13 Giugno 1936, cantieri navali di Amburgo. Un Uomo rimane fermo mentre tutti gli altri tendono il braccio nel saluto nazista ad Hitler che assiste al varo di una nave. L’Uomo si chiama August Landmesser.
August pagherà caro questo suo gesto, questa manifestazione di dissenso ed aperta protesta contro un regime che lo sta per processare e condannare. Le leggi razziali appena varate lo faranno imprigionare, renderanno nullo il suo matrimonio dissolvendo la sua famiglia e definendolo “elemento che disonora la razza”.
E’ la Fotografia di un Uomo solo, disperato ma determinato, un istante che cambiò drammaticamente la vita di questa Persona decretando l’inizio di un calvario che lo portò fino alla morte.
Un istante che però, grazie alla fotocamera, è rimasto fissato per sempre e non lo ha fatto cadere nell’oblio rendendolo, anzi, un esempio.
La Fotografia in questo caso si è dimostrata strumento di condanna ma anche di giustizia e memoria. E’ anche attraverso di essa che Landmesser è probabilmente stato accusato e punito ma poi è proprio grazie alla potenza del mezzo visivo che il suo gesto è stato messo a disposizione, in tutta la sua importanza, delle generazioni che sono venute e che verranno.
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Le braccia conserte di August Landmesser
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, tagged condanna, conformismo, dissenso, documento, Hitler, memoria, nazismo, novecento, politica, protesta, razzismo, ribellione, solo, storia, uomo, violenza on 30/07/2013| 6 Comments »
Sono solo strumenti
Posted in Culture, Technique, tagged analogico, arte, attrezzatura, blog, creatività, digitale, estro, fotocamera, fotografia, fotografo, obiettivo, pega, pensiero, photography, post, solo, strumento, tecnica, tecnologia, utensile, visione on 25/01/2012| 1 Comment »
In fotografia la macchina è semplicemente uno strumento, è soltanto il mezzo attraverso cui il fotografo fissa la sua visione.
Lo stesso vale per tutte le possibili tecnologie usate: analogico, digitale, grande o piccolo formato, istantanee, JPG, RAW, PC o MAC, obiettivi, flash ed altri mille accessori, sono solo strumenti… semplici utensili.
A volte ci focalizziamo un po’ troppo su attrezzatura ed aspetti tecnici e credo che prendere un po’ di distanza da questi sia una cosa importante per chi fotografa, perché ogni aspetto tecnico porta con sè dei vincoli creativi che possono limitare le nostre capacità ed intuizioni.
E così anche l’abbracciare in modo troppo selettivo un solo filone tecnologico è un limite da valutare con attenzione, perchè rischia di incanalare troppo la creatività.
Scegliere di fotografare solo in un certo formato, solo in analogico (o digitale), solo senza flash, solo senza postproduzione o secondo chissà quali mille altri “solo”, è alla fine un vincolo che si ritorce sul fotografo e sulla sua visione.
Aprirsi ad una molteplicità di strumenti a disposizione è un vantaggio che va sfruttato, cercando ovviamente di trovare la giusta misura ed imparando ad usare al meglio quelli che si scelgono, divertendosi anche di più.
Non autoimprigionarti in una tecnologia, perché come diceva qualcuno: “Se il tuo unico strumento è un martello, il mondo ti apparirà come un chiodo”.
Vorrei saper fotografare come Gilmour suonava a Venezia
Posted in Culture, Night shots, People, Street Photo, tagged 1989, assolo, bending, chitarra, concert, concerto, consistenza, fender, fotografia, Gilmour, guitar, Italia, Italy, Pink Floyd, solo, spessore, stratocaster, timbro, Venezia, Venice, vibrato on 15/07/2010| 10 Comments »
Sono passati un bel po’ di anni.
Era il 15 Luglio 1989 e con non poche pene eravamo riusciti ad arrivare a quello che sarebbe stato ricordato come uno degli eventi più memorabili della storia del rock ma anche tra i più devastanti per la città di Venezia dal tempo delle guerre d’Italia : il concerto dei Pink Floyd.
Il palco, una enorme zattera piazzata in mezzo alla laguna poco davanti a Piazza San Marco, nel tardo pomeriggio era già circondata da una miriade di barche e gondole. Il pubblico, accalcato sulla piazza ed in ogni dove, proveniva da mezza Europa e fu stimato oltre le duecentomila persone.
Il concerto, trasmesso in diretta TV mondovisione, fu breve ma stupendo.
Un crescendo di musica ed emozioni che si susseguirono fino a culminare con quello che per me è uno dei capolavori assoluti della storia del rock, ed i brividi lungo la schiena arrivarono quasi ad essere dolorosi quando Dave Gilmour attaccò l’assolo finale di “comfortably numb”.
Il timbro inconfondibile della sua Stratocaster arrivava nello stomaco con una consistenza ed uno spessore strepitosi.
Gilmour giocò come sa fare lui. E’ un assolo fatto di variazioni su un pattern molto limitato di note, di sustain e delicati vibrati fatti con la leva. E’ proprio l’uso così sapiente di quel set limitato di note che lo rende speciale.
Ed io ci trovo un gran parallelo con la fotografia, dove è proprio chi riesce a limitare gli elementi, a semplificare i soggetti ed anche a sfruttare a proprio vantaggio i limiti che sono intrinseci dello strumento, diviene davvero capace di creare cose meravigliose.
Senza bisogno di virtuosismi o tanti effetti speciali.
Beh, resta comunque poi il fatto che ognuno ha i suoi gusti e la sua sensibilità. Ci mancherebbe.
Io intanto posso solo proporti un piccolo (e del tutto inadeguato) assaggio di quella indimenticabile serata.
Prova a farlo sul serio : chiudi la porta. Siediti comodo. Metti le cuffie e ALZA IL VOLUME A PALLA.
(L’assolo di cui parlo è quello finale, praticamente tutta la seconda parte del brano… )
Buon ascolto 🙂