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Posts Tagged ‘scatto’

giphyE’ estate piena ed oltre alle classiche giornate di sole e caldo non possono mancare i bei temporaloni estivi.
Moltissimi fotografi (compreso il sottoscritto) sono affascinati dal fenomeno del fulmine e dai vari modi che ci sono per provare a fotografarlo.
Tipicamente si sceglie di piazzare il treppiede per scattare,  impostando un tempo di esposizione lungo, e si fanno molte foto, nella speranza che un lampo cada nel momento giusto, cioè in pratica ci si affida al “culo”.
Una tecnica alternativa per chi preferisce affidarsi alle proprie capacità e meno alla sorte è invece quella del “pistolero“, che richiede buoni riflessi e prevede di scattare appena si percepisce il lampo: molte foto sbagliate ma anche un’esposizione più realistica garantita dai tempi di otturatore che possono essere impostati ben più rapidi.
Nel video sotto c’è però un’altro spettacolare modo di catturare il fulmine: una ripresa ad altissimo numero di fotogrammi al secondo, per la precisione 7.000, realizzata dal Professor Ningyu Liu membro del Geospace Physics Laboratory del Florida Institute of Technology. Con questa tecnica si apre la strada all’osservazione di tutti i dettagli del fenomeno, tracce che normalmente non sono percepibili ad occhio nudo ma che spiegano anche la dinamica di questa affascinante espressione della natura.
Il video dura circa 45 secondi e la velocità di riproduzione è l’equivalente di 700 frame al secondo. In pratica 10 secondi di video equivalgono ad un secondo nella realtà.
Questo tipo di riprese dimostra l’effettivo meccanismo del fulmine ed è affascinante vedere come tutto inizi con una serie di scariche dall’alto che “aprono la strada” al fulmine vero e proprio che divampa dal terreno.
Bello eh!
Occhio però a fare foto in queste situazioni, mi raccomando, prudenza!
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A true classic

A true classic – © Copyright 2010 Pega

Che “voce” ha la tua macchina fotografica? Quali sono i piccoli rumori la caratterizzano? Ci hai mai fatto veramente caso? Li hai ascoltati con attenzione?
In questa era in cui è in voga l’ASMR (se non sai cos’è ti invito ad una rapida ricerca online), sono tornato a riflettere sull’argomento del suono della fotocamera ed a quando, tempo fa, mi capitò di maneggiare il piccolo gioiellino che vedi nello scatto qui a fianco.
Si trattava di una splendida Rolleiflex, una macchina medio formato che ha segnato un punto di riferimento nella storia della fotografia professionale della seconda parte del novecento.
Fu davvero bello ascoltare i suoi click di scatto, così delicati e diversi da quelli delle reflex digitali che la circondavano e la fotografavano come una vera e propria star del cinema.
Ma non si trattava solo del click, che forse sarebbe meglio chiamare “tclack”, risultavano affascinanti anche altri suoni, come il rumore di avanzamento della pellicola che accompagna la rotazione della leva laterale, ed anche gli scatti di apertura e chiusura delle tante parti meccaniche: dalla struttura del pozzetto alla lente per facilitare la messa a fuoco.
Chissà se i vari click residui delle nostre digitali saranno anch’essi un ricordo, sostituiti sempre più da otturatori elettronici ed autofocus sintetici… La tendenza sembrerebbe confermarlo, ma vedremo.

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Parallelismi

Parallelismi – © Copyright 2010 Pega

Oggi voglio riproporti qualche considerazione sulla genesi dei nostri scatti, o almeno di alcuni, quelli che si generano con la foto che nasce nella mente ben prima dello scatto.
Il fotografo la visualizza, la immagina chiaramente nella sua struttura, dettagli e magari anche titolo. E’ così che vorrebbe realizzarla.
Altre volte l’opera è come nascosta tra i tanti scatti più o meno istintivi che si sono fatti, magari sfruttando le potenzialità e la capacità quasi infinita delle memorie digitali. Mentre si scorre lo stream delle immagini se ne nota una che ci colpisce, su cui cominciamo a costruire delle idee e ci si rende conto che è quella giusta.
Si tratta di due approcci diversi a quella che è la creazione di una fotografia.
Il primo, più classico e tradizionale, legato all’atteggiamento che dovevano necessariamente avere i fotografi di un tempo, vincolati da macchine grandi e complesse da gestire, posiziona il momento creativo principalmente nella fase che prepara allo scatto.
E’ un processo che Ansel Adams chiamava di “previsualizzazione”, in cui si va a realizzare tecnicamente ciò che si ha già chiaro in testa.
Nel secondo caso il momento creativo tende ad essere posticipato.
A scatto eseguito, nella successiva fase di camera oscura o davanti al computer si comincia ad attingere a quelle tante immagini raccolte che rappresentano una sorta di materiale grezzo, da selezionare, trattare e plasmare con opportune scelte di taglio e “sviluppo” (postproduzione) che portano poi al prodotto artistico finale.

Due atteggiamenti, due percorsi creativi differenti ma entrambi validi ed attuali; per molti versi anche miscelabili. Lo stesso Adams descrisse nel suo libro “The print” l’importanza di una eventuale seconda fase creativa che può nascere in camera oscura.
E tu hai mai provato ad analizzare come crei le tue foto?
Dove senti di posizionare il tuo momento creativo?

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Parallelismi

Parallelismi – © Copyright 2010 Pega

Click! Ecco fatta la foto; ma è proprio così che stanno le cose?
Pensaci bene: in che momento nascono davvero le tue fotografie?
E’ forse nelll’istante in cui premi il pulsante di scatto che la tua creatività si esprime? O è in qualche momento precedente, quando percepisci il potenziale in ciò che hai davanti.
Forse, invece, sei tra quelli che solo nell’intima solitudine davanti al computer (o perché no in camera oscura) esprimono il loro estro artistico, andando ad estrarre materiale grezzo dai tanti scatti realizzati quasi in automatico, scegliendone uno speciale per lavorarlo e farne qualcosa di compiuto?
Oppure sei tra i fotografi che l’opera la concepiscono prima, molto prima dello scatto, pensandola in anticipo, pre-visualizzandola e poi adoperandosi perché l’immagine finale sia come apparsa nella mente fin dall’inizio.
Insomma quando nascono le tue foto? Ci avevi mai pensato?
Ed i tuoi titoli come nascono? Prima o dopo le foto?

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C’è chi, anche tra i Canonisti, considera che il click Nikon abbia qualcosa in più, una sonorità particolare e riconoscibile su cui pare che tradizionalmente gli ingegneri del marchio nipponico si impegnino, attenti a mantenere un “timbro” distintivo.
E così c’è chi ne fa addirittura la base per una breve opera musicale, suonata usando un set di reflex digitali per un valore di oltre trentamila euro. Magari chiamarla sinfonia è un po’ eccessivo, comunque divertente sì. Certo che sono tremendi questi giapponesi! 🙂
Buon “ascolto”.
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Only Men

Men Only – © Copyright 2012 Pega

L’immagine si è già formata da sola nella mia testa. E’ colpa di quel muro di piccole piastrelle quadrate, poste secondo uno schema almeno apparentemente casuale, da rendere l’effetto dei pixel su uno schermo. Piccole mattonelle come quelle di una vecchia piscina in cui nuotavo da bambino. E poi la forma originale di quei candidi pezzi di ceramica da bagno, ognuno sovrastato da un massiccio ed affascinante pulsante di scarico in acciaio inossidabile.
Una foto un po’ folle ma è uno di quegli scatti che sento di voler fare, perché ci sono casi in cui se non trasformo in reale la foto mentale, questa poi mi insegue come un fantasma.
C’è solo un problema: un uomo, un ignaro “utilizzatore”, si attarda nella scena.
Faccio qualche passo indietro mentre monto il flash e regolo le impostazioni, poi mi fermo. Traccheggio, attendo.
L’uomo si sente osservato, lo vedo mentre ruota leggermente la testa cercandomi con la coda dell’occhio.
Penso che forse è il caso di lasciar perdere, sono in un bagno pubblico con reflex al collo ed un atteggiamento da maniaco. Potrei uscirne malconcio. Ma decido di resistere.
L’uomo termina la sua attività, si sistema e se ne va veloce senza nemmeno lavarsi le mani. Magari gli ha messo fretta la mia inquietante presenza, o forse no.
Comunque ci sono. Inquadro e scatto. Il colpo di flash mi aiuta ad ottenere l’effetto spot che volevo.
Esco pensando al potere della fotografia, alla capacità che ha di descrivere ed al tempo stesso distorcere la realtà, alla sua caratteristica di indurre un modo diverso di guardarsi intorno e farsi affascinare da dettagli insignificanti. Ma penso anche ad uno dei suoi ruoli più antichi che da sempre è il poter mostrare ciò che sarebbe precluso, in questo caso all’intero genere femminile: l’interno di un bagno per uomini.
🙂

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Il diverso

Il diverso – © Copyright 2012 Pega

Inquadri, imposti i parametri della fotocamera, scegli il punto di messa a fuoco, componi e scatti. Il movimento successivo è automatico: guardi il display e valuti com’è venuta la foto. E poi… non di rado… cancelli. Forse anche un po’ troppo spesso cancelli.
O no?

Questa immediata verifica del risultato è stata portata dal digitale, insieme al costo zero dell’esposizione. Prima, per poter vedere il risultato dello scatto, oltre a spendere dei soldi, era necessario attendere un po’ di tempo, tipicamente qualche giorno. Faceva eccezione la Polaroid, che però introduceva il fattore di un maggiore costo per scatto, che tendeva a far aumentare molto il rispetto, anche nei confronti delle foto meno riuscite.

Il piccolo investimento unito al tempo che intercorreva tra lo scatto e la verifica avevano una loro funzione.
Servivano a farci distaccare dall’emozione tipica del momento ed a creare aspettativa, un piccolo rito di attesa che aiutava a valutare meglio e con più attenzione le foto realizzate.
Adesso tendiamo ad essere immediatamente critici ed a cancellare scatti che giudichiamo a colpo d’occhio sul piccolo display della nostra macchina fotografica, spesso senza lasciar trascorrere nemmeno due secondi. Lo facciamo senza rimorso, tanto le foto digitali sembrano non avere un costo…
Ed invece io sono sicuro che tra quelle tante foto cancellate, in mezzo a quella moltitudine di esposizioni tecnicamente sbagliate e giustamente da scartare, ce ne sia ogni tanto qualcuna particolare e degna di sopravvivere. Scatti che sono come una sorta di brutti anatroccoli fotografici, che con solo un po’ di tempo ed attenzione in più, avrebbero modo di rivelarsi e darci qualche bella soddisfazione.
Pensaci la prossima volta che tendi a cancellare compulsivamente.
🙂 🙂 🙂

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Nutshell

Su un guscio di noce – © Copyright 2012 Pega

“Ma che bel colore! Ehi, ma che rosso!”
Si ma… hai mai pensato a quanto i colori siano un concetto così incredibilmente e misteriosamente relativo?

Nel tuo cervello vedi un colore, magari il bellissimo blu profondo di una limpida giornata invernale. E’ il tuo blu. Ma chi ti dice che nella mente di un’altra persona quel blu appaia come appare a te? Potrebbe essere che per lui il blu sia ciò che per te è il rosso e che l’unica cosa che avete in comune sia solo il nome di quel colore. C’è modo di saperlo?

Prova per un attimo a descrivere a parole un colore. Ci riesci? O devi per forza ricorrere a dei paragoni?
I colori sono delle percezioni relative, sensazioni soggettive, e la cosa affascinante è che gli stessi colori possono apparire diversi anche a noi stessi, in funzione di tutta una serie di variabili.
Si sa, ad esempio, che i colori vengono percepiti diversamente a seconda della luce e degli altri colori attorno, ma c’è anche una quantità di fattori emotivi che possono influenzare la nostra percezione. Un bel verde può apparire freddo e malinconico la mattina appena ci svegliamo ma ben più incoraggiante e vitale nel pomeriggio o la sera. Hai mai provato qualcosa del genere? Casi in cui la percezione dei colori cambia in funzione dello stato d’animo?

Ti invito a pensare a tutto questo, a come vedi i colori nelle tue fotografie ed in quelle degli altri.
I colori sono connessi con le emozioni e di conseguenza le sensazioni che le immagini ci danno possono essere modificate da tutta una serie di influenze che i colori hanno su di noi.

Trovo che questo dei colori sia un argomento affascinante, a tratti folle e misterioso, ma con il potere di stimolare e spingere qualsiasi fotografo a tentare di esplorarlo. Addirittura anche chi fotografa solo in bianco e nero.

🙂

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ScimmiaE’ una storia di qualche tempo fa e potrebbe essere la pubblicità perfetta per un nuovo modello di macchina fotografica… Uno spot semplice e diretto del tipo: “Con la nostra fotocamera chiunque può fare ritratti perfetti: anche una scimmia” 🙂

Beh, a parte le battute… Pare che nel fitto della giungla indonesiana, il fotografo naturalista David Slater si sia fatto fregare la sua reflex professionale da alcuni macachi. Le simpatiche scimmie hanno deciso di tenersela per un po’ ed usarla anche per farsi qualche selfie prima di restituirla educatamente al legittimo proprietario.

Il risultato è stato di un’intera scheda di memoria piena di immagini interessanti (e forse il virus della passione fotografica che si è insinuato in qualche primate).
Resta un dubbio:  stavolta DI CHI SONO LE FOTO?

🙂 🙂 🙂

(fonte: The Guardian)

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Sax Lady

Sax Lady - © Copyright 2009 Pega

Oggi sono a riproporti quella che ormai è una piccola tradizione di questo blog : la “missione fotografica” del fine settimana.
L’idea è semplice : avere in mente una sorta di incarico da svolgere. E’ un esercizio divertente che può fornire interessanti spunti creativi, magari da condividere poi con altre persone.

Per questo weekend il tema che ti voglio proporre è : il suono.

La fotografia in se stessa non contiene ovviamente suoni o rumori ma al nostro cervello piace ricostruire e così, proprio come succede quando la mente colora inconsciamente un’immagine in bianco e nero, accade che alcuni scatti quasi riescano a farci sentire dei suoni.

Sono sensazioni totalmente soggettive e molto dipendenti da quanto ci si concentra ed immerge nell’osservazione di una fotografia, quanto si riesce a degustarla insomma.

In questo weekend prova a cercare fotografare il suono. Fanne il protagonista di qualche tuo scatto, cercando di renderlo evidente ed il più possibile vivo, quasi percepibile da chi osserverà l’immagine. Poi, se vuoi, mostraci il tuo lavoro postando un commento con il link per vederla.
Condividere con tutti i lettori del blog è divertente ed interessante e può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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