizioni teoriche di secondi divengono di minuti quando correttamente compensate per il fattore di reciprocità e, se la luce è scarsa, è facile trovarsi a tempi che superano intere mezz’ore o anche molto di più.

Fantasmi – Copyright 2013, Pega
Insomma, mi sto proprio divertendo con questo aggeggio, in particolare a fare interni e ritratti.
I primi sfruttando le peculiarità della macchina stenopeica, che in pratica si comporta come se fosse dotata di un’ottica grandangolare spinta, ma senza alcuna curvatura delle linee.
I secondi mi affascinano specie per l’effetto, un po’ misterioso e “antico”, introdotto dai lunghi tempi di esposizione, che costringono i soggetti ad assumere e mantenere pose interminabili che la fotografia moderna ha dimenticato. Ma di questo credo che non mancherò di raccontarti con maggiore dettaglio in qualche prossimo post.
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