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Posts Tagged ‘spazio’

Sunset on Earth by Alexander Gerst, 2018

Il tramonto è da sempre oggetto di attenzione artistica, affascinante e romantico, presenzia fin dall’alba dei tempi nelle opere umane. Con l’avvento della fotografia ha poi visto livelli di rappresentazione sempre più raffinati ma, fino ad oggi, nessuno aveva ancora fotografato il tramonto “ortogonale”, cioè visto dallo spazio.
Quello che vedi sopra è uno scatto realizzato da Alexander Gerst, astronauta ESA a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (IIS) che ha catturato da un punto di vista decisamente originale, quello che tutti riconosciamo come il magico “rosso di sera bel tempo si spera”.
La foto mostra infatti il tramonto visto dallo spazio, con la lunga fascia di nubi illuminata dagli ultimi raggi del sole e l’oscurità netta della notte che segue subito dietro.
E’ un’immagine fantastica, non solo per la sua bellezza ed il valore evocativo che possiamo facilmente darle, ma anche per una forma di fascino aggiuntivo, dato dall’ortogonalità della sua natura, ovvero dal fatto che è una rappresentazione alternativa, altrettanto bella, di ciò che già consideriamo bello nelle occasioni in cui normalmente si presenta. Chissà se son riuscito a spiegarmi. No.
In ogni caso grazie a Gerst, che ha terminato la sua missione nello scorso Dicembre dopo essere rimasto in orbita per circa un anno (365 giorni di quell’effetto che si prova solo per un attimo quando si accelera senza peso verso il basso, ci pensi?).
Puoi trovare questa sua foto ed anche tutto il resto sul suo profilo Twitter.

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Black HoleCome potevo astenermi dall’omaggiare anch’io questa foto epocale?
Per chi non fosse già stato ampiamente raggiunto dalla notizia, ieri 10 aprile 2019, per la prima volta nella storia, è stato fotografato un buco nero.
Lo straordinario risultato è frutto di sforzi congiunti di un team di oltre 200 ricercatori che, dopo anni di lavoro ed attraverso l’uso coordinato di otto radiotelescopi, sono riusciti a costruire un’immagine visibile di uno dei fenomeni più misteriosi, rilevanti e studiati dell’astrofisica.
Il buco nero è una stella collassata, una massa enorme compressa in uno spazio minuscolo dalla sua stessa inimmaginabile forza di gravità. E’ il fenomeno che fu ipotizzato da Einstein nella sua Teoria della Relatività Generale che tutt’ora rappresenta una delle frontiere della conoscenza umana dato che intorno ad esso le leggi dello spazio tempo subiscono variazioni dimensionali ai limiti della nostra capacità di comprensione.
Quella che vedi sopra è una foto che passerà alla storia, da molti già definita la foto del secolo, scattata proprio 100 anni dopo l’immagine che rivoluzionò la Fisica moderna, quella scattata durante l’eclissi di Sole del 29 maggio 1919 da Sir Arthur Stanley Eddington, che fornì allora la prova che la teoria di Einstein era corretta.
Non entro nei tanti dettagli scientifici disponibili su questo nuovo passo avanti della conoscenza umana, puoi farlo facilmente surfando su siti ben più titolati di questo. Io voglio solo invitarti ad ammirare l’immagine nella sua bellezza assoluta, nella sua incredibile potenza evocativa.
E’ una Fotografia con la F maiuscola, un capolavoro nella sua semplicità ed armonia, un perfetto esempio di uso dello spazio negativo ed un emblematico caso di assenza; un’assenza preponderante, totale e potentissima.

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Big Fucking RocketC’è chi si crogiola nel suo recinto rufolando tra nostalgia del passato o lamentele sul presente e chi invece sogna proiettato nel futuro.
Probabilmente è proprio la propensione a pensare in grande ed a guardare molto avanti che ha portato Yusaku Maezawa ad essere uno degli uomini più ricchi del mondo.
Maezawa è il fondatore di Zozotown, il più importante fashion shop online del Giappone. Ha fatto fortuna vedendo in largo anticipo le enormi possibilità che il business online gli proponeva ed ora guarda ancora più avanti, ha infatti firmato un cospicuo assegno milionario per prenotare tutti i posti sulla prima missione spaziale privata intorno alla Luna, lo SpaceX BFR di Elon Musk.
Il BFR (acronimo di “Big Fucking Rocket”) è un progetto grandioso che si propone di effettuare nel 2023 un percorso andata e ritorno Terra-Luna con passaggio orbitale intorno al satellite esattamente come avvenne per alcune missioni Apollo, solo che Musk ha impostato la cosa come un viaggio turistico spaziale.
Yusaku Maezawa ha deciso di trasformare questa occasione nella realizzazione del suo sogno ma non si è limitato a sognare normalmente, vuole cogliere l’occasione di essere il primo mecenate spaziale e progetta di portare con sé un piccolo gruppo di “menti creative” di vario genere per consentir loro di fare un’esperienza straordinaria e riversarne poi i frutti sull’umanità.
In questo gruppo di artisti, insieme ad un pittore, un regista, un musicista, è previsto anche un fotografo; un’occasione strepitosa e potenzialmente aperta a tutti perché Maezawa ha avviato una sorta di selezione attraverso il suo progetto Dearmoon.
Io mi sono già proposto… non si sa mai.
🙂
Dearmoon Project
Dearmoon Flightplan

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Space selfie Aldrin
Buzz Aldrin era il pilota della Gemini 12, il pionieristico veicolo spaziale NASA che nel 1966 fu lanciato in orbita con un equipaggio umano per sperimentare le possibilità di sopravvivenza in tute pressurizzate nello spazio, in vista delle missioni Apollo.
All’apertura del portello, prima di uscire dal veicolo, Aldrin realizzo lo scatto che vedi sopra, di fatto il primo selfie spaziale della storia.
Solo tre anni dopo, si trovava sull’Apollo 11 insieme a Neil Armstrong a saltellare sulla Luna; la corsa allo spazio era in pieno svolgimento.
Insomma, se sei tra i negazionisti dell’epopea spaziale, sappi che anche il selfie è un prodotto proveniente dal periodo d’oro della ricerca orbitale insieme ai pannelli solari, ai sensori delle fotocamere digitali, agli indumenti in tessuto hi-tech, molti integratori alimentari e tante altre cose che usiamo tutti i giorni.
E se poi vuoi goderti il racconto completo eccoti qui sotto l’intervista a Buzz Aldrin realizzata da Fox News.
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200000 stelleIl TESS è un nuovo satellite NASA lanciato con la precisa missione di cercare nuovi pianeti, il suo acronimo infatti sta per Transiting Exoplanet Survey Satellite.
Durante la sua prima orbita intorno alla Luna, effettuata il 17 Maggio, la sua attrezzatura è stata messa alla prova per una normale fase di test ed è stata scattata una prima strabiliante foto, quella che vedi sopra.
E’ l’immagine di un piccolo settore dell’universo, quello centrato sulla costellazione Centauro, in cui la stella più luminosa è Beta Centauri ben visibile in basso; uno scatto contenente oltre 200.000 stelle.
Per me è una fotografia di una bellezza straordinaria, un caso di arte inconsapevole frutto di impegno, lavoro e scienza.
Guardala bene, osservala come se fosse il frutto delle capacità creative di un grande maestro della fotografia. E’ l’emblema di un punto a cui l’umanità è arrivata grazie ad enormi sforzi spesso sottovalutati se non addirittura dimenticati. Un’immagine che vorrei stampare in alta qualità (cosa non facile) e che davvero meriterebbe di essere spesso a portata di sguardo.
Del resto da sempre le stelle hanno rappresentato il punto di riferimento per trovare, e mantenere, la giusta rotta.

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Ci sono solo due tipi di fotografi: quelli che si sono dimenticati di mettere la scheda SD e quelli ai quali prima o poi succederà.
Sebbene si tratti di un vecchio detto risalente ai tempi della pellicola, non ci sono dubbi sulla sua validità. Esistono infiniti aneddoti e racconti che molti fotografi si tramandano, ma qui ti propongo un documento che testimonia come nemmeno nelle condizioni più controllate si sia esenti da questa potenziale maledizione.
L’astronauta nel video si accorge che nella sua GoPro non c’è la scheda SD. Nello spazio non ci sono molte possibilità di rimediare e, visto che i professionisti non imprecano malamente, l’unica cosa che gli rimane da fare è ironizzare con il centro di controllo, prima di rimettersi a lavorare…
🙂

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Space WalkHo sempre sognato di fare l’astronauta, ed è forse per questo che oggi ti propongo un’esperienza visiva che permette di avvicinarsi come mai prima allo spazio, pur rimanendo con i piedi ben saldi sul nostro sempre più sgangherato pianetozzo.
Si tratta di un video interattivo a 360 gradi realizzato durante una missione all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale che, se visto attraverso un dispositivo VR tipo Google Cardboard, si dimostra davvero notevole.
Registrato durante una missione extraveicolare degli astronauti Russi Sergey Ryazansky e Fedor Yurchikhin, il video mostra le attività di manutenzione ed anche il lancio (nel senso letterale visto che li lanciano a mano) di 5 micro satelliti costruiti da studenti. Per i più accaniti, segnalo che le emissioni radio multilingua di questi piccoli aggeggi possono essere ascoltate sulla frequenza 437.05 MHz.
Che figata!

 

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Space selfie by goproEccolo un altro selfie spaziale. È stato scattato giusto un paio di giorni fa con una GoPro portata a spasso dall’astronauta NASA ISS Thomas Pesquet che, insieme alla collega Shane Kimbroug, ha effettuato una missione extraveicolare non programmata ma necessaria a sostituire un componente critico che si era guastato.
Qui sotto puoi goderti un estratto video della missione: sono otto minuti di bricolage orbitale, dettagli delle parti esterne della Stazione Spaziale Internazionale e viste spettacolari del nostro pianeta.
Non c’è sonoro, dato che nello spazio la GoPro non è stata in grado di registrare alcunché, ma se vuoi un sottofondo adeguato ti consiglio l’audio delle comunicazioni radio, disponibile su SoundCloud 🙂
Buona visione!
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[Fonte: NASA]

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Google Cassini doodle
“Spazio, ultima frontiera”, così recitava l’incipit di Star Trek, mitica serie di fantascienza, ed è proprio così: lo spazio è davvero la nostra ultima frontiera, da molti punti di vista.
Se ogni tanto capiti su questo blog avrai forse notato la mia passione per la missione della sonda NASA Cassini che, partita nel 1997, dopo un lungo viaggio in cui fu sfruttata la gravità di Venere per ottenere rotta e velocità necessarie, raggiunse Saturno nel 2004 iniziando ad inviarci immagini straordinarie via via che le orbite si facevano più vicine al pianeta. Ma adesso siamo prossimi ad una nuova fase: la sonda sta per fare uno spettacolare tuffo nella regione di spazio che separa Saturno dai suoi anelli, un posto in cui nessuno strumento di origine umana è mai stato.
Le immagini che questa “fotocamera spaziale” ci ha inviato negli anni sono qualcosa di straordinario, descrivono fenomeni e concetti che sfiorano la capacità di comprensione umana e documentano capacità tecniche di livello forse nemmeno del tutto immaginabili da gran parte delle persone che popolano il nostro pianeta.
Insomma lo spazio è una frontiera multidisciplinare, ed anche la Fotografia ne fa parte perché le foto dallo spazio portano contenuti concettuali spesso molto pesanti.
A chi sostiene che il valore di queste immagini è solo scientifico e non artistico mi sento di dovere qualche personale argomentazione: la sonda Cassini è sì un sistema automatico, ma anche un apparecchio di grande complessità frutto dell’ingegno umano e non è altro che una versione tecnologicamente molto sviluppata di una fotocamera; una fotocamera capace di muoversi incredibilmente lontano, allontanandosi dalla scena e portando un punto di vista del tutto nuovo.  Del resto anche la mia reflex digitale è un’evoluzione del dagherrotipo e la sua capacità di effettuare scelte automatiche è da fantascienza nei confronti di ciò che erano le macchine fotografiche primordiali.
Dunque Cassini si muove secondo precise, anzi precisissime ed incredibilmente complesse istruzioni umane. I meravigliosi scatti che questa sonda ci sta inviando dalla sua spettacolare posizione sono a tutti gli effetti opere d’arte. Sono frutto di un incredibile lavoro di studio, preparazione, progettazione e gestione di una missione che ha attraversato i decenni, coinvolto centinaia di persone e portato risultati che, a mio parere, non sono neanche lontanamente percepiti dalla media delle persone.
Ebbene, comunque sia, alla sponda Cassini di tutto questo importa poco. Orbita dopo orbita ci invierà immagini di luoghi “dove nessun uomo è mai stato prima”, poi incontrerà l’atmosfera di Saturno, dove si disintegrerà lasciandoci per sempre.
Anche Google, con il simpatico “doodle” che vedi sopra, ha voluto omaggiare questo avvenimento epocale. A noi resteranno per sempre immagini di una bellezza da togliere il fiato, come quella scattata giusto pochi giorni fa e che vedi qui sotto, in cui il puntino luminoso è la nostra piccola Terra, che risplende tra gli anelli di Saturno.
La Terra tra gli anelli

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Ecco come vorrei il mio prossimo treppiede! Invisibile e leggerissimo, vorrei che mi permettesse di piazzare la macchina in un secondo ed in qualsiasi posizione. Insomma vorrei una sorta di azzeratore di gravità per la mia fotocamera.
Come? Dici che esiste? Che basta andare sulla Stazione Spaziale Internazionale per poter provare qualcosa del genere? Vabbè…
Bello però! Che figata. Altro che il selfie stick!
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