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Cruscotto astratto

Cruscotto astratto - © Copyright 2008 Pega

Rieccoci con il weekend assignment: ormai una vera e propria tradizione che in questo fine settimana deborda decisa nella follia 🙂

Per questo weekend la proposta è il : camera toss.
Se non ne hai mai sentito parlare, il camera toss è un modo pazzesco di fotografare che consiste nel realizzare esposizioni  mentre la fotocamera si muove per aria dopo essere stata lanciata. No non sto scherzando, per fare questo tipo di foto si mette decisamente a rischio l’attrezzatura e si va alla ricerca di immagini, spesso astratte o quasi, disegnate dalla luce e dal movimento.
Insomma, una sorta di “light painting” acrobatico fatto di lunghe esposizioni con fotocamere volanti e recuperi delicati.
L’esempio della mia foto sopra è una semplice realizzazione fatta con un tempo di circa un secondo lanciando la fotocamera e facendola leggermente ruotare in volo davanti al cruscotto dell’automobile. 

Lo so, stai pensando: “sei pazzo, così sfascio la mia preziosa reflex!”.
Beh, il rischio c’è. Se non lo vuoi correre (al riguardo ti invito a leggere un mio vecchio post) puoi sempre provare questa tecnica con una vecchia fotocamera analogica magari acquistata a pochi euro proprio per questo, una digitale compatta ormai obsoleta o anche usare un cordino o laccio di ritenuta di sicurezza per impedire che dopo il lancio la macchina rischi di cadere.

Te la senti? Dai, per questo weekend assignment ti invito a sperimentare una cosa da matti che può risultare anche pazzescamente divertente.
Prova il camera toss, allenati a lanciare in aria la macchina ed a recuperarla al volo senza danni, calcola i tempi e l’eventuale uso dell’autoscatto. C’è chi addirittura ha provato a sperimentare degli autoritratti fatti con questa tecnica!
Poi, se ti và, posta il link ai tuoi scatti volanti in un commento qui sotto, condividere le tue immagini con tutti i lettori del blog è divertente e può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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L'equilibrista

L'equilibrista - © Copyright 2011 Lorenzo Mugna

Hai mai rischiato “troppo” per fare una foto?
A volte può capitare di trovarsi davanti ad una situazione fotografica che ci chiede di osare un po’ per portare a casa un bello scatto e non sempre ce la sentiamo.
Può trattarsi di mettere a rischio l’ottica o la stessa macchina (come nel caso sopra di m|art e la sua preziosa Rollei durante l’ultimo Sharing Workshop) come può essere invece addirittura una questione di incolumità personale.

Lo scatto pericoloso è un’esperienza in cui prima o poi tutti ci imbattiamo e vista la diversa percezione dei rischi che ognuno di noi ha, ogni caso è storia a sè.
La cosa che trovo interessante è la capacità di mettere sui piatti della bilancia rischi e potenziali risultati, mi spiego meglio : saresti disposto a rovinare completamente la tua macchina fotografica magari con annesso un bell’obiettivo in cambio della foto della tua vita? Pagheresti con qualche acciacco uno scatto assoluto da copertina?
Sono domande a cui molti fotografi professionisti rispondono senza alcuna esitazione e che probabilmente segnano quel confine che li separa dall’amatore che a volte si lascia scappare un tesoro per non sporcarsi le scarpe in una pozzanghera…
🙂

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Monday morning

Monday morning -© Copyright 2010 Pega

Tempo fa ho postato questa foto su Flickr.
Se dovessi descriverla ad una persona che non può vederla gli direi qualcosa del tipo: “è l’immagine di un ragazzo che schiaccia un pisolino al sole, disteso in una finestra”.
Forse non renderei l’idea ma questo è proprio il punto di questo post.
Come in tanti casi succede, quello che incuriosisce e colpisce in una foto è quello che non appare.
In questo scatto non si vede granchè dell’edificio, non si capisce a che altezza da terra si trova il soggetto: lo si immagina.
E l’immaginazione costruisce la sua storia. La foto diviene interessante e per alcuni divertente, in diversi commenti si avverte un po’ di preoccupazione per i rischi corsi da questo tizio.
Nonostante la prospettiva di ripresa dalla stessa altezza possa alimentare il dubbio di uno scatto sul piano stradale, l’osservatore raramente pensa ad una situazione di questo tipo.
Sarebbe noioso infatti immaginare il tutto in una finestra al piano terreno e l’idea comune che si sviluppa nella mente di chi guarda è che il ragazzo si trovi in alto, a chissà quale piano, rischiando la pelle per un pisolino.

E’ uno dei tanti casi che insegna quanto sia importante togliere, riuscire a limitare quello che si include nella foto.
Il “levare” stimola ed incuriosisce l’osservatore e, come nella musica, lo costringe ad essere partecipe, ad integrare quello che percepisce con qualcosa di suo, trasformando in qualche modo l’esperienza dell’osservazione passiva in una fruizione interattiva.
Non sempre è facile, ma spesso vale la pena di provarci.

Ah, stavo per dimenticare…
In realtà la foto sopra ritrae veramente un folle.
La finestra, proprio nel palazzo di fronte a dove mi trovavo, era al terzo piano.

:-O

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